I vescovi ai politici: “Dovete governare”
Monito di Bassetti
▶ ROMA - “Stando al calendario, è iniziata la primavera. In realtà, siamo alle prese con la coda di un inverno non solo meteorologico - che potrebbe farci dubitare della buona stagione”. La Cei (Conferenza episcopale italiana) ha aspettato oltre due settimane per analizzare l’esito delle elezioni politiche del 4 marzo. I vescovi non volevano commentare “a caldo” un risultato che ha visto l’escalation di movimenti populisti, con rischi di un’epidemia xenofoba nel Paese. Il punto focale resta la questione dell’accoglienza dei migranti. E vista la percentuale di cattolici in Italia, è chiaro che una grandissima parte di essi si sia espressa in maniera diversa dalla posizione della Chiesa: “L’esito delle elezioni è andato da un’altra parte”, ha detto il segretario generale, facendo notare che qualcuno, nei giorni immediatamente successivi al voto, ha scritto “È stato sconfitto Galantino”: “Ma io non ero candidato da nessuna parte. Non siamo stati sconfitti, né io né la Chiesa”. Il motivo che porta Papa Francesco a parlare di accoglienza, ha osservato, è unicamente evangelico: “Ero forestiero e mi avete accolto è scritto nel Vangelo”. Cosa succede allora? “Non riuscia- mo a far passare l’idea che chiunque, qualunque colore della pelle abbia, non possa trovare il cuore della Chiesa chiuso. È questione di convincere la gente ad andare nella direzione del Vangelo”. Il presidente dei vescovi, Gualtiero Bassetti, ha pregato di non offrire, in un momento tanto delicato, “soluzioni facili” con cui uscire “dalla notte invernale”. La via, ha insistito, “non può risolversi nella scorciatoia di promesse di beni materiali da assicurare a tutti, né alla ricerca, di volta in volta, del singolo proble- ma”. Poi ha esortato i politici ad assumersi la responsabilità di governare:
“I partiti non hanno solo il diritto, ma anche il dovere di governare e orientare la società. Il Parlamento deve esprimere una maggioranza che interpreti non solo le ambizioni delle forze politiche, ma i bisogni fondamentali della gente, a partire da chi è in difficoltà”. L’inverno di cui ha parlato il cardinale è anche quello della “disaffezione profonda e diffusa che investe l’inadeguatezza della politica tradizionale, rispetto alla quale ha avuto buon gioco una nuova forma di protagonismo e di consenso dal basso, attivo e diffuso, anche se non è ancora prova di autentica partecipazione democratica”. E che i cattolici non abbiano più un partito di riferimento, ha sottolineato Galantino, “non è una cosa di oggi”: “abbiamo solo raccolto i frutti di un trend che esisteva”. Però “non spetta ai vescovi organizzare i laici, né definire nomi di partiti, né indicare simboli”. “Abbiamo dovuto prendere atto di una insufficiente preparazione e sensibilità politica. Anche nei nostri ambienti”. ▶