La Pasqua «libera» di Alberto Savi
Tre giorni di permesso e nuove polemiche
Alberto Savi, «il debole» della banda della Uno bianca, ha ottenuto un permesso di tre giorni per le festività Pasquali. Dopo quasi ventiquattro anni di carcere, non è la prima volta nel giro di un anno che si lascia alle spalle le porte del Due Palazzi di Padova, dove sconta l’ergastolo. È stato intercettato da una cronista del Mattino fuori dalla villetta della compagna, conosciuta durante la detenzione. Il Tribunale di sorveglianza gli ha concesso un permesso di tre giorni fuori dal carcere da trascorrere ai domiciliari con la possibilità di uscire solo per il pranzo di Pasqua. Savi, oggi 53enne, ha rifiutato di rilasciare qualsiasi intervista, solo poche parole: «Lasciamo stare, rischiamo di fare del male a tante persone».
Ma il nuovo beneficio riaccende le polemiche e riapre le ferite dei familiari delle vittime. «È una vergogna, un’indecenza» ha commentato Anna Maria Stefanini, madre di Otello, carabiniere ucciso con i colleghi Andrea Moneta e Mauro Mitilini dal gruppo criminale che tra l’87 e il ‘94 assassinò 24 persone e ne ferì oltre 100. «Non ho parole — ha detto ancora la mamma di Stefanini —. Male alle persone lo hanno già fatto e nessuno ce lo leva per tutta la vita. Le vittime non contano niente.
Alberto è il più giovane dei tre fratelli Savi, poliziotto come Roberto e come Marino Occhipinti, altro complice detenuto in regime di semilibertà. Il primo permesso, dopo ventitrè anni di carcere, era stato concesso ad Alberto a febbraio 2017: dodici ore per incontrare un frate in una comunità religiosa. Anche in quel caso si riaccesero le polemiche, ma il religioso è una persona chiave nel percorso di ravvedimento che Alberto ha intrapreso dietro le sbarre e che lo ha portato, grazie alla mediazione penale, ad avere un contatto con una delle vittime della banda della Uno Bianca, che avrebbe accettato il suo pentimento. A gennaio di quest’anno Rosanna Zecchi, presidente dell’associazione delle vittime, ha disertato per la prima volta la commemorazione della strage del Pilastro in polemica con i benefici di legge concessi ai killer della banda.
«Fatto salvo il rispetto per le autonome decisioni della magistratura, non si può ignorare come la comunità bolognese sia turbata dal riaprirsi di antiche ferite mai rimarginate» ha detto la presidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Simonetta Saliera.