I big delle grandi aziende: «Bisogna ricreare fiducia»
La lista delle priorità stilata dai big: servono competenze e buona politica
Abituati a rimboccarsi le maniche, gli imprenditori emiliani hanno ancora fame di crescita. E, nel giorno in cui il premier incaricato Giuseppe Conte presenta la squadra al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tirano un sospiro di sollievo. In nome di quella stabilità che serve al territorio per ricominciare a correre.
In linea con il messaggio di speranza lanciato dal numero uno di Confindustria Emilia, Valter Caiumi, stilano la lista dei desiderata. Che poi sono quelli di sempre: investimenti e sviluppo. «Ci aspettiamo che il nuovo governo affronti questa fase difficile con serietà — sottolinea la presidente di Legacoop Bologna, Rita Ghedini — perché anche se facciamo gli ottimisti, gli indicatori di congiuntura sono negativi». La famosa crescita zero. «C’è bisogno di una legge di bilancio che promuova investimenti e redditi — spiega Ghedini — e, soprattutto, è arrivato il momento di avere una visione di lungo periodo che ci consenta di mettere benzina nel motore». Basta con un governo fondato su un contratto fra due partiti con programmi diversi, insomma. «Serve una sola identità e un nuovo approccio che insista su dialogo, solidarietà e democrazia».
Le imprese, poi, vanno rimesse al centro. «Una politica industriale che a Palazzo Chigi manca da almeno un decennio», è l’affondo di Romano Volta, patron di Datalogic e presidente dal 1998 al 2004 di quella che una volta si chiamava Unindustria: «Abbiamo bisogno di politiche — incalza l’ingegnere oggi alla guida della filiera Elettronica e Meccatronica di Confindustria Emilia — che favoriscano lo sviluppo del tessuto imprenditoriale e la nascita di nuove imprese». «Sembra banale, ma non lo è — gli fa eco il presidente della Camera di Commercio di Bologna, Valerio Veronesi —. Le imprese, è ormai un nostro mantra, vanno rimesse al centro dell’agenda politica perché solo loro sono in grado di generare benessere per il territorio». «Innovazione, formazione, competenze e sicurezza», sono invece le parole d’ordine che lancia al nuovo esecutivo Sonia Bonfiglioli, amministratore delegato di Bonfiglioli Riduttori e imprenditrice dell’anno 2018. «Si deve riconsegnare fiducia alle persone — analizza Bonfiglioli — perché c’è voglia di crescere, ma la paura è ancora tanta». «Vediamo se la speranza per gli interventi dichiarati, cuneo fiscale e incentivi per l’industria 4.0 in primis, si tradurrà in realtà», tira corto Alberto Vacchi, presidente di Ima e predecessore di Caiumi. «Priorità all’edilizia — è invece l’invito del presidente regionale degli industriali, Pietro Ferrari —: il settore delle costruzioni, che in Francia e Spagna è ancora trainante , deve ripartire». Ad ascoltare la controparte ci sono anche i sindacati che ricordano la piattaforma già consegnata al vecchio governo e che mantiene tutta la sua attualità. «Lavoro, sviluppo, investimenti, rinnovo del contratto della pubblica amministrazione — precisa Danilo Francesconi, segretario generale Cisl area metropolitana — sono le urgenze. Serve una visione diversa, che segua magari quell’autonomia solidale tracciata dal governatore Stefano Bonaccini. «Che si vada avanti con la legge sulla rappresentanza sindacale e sulla parità di genere nelle retribuzioni che abbiamo letto nella bozza di programma», indica il segretario generale della Cgil bolognese Maurizio Lunghi. «Va rivisto il decreto dignità: i giovani rimasti fuori dal mercato a causa della tagliola dei 36 mesi di contratto vanno recuperati», chiude Carmelo Massari della segreteria Uil.