GUÉDIGUIAN «LA CASA SUL MARE»
Lumière Domani l’anteprima dell’ultimo film del «cantore delle classi popolari» alla presenza del regista marsigliese e della moglie Ariane Ascaride (tra gli attori). Nella trama di una famiglia che accoglie tre piccoli profughi scampati a un naufragio c’è la storia della Francia degli ultimi 30 anni
Da sempre etichettato come «il cantore delle classi popolari», il marsigliese Robert Guédiguian, padre armeno operaio e madre tedesca, ha portato avanti il suo cinema con ostinazione e con gli stessi compagni d’avventura, tecnici e attori, con un modo di lavorare insieme davvero poco riproducibile. Compresa la moglie, Ariane Ascaride, anche lei marsigliese, che ha definito il cinema del marito «come una barca su cui ci siamo imbarcati un giorno, tanti anni fa, e ancora stiamo navigando. Anche se ogni tanto ci fa piacere far salire qualche persona più giovane». Come accade nell’ultimo film, La casa sul mare, in originale La ville, domani sera in anteprima alle 20 al Lumière di piazzetta Pasolini alla presenza sia di Guédiguian che della Ascaride nell’ambito della rassegna Rendez-vous, prima di uscire nelle sale giovedì.
Il film ha riportato il sessantaquattrenne regista, sposato con la Ascaride da quando aveva vent’anni, alla Mostra di Venezia dove è stato presentato la scorsa estate, diciassette anni dopo il passaggio precedente con La ville est tranquille. Anche allora, come in quasi tutti gli altri lavori, c’erano gli stessi interpreti, amici nella vita e provenienti da un medesimo ambiente proletario, che saranno anche domani sera sullo schermo, Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan. Due dei tre fratelli, la terza è la Ascaride, che si ritrovano in una villa nei pressi di Marsiglia dopo che il padre è stato colpito da un ictus, accogliendo anche tre piccoli profughi scampati a un naufragio.
È la storia della Francia degli ultimi trent’anni ma c’è anche un passaggio di testimone verso le nuove generazioni, come ha ammesso lo stesso Guédiguian: «Ci sono tante cose che scompaiono, che muoiono, ma ci sono anche i nuovi germogli. È un po’ l’eco delle ideologie che oggi sono considerate obsolete perché prevale l’individualismo. I no-
stri nonni o bisnonni hanno lasciato un’eredità culturale che non va rinnegata, però per far durare queste idee bisogna rinnovarle».
Quanto all’immigrazione, presente anche in quest’ultimo film, il regista di Marius e Jeannette non ha dubbi: «Queste persone, che fuggono dalla povertà o dalla guerra, non bisogna chiedersi quanto ci costano ma solo accoglierli, dobbiamo accogliere tutta la miseria del mondo e questo servirà anche a rinnovare la nostra società, altrimenti l’Occidente morirà soffocato dalla sua ricchezza».