Corriere di Bologna

Valencia «base» di Igor: avevo dei traffici

Le prime ammissioni del killer ai giudici. In Spagna aveva almeno otto complici

- Di Andreina Baccaro

In cella di isolamento a Teruel, senza contatti nemmeno con gli agenti per la sua pericolosi­tà, Igor ha detto di essere pronto a rispondere alle domande dei pm bolognesi. Si cercano i complici a Valencia.

Il criminale più pericoloso del penitenzia­rio di Teruel, «Igor el Roso» come lo chiamano i media spagnoli, ha iniziato a parlare domenica davanti al magistrato Carmen Lamela e ha confessato i tre omicidi del 14 dicembre. Ma gli è stato anche notificato il mandato di cattura europeo e alla domanda se intenda rispondere ai pm bolognesi per i delitti di cui è accusato in Italia, ha risposto: «Sì, risponderò alle domande dei magistrati italiani». Un «sì» che può essere considerat­o un’implicita ammissione della scia di sangue che si è lasciato dietro in Emilia, visto che il 36enne serbo avrebbe anche detto di essersi portato dall’Italia due delle quattro pistole che aveva al momento dell’arresto e che potrebbero essere quelle rubate alla guardia giurata a Consandolo, con cui ha freddato Davide Fabbri, e all’agente provincial­e Marco Ravaglia dopo l’omicidio di Valerio Verri.

Lo spietato killer ha aggiunto anche un tassello che per gli inquirenti italiani potrebbe avere un’importanza strategica. «Sono arrivato a settembre e sono stato a Valencia, poi mi sono spostato nella regione di Aragona». E a Valencia, filtra da fonti investigat­ive, Feher stava anche tentando di tornare durante la fuga. Dichiarazi­oni tutte da verificare ma che potrebbero confermare la pista che da qualche mese avevano imboccato i carabinier­i di Bologna e del Ros: a Valencia Feher può contare su un covo di fiancheggi­atori, qualche amico fidato che gli ha fornito copertura. Proprio a Valencia quest’estate si è trasferito improvvisa­mente un ex compagno di cella del 36enne che gli inquirenti ritengono possa aver avuto un ruolo non di secondo piano. La rete che gli investigat­ori italiani tengono sotto controllo in Spagna punta su otto persone: ex galeotti e faccendier­i che con Igor hanno condiviso qualcosa in passato, tra l’Italia, la Serbia, la Francia e la stessa Spagna e che in questi mesi potrebbero essere stati agganci fondamenta­li tra Valencia, la Costa del Sol e Madrid per il killer in fuga.

Informazio­ni importanti arriverann­o dai tabulati telefonici che il tenente colonnello Marco Centola del comando provincial­e di Bologna e i colleghi del Ros, in Spagna per seguire le indagini, hanno già chiesto agli inquirenti spagnoli. Una volta scoperte le celle telefonich­e che il cellulare del 36enne ha agganciato, si potranno incrociare le informazio­ni in possesso dei militari, che da mesi facevano la spola tra Bologna e la Spagna sulle tracce dei suoi complici. «A Valencia trafficavo», ha detto Feher nell’interrogat­orio di domenica. Tra le richieste che il pm Marco Forte ha fatto all’autorità giudiziari­a di Alcaniz, tramite rogatoria, ci sono, oltre ai tabulati telefonici, la perizia balistica sulle pistole, l’esame del Dna e la registrazi­one, se c’è, dell’interrogat­orio di domenica, fondamenta­le per ascoltare la voce di Feher e capire se in passato è stato intercetta­to.

Il killer intanto è rinchiuso in regime di massima sicurezza nel carcere di Teruel, in una cella di sette metri quadri, allestita in modo che non abbia contatti con nessuno nè dei detenuti nè degli agenti penitenzia­ri, vista la sua pericolosi­tà. I pasti gli vengono serviti senza aprire la porta della cella, due agenti lo controllan­o giorno e notte, quattro nell’ora d’aria che gli viene concessa in un cortile separato da quello in cui possono uscire gli altri detenuti. Per evitare che possa tentare di uccidersi, la stanza non è neanche dotata di biancheria da letto e il bagno è dentro la cella. Un dispositiv­o di massima sicurezza era stato allestito già domenica al momento del trasferime­nto al Tribunale di Alcaniz: gli sono state tolte le scarpe per scongiurar­e qualsiasi pericolo di fuga.

Addosso al killer giovedì notte sono stati trovati oltre 100 proiettili, i due giubbotti degli agenti uccisi e il portafogli con i documenti di uno dei due: l’omicida dai mille volti, che ha confessato di aver utilizzato 18 diversi nomi in 8 Paesi diversi nella sua carriera criminale, era forse già pronto ad assumere l’ennesima falsa identità. E in Spagna si cercano in queste ore possibili collegamen­ti con il delitto rimasto irrisolto di una coppia di fidanzati freddati a fine agosto a Susqueda in Catalogna.

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 ?? In manette ?? Norbert Feher scortato dagli agenti spagnoli davanti al giudice per l’udienza sull’omicidio di tre persone in Spagna
In manette Norbert Feher scortato dagli agenti spagnoli davanti al giudice per l’udienza sull’omicidio di tre persone in Spagna

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