Ora Cibus diventa annuale A maggio una fiera da record
Investiti 5 milioni di euro. Si attende la massima affluenza
” Feder Alimentare L’Italia vende un prodotto che nulla ha a che fare con gli altri In 12 anni l’agroalime ntare ha fatto +96% sui mercati esteri dobbiamo avere la consapevol ezza che siamo i più bravi
Cibus diventa annuale e non più biennale. L’ha annunciato il ceo di Fiere di Parma, Antonio Cellie, presentando a Milano con Gian Domenico Auricchio, presidente di Fiere di Parma, e Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, la nuova edizione, in calendario dall’11 al 14 maggio a Fiere di Parma, città quest’anno capitale della cultura. La fiera sarà inaugurata con un evento dedicato al confronto tra industria alimentare e distribuzione per elaborare, con uno studio di settore, «un manifesto, una strategia di rilancio dei consumi alimentari interno.
L’edizione 2020 intanto si preannuncia storica anche in termini del flusso dei visitatori, è stato evidenziato, tenendo conto dei provvedimenti presi da alcuni eventi fieristici, che hanno deciso di posticipare o di annullare degli appuntamenti in programma, come forma di prevenzione per il coronavirus, destinando quindi Cibus 2020 quale evento chiave per il food made in Italy nel panorama internazionale.
«Noi non facciamo volumi — ha evidenziato Vacondio — e se ci dicono che Germania e Belgio esportano più di noi, rispondo che noi vendiamo un prodotto che nulla ha a che fare con gli altri. In 12 anni l’agroalimentare ha fatto +96% sui mercati esteri e c’è un’autostrada aperta: dobbiamo avere la consapevolezza che siamo i più bravi».
La crescita del 2019 è stata del 6,6%. Fiere di Parma crede fermamente nel progetto di annualizzazione per cui ha approntato un budget di oltre 5 milioni di euro per il programma di incoming dei buyer, sulla base del successo riscontrato dal programma di Factory Tour sul territorio della Food Valley emiliana. E per sviluppare questa iniziativa, Cibus ha creato una nuova figura aziendale, il destination manager, offrendo ai top buyer, sia italiani che esteri, un’esperienza completa di autentico cibo italiano. «Essere il secondo comparto produttivo del Paese con numeri che sono in controtendenza con il resto dell’industria italiana — ha spiegato Vacondio — è un grande merito dei nostri prodotti e del nostro know-how, ma è al tempo stesso una grande responsabilità. Non possiamo permetterci passi falsi e dobbiamo difendere le nostre eccellenze dai rischi che incombono sul settore del food & beverage».
«I dazi e la Brexit — ha aggiunto il presidente di Federalimentare — sono senza dubbio una minaccia per l’export, ma è mia convinzione che i consumatori stranieri comprino il cibo italiano perché è buono, unico e inimitabile e nonostante il prezzo. La vera minaccia ha a che fare con la salute e si chiama nutriscore», sistema di etichettatura basato su parametri semplicistici di salubrità), che «minai pilastri della dieta mediterranea».