Tutte la produzione di Sandro Penna, voce diversa del 900
Sandro Penna avrebbe rifiutato la definizione di «grande poeta». Visse alla deriva, cercando di lavorare il meno possibile, scrivendo come atto vitale e amoroso, interessato solo a quei suoi meravigliosi ragazzi che vedeva per le strade di Roma, nel sole, nei pomeriggi festivi, nelle sere di ricerca ansiosa. Quattordici-quindici anni e pure tredici, dodici (ancora oggi sarebbe scandalo): era quella la perfezione. Per lui erano simili a dèi antichi, a figure della mitologia, e con semplicità classica travestiva un desiderio di vita non regolabile con schemi di una normale esistenza. I suoi versi, cantabili, le sue poesie brevi, luminose, brucianti, fuggono ai canoni del Novecento. E lui morì come era vissuto, solo, ai margini, tra carte, teli, scartafacci, in un letto dove passava la maggior parte delle ore e qualche volta intere giornate, con il telefono come unico filo col mondo e una stufetta legata alla testiera. Mettere ordine nella sua produzione, trascurata in vita e pubblicata in modo disordinato, deve essere stata un’impresa. Ci è riuscito, per i Meridiani Mondadori, Roberto Deidier, con la collaborazione per la cronologia di Elio Pecora, amico del poeta. Il volume, 1.600 pagine che comprendono poesie, prose e diari, insieme a un numero di «Nuovi argomenti» dedicato a Penna, sarà presentato oggi alle 17.30 alla libreria Zanichelli, con i due curatori e Maria Borio, che parlerà in particolare del numero monografico della storica rivista con testimonianze di chi ha conosciuto questa voce diversa del Novecento. L’incontro, con il coordinamento di Alberto Bertoni, docente all’Alma Mater e poeta, si svolge all’interno del ciclo «Officina della poesia», in collaborazione con dipartimento di filologia classica e italianistica dell’Università e Centro Sara Valesio.