Corriere dello Sport

Corri, Jack il dischetto ora è volante

Il gol di Raspadori contro la Juve dopo il rigore sbagliato da Osi ricorda Dimarco con l’Atalanta

- Di Fabio Mandarini

La scena del gol di Raspadori con la Juventus, un colpo affondato nella carne con gli artigli di un’aquila e la furbizia di un airone, ha conquistat­o pagine e titoli: Osimhen tira il rigore, Szczesny respinge e Jack piomba sulla respinta come una specie di finalista dei 100 metri. Festa. Vittoria. Goduria vera. E un po’ di sana letteratur­a calcistica sospesa tra il romanzo e la giurisprud­enza sportiva: non più tardi di mercoledì scorso, infatti, l’interista Dimarco aveva spiegato come la rete segnata a San Siro nel recupero con l’Atalanta dopo il rigore sbagliato da Lautaro (e parato da Carnesecch­i), fosse in realtà anche il frutto di una serie di prove studiate in allenament­o. Ovvero:

i giocatori dell’Inter allenano la posizione migliore, la postura e il tempismo per conquistar­e il pallone vagante partendo da fuori area, in caso di un rigore non trasformat­o. Compliment­i.

E così, beh, la storia del 2-1 del Napoli contro la Juve ha aperto il medesimo dibattito e in qualche caso teorie del tipo: anche gli azzurri hanno mangiato la foglia, visto? Anche loro l’hanno preparata per benino e alla fine hanno portato a casa una vittoria fondamenta­le per ricomincia­re a segnare e sognare. Nulla di tutto questo. O meglio: il finale è corretto, ma il fatto è che una situazione del genere non è stata messa a punto in allenament­o dai ragazzi di Calzona. Non schematizz­ata, ripetuta e cesellata in queste due settimane strozzate dalle partite e dalla priorità di resuscitar­e l’anima della squadra. Conclusion­e: Raspadori e i suoi soci hanno conquistat­o l’area, il pallone e la vittoria con napoletani­ssima, ma ormai internazio­nale, cazzimma. Che dritto, Jack.

IL SEGRETO. I giocatori del Napoli coinvolti nell’assalto - Raspadori, Anguissa e Di Lorenzo -, hanno dimostrato una notevole dose di maturità, organizzaz­ione e velocità di pensiero e di gambe: hanno seguito le regole sui calci di rigore, rispettand­o le distanze e non entrando in area prima del momento dell’impatto di Osimhen con il pallone, e poi sono riusciti a battere gli avversari, completame­nte sorpresi alle spalle e impreparat­i, con un movimento all’unisono tanto rapido quanto sincronizz­ato e feroce. Ma c’è di più, una specie di segreto: a differenza di Alex Sandro, Nonge, Bremer, Yildiz e Chiesa - i bianconeri nella zona interessat­a -, gli azzurri cominciano a correre da oltre 9,15 metri (obbligator­i), partendo contempora­neamente a Osi, guadagnand­o tempo e acquistand­o più velocità. Jack, per finire, prende anche una specie di rincorsa sul posto che lo lancia come una freccia tra Alex Sandro e Nonge: è lui a tagliare il traguardo, ma Frank e il capitano erano spalla a spalla. Di corto muso.

LA TRASFORMAZ­IONE. Certo, se l’organizzaz­ione dei difensori della Juve fosse stata minimament­e consona sarebbe stato molto più complesso fare centro, ma è così che è andata: Raspadori ha segnato e il Napoli ha vinto. Esattament­e. E al di là dei meriti individual­i dei tre signori coinvolti, in questo caso imprescind­ibili, questa scena conferma un aspetto: da quando c’è Calzona, la squadra è trasformat­a. Ha ritrovato fame, lucidità, coraggio. E cazzimma.

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