Corri, Jack il dischetto ora è volante
Il gol di Raspadori contro la Juve dopo il rigore sbagliato da Osi ricorda Dimarco con l’Atalanta
La scena del gol di Raspadori con la Juventus, un colpo affondato nella carne con gli artigli di un’aquila e la furbizia di un airone, ha conquistato pagine e titoli: Osimhen tira il rigore, Szczesny respinge e Jack piomba sulla respinta come una specie di finalista dei 100 metri. Festa. Vittoria. Goduria vera. E un po’ di sana letteratura calcistica sospesa tra il romanzo e la giurisprudenza sportiva: non più tardi di mercoledì scorso, infatti, l’interista Dimarco aveva spiegato come la rete segnata a San Siro nel recupero con l’Atalanta dopo il rigore sbagliato da Lautaro (e parato da Carnesecchi), fosse in realtà anche il frutto di una serie di prove studiate in allenamento. Ovvero:
i giocatori dell’Inter allenano la posizione migliore, la postura e il tempismo per conquistare il pallone vagante partendo da fuori area, in caso di un rigore non trasformato. Complimenti.
E così, beh, la storia del 2-1 del Napoli contro la Juve ha aperto il medesimo dibattito e in qualche caso teorie del tipo: anche gli azzurri hanno mangiato la foglia, visto? Anche loro l’hanno preparata per benino e alla fine hanno portato a casa una vittoria fondamentale per ricominciare a segnare e sognare. Nulla di tutto questo. O meglio: il finale è corretto, ma il fatto è che una situazione del genere non è stata messa a punto in allenamento dai ragazzi di Calzona. Non schematizzata, ripetuta e cesellata in queste due settimane strozzate dalle partite e dalla priorità di resuscitare l’anima della squadra. Conclusione: Raspadori e i suoi soci hanno conquistato l’area, il pallone e la vittoria con napoletanissima, ma ormai internazionale, cazzimma. Che dritto, Jack.
IL SEGRETO. I giocatori del Napoli coinvolti nell’assalto - Raspadori, Anguissa e Di Lorenzo -, hanno dimostrato una notevole dose di maturità, organizzazione e velocità di pensiero e di gambe: hanno seguito le regole sui calci di rigore, rispettando le distanze e non entrando in area prima del momento dell’impatto di Osimhen con il pallone, e poi sono riusciti a battere gli avversari, completamente sorpresi alle spalle e impreparati, con un movimento all’unisono tanto rapido quanto sincronizzato e feroce. Ma c’è di più, una specie di segreto: a differenza di Alex Sandro, Nonge, Bremer, Yildiz e Chiesa - i bianconeri nella zona interessata -, gli azzurri cominciano a correre da oltre 9,15 metri (obbligatori), partendo contemporaneamente a Osi, guadagnando tempo e acquistando più velocità. Jack, per finire, prende anche una specie di rincorsa sul posto che lo lancia come una freccia tra Alex Sandro e Nonge: è lui a tagliare il traguardo, ma Frank e il capitano erano spalla a spalla. Di corto muso.
LA TRASFORMAZIONE. Certo, se l’organizzazione dei difensori della Juve fosse stata minimamente consona sarebbe stato molto più complesso fare centro, ma è così che è andata: Raspadori ha segnato e il Napoli ha vinto. Esattamente. E al di là dei meriti individuali dei tre signori coinvolti, in questo caso imprescindibili, questa scena conferma un aspetto: da quando c’è Calzona, la squadra è trasformata. Ha ritrovato fame, lucidità, coraggio. E cazzimma.