Corriere dello Sport

Quel bimbo che cercava la Rossa

Leclerc e Maranello, legame che resiste alle delusioni

- Di Christian Caramia

Charles Leclerc, figlio di Maranello. L’annuncio del rinnovo tra il monegasco e la Rossa non è una sorpresa, ma il naturale prolungame­nto di un rapporto che ha radici ben più profonde, talmente saldo da non vacillare nemmeno nei momenti più bui.

ROSSA. «Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegl­i di disegnare un’automobile, sicurament­e la farà rossa». A dirlo fu Enzo Ferrari, nella consapevol­ezza di aver dato vita a una Scuderia, il Cavallino, divenuta un’icona del Motorsport. A distanza di anni, le parole del Drake calzano a pennello per descrivere l’essenza di Leclerc, come se fossero un sottile filo - rigorosame­nte rosso - che lega il fondatore della Casa di Maranello al talento classe 1997. Perché Charles non è solo un pilota, ma soprattutt­o un tifoso della Ferrari.

«Gareggiare per questa squadra è il mio sogno fin da quando avevo tre anni: vedevo il Gran Premio di Monaco dalla finestra di casa di amici e alla curva della Santa Devota cercavo con gli occhi la vettura rossa» ha dichiarato il #16 a commento del rinnovato accordo con la Ferrari. Frasi con cui Charles ha riavvolto il suo personale libro dei ricordi tornando a quando, nell’infanzia, già sognava di emulare i piloti vestiti con i colori del Cavallino Rampante. Da allora, quel bambino nato nel Principato di Monaco ma figlio di una famiglia normale ha fatto tanta strada, dalla gavetta nei kart e le prime sfide con Max Verstappen, passando per le vittorie in Formula 2 e gli esordi in Formula 1 con la Sauber, mantenendo sempre un obiettivo fisso nella sua mente: arrivare a toccare con mano la vettura dei suoi sogni.

Quell’obiettivo è divenuto re

È uscito dalla Academy: «A tre anni seguivo il GP dal balcone e avevo occhi solo per la Ferrari»

altà seguendo i consigli di papà Hervé e Jules Bianchi, amico che prima di lui era entrato nella Ferrari Driver Academy, entrambi scomparsi prematuram­ente. Perdite che ne hanno forgiato carattere, forza e mentalità: «Mio padre mi ha insegnato a essere umile, anche nei momenti positivi e soprattutt­o quando pensi di essere imbattibil­e. Jules invece era come se fosse il mio padrino, e mi ha aiutato in molte cose nelle corse. È stato difficile andare avanti senza di loro perché mi hanno sempre aiutato e il loro sostegno mi manca. Mi hanno dato grandi consigli in passato e ho cercato di ricordarmi tutto quanto, tentando di non fare gli errori che mi avevano detto di non fare».

SIMBOLO. Adesso Leclerc è diventato un simbolo della Ferrari, rimanendol­e fedele sia nella gioia che nel dolore, come in ogni vero amore che si rispetti. Confinato in un purgatorio motoristic­o figlio del deficit tecnico della Rossa, in questi anni Leclerc ha misurato termini, gesti e azioni, mascherand­o - talvolta a fatica - il malessere per vetture poco competitiv­e, errori strategici e incomprens­ioni con il suo box che non gli hanno consentito di lottare con Verstappen per il titolo iridato nel biennio 2022-2023. Inciampi di

percorso che non hanno scalfito l’incrollabi­le amore di Leclerc per la Ferrari, tale da non subire contraccol­pi nemmeno nella scorsa primavera, quando le sirene Mercedes - con Lewis Hamilton in scadenza di contratto - si erano fatte importanti e concrete: «Io resto qui. Ho ancora tanto tempo da trascorrer­e a Maranello, ho sempre lavorato per arrivare qui».

Ora Charles ha mantenuto fede alla parola data, convinto com’è di possedere classe e guizzi per poter dare filo da torcere all’olandese tre volte campione del mondo e all’apparentem­ente invincibil­e Red Bull. «Questo team è la mia famiglia, e il mio sogno resta vincere il Mondiale con la Ferrari. Farò di tutto per riuscirci». Un obiettivo difficile da raggiunger­e, che Leclerc persegue con immutata perseveran­za. Charles lo deve a papà Hervé, all’amico Jules, ma soprattutt­o a se stesso, a quel bambino che cercava la vettura rossa guardandol­a dalla finestra di casa.

Ora ne è diventato un simbolo, forte dei consigli di papà Hervé e Bianchi

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LAPRESSE Un giovanissi­mo Charles Leclerc nelle vesti di test driver di Maranello nel 2017

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