Corriere dello Sport

KVARACLISM­A

Coppola illude l’Hellas, Dawidowicz lo gela deviando un tiro di Ngonge poi il georgiano trova il gol da favola

- di Antonio Giordano NAPOLI

Il Napoli fatica contro un Verona che non sembra risentire della rivoluzion­e in squadra ma il fuoriclass­e ritrovato, in coda a una prestazion­e stellare, completa la rimonta I campioni agganciano la Roma (oggi in campo con il Cagliari) restando in piena corsa per la Champions

L’uomo dei sogni, mentre il Napoli è finito in un incubo, entra nel proprio corpo, si prende il destino tra le mani e disegna un arcobaleno: chi ce l’ha un altro Khvicha Kvaratskhe­lia, con quel talento che vale tanto oro quanto pesa? E proprio quando sembra sia finita, e non resta altro da fare che perdersi nelle più cupe elucubrazi­oni per aver buttato via un anno e un Progetto, in uno stadio che ha le mani giunte, il Dio del calcio ispira il genio d’un calciatore speciale - forse, spaziale - che non ha schemi, chissà se ha limiti. Napoli 2, Verona 1, perché il tiraggiro che cambia l’orizzonte è incanto divino, sta nel cervello d’un giocatore universale, leader tecnico di una spanna superiore alla compagnia, e poi è una magia per ricostruir­si l’anima e il futuro: la Champions non s’è dissolta, nonostante l’Atalanta abbagli con il suo calcio, e magari qualcosa può ancora succedere. Perché se c’è Kvaratskhe­lia nulla è definitivo, non la sorte di una partita che il Napoli gioca in versione tridimensi­onale: contro quel puzzle del Verona coraggiosa­mente ricostruit­o al mercato, Mazzarri può bearsi per i 20' iniziali (che sono godibili ma oggettivam­ente limitati), deve interrogar­si per i 50' a cavallo tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo (in cui c’è poco più di nulla) e gli ultimi 20', utili a risorgere, sistemando i chiodi sulla panchina.

LA PAURA. Il Napoli la vince quando sta per perderla, l’ha sciupata nell’avvio per “colpa” di Montipò (ma che bravo su Kvara, chi se non lui? al 10'), per superficia­lità proprie (12': Di Lorenzo chiude male una giocata significat­iva), perché così vuole quel portiere che, 13', s’oppone al solito noto, un georgiano che a volte pare un marziano. Ma poi si spegne la luce, Baroni aggiusta il Verona, costringe il Napoli a palleggiar­e largo, soffoca Anguissa, non argina Lobotka ma tiene Simeone, si lancia con Lazovic (45', contropied­e stiracchia­to) e comunque diventa elastico, un pochino di 4-4-2 e poi 4-2-3-1. Il Napoli è una vaga intenzione, non attacca largo con Di Lorenzo e Mario Rui o con Politano, non manda dentro i centrocamp­isti, s’infila in una gabbia che Baroni ha intanto attrezzato intorno a Kvara, comunque luce che s’accende. E però, è scritto da qualche parte che sia cambiata la giornata, lo ha sussurrato Lazovic (3') ai guantoni di Gollini e Folorunsho con una rovesciata (12') che sarebbe andata sulle copertine di mezza Europa ma finisce fuori.

BRRR. Se il calcio viene tratteggia­to dal diavolo è da vedere, però l’inferno è del Napoli (27') sull’ennesima punizione, palla nel caos, stacco di spalla di Coppola e turbolenze che s’avvertono. Per metterci del suo, il Napoli non si fa pregare, crea (33') e va a sbattere due volte, con Mazzocchi e con Lindstrom, su quel paratutto di Montipò. Mazzarri ci ha già provato a cambiarla, Lindstrom e Ngonge per Cajuste e Politano (e 4-2-3-1), però la somma delle sostituzio­ni emerge alla distanza, è benedizion­e: succede sulla corsia mancina, con Mazzocchi che spalanca una corsia per il danesino, appena dirottato largo a sinistra; finta da applauso, palla pulita per il belga, deviazione amica di Dawidowicz e decisione al fotofinish, come con la Salernitan­a, come (spesso) dieci, undici, dodici anni fa.

L’URLO. Il campo si è allungato per chiunque, Verona compreso, che non ha la panchina di Mazzarri, ha investito nel finale su Magnani e Tavsan, reattivi per così dire nel momento clou che sta arrivando. Il Napoli invece abbonda di scelte, affronta i suoi vuoti di memoria, accetta che solo al 41' il pallido Simeone esca per Raspadori e guarda più o meno da vicino la zona Champions, arrampican­dosi sul K2 al minuto 42, sulla folgorazio­ne di quel fenomeno: Mazzocchi la ruba a Tavsan e la appoggia sul destro di KK con Magnani distratto. Il controllo è tenerissim­o, la parabola è sontuosa, il messaggio a Napoli è scontato: siate felici, finché c’è Kvara c’è speranza.

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Sulla sinistra le sue cifre di ieri, in basso Mazzarri
GETTY, LAPRESSE Kvaratskhe­lia in azione e in festa dopo il gol. Sulla sinistra le sue cifre di ieri, in basso Mazzarri
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