Corriere dello Sport

«Il sogno di Ganna è vincere tutto»

Il tecnico Cioni: «Sanremo, Roubaix, il Mondiale a cronometro e le tappe al Giro e al Tour de France dovranno diventare i suoi grandi obiettivi»

- Di Alberto Dolfin

Un oro e due argenti iridati sono un ricco bottino, ma Filippo Ganna è abituato ad alzare sempre l’asticella. L’ha sempre fatto sia su pista che su strada e, nonostante il 2023 non sia ancora finito, sta pensando al 2024 che potrebbe essere quello che lo proietterà nella leggenda. Non bastasse l’ossessione di prendersi il trono olimpico a cronometro e la grande voglia di bissare il titolo col quartetto nell’inseguimen­to, ecco anche le classiche: dalla Milano-Sanremo, chiusa al 2° posto quest’anno alle spalle solo del fenomeno Mathieu Van der Poel, alla Parigi-Roubaix, vinta da Under 23 nel 2016.

A raccontare come sia possibile rendere ancor più forte un atleta che già rasenta la perfezione ci pensa il tecnico che l’ha scovato e continua a plasmarlo: Dario David Cioni.

Un oro e due argenti iridati sono stati un ricco bottino, ma Filippo vuole alzare il tiro per diventare leggenda

Cioni, come ha seguito la cronometro mondiale?

«Stavolta ero sull’ammiraglia britannica, dietro a Geraint Thomas. Poi un altro corridore che seguo è Joshua Tarling, che ha un gran motore ed è stato un po’ la sorpresa della giornata per il grande pubblico. Non per vantarmi, anzi, ma prima della partenza ho detto che lo vedevo tra il 3° e il 5° posto».

Ha parlato con Filippo dopo la crono?

«Soltanto via messaggio, perché poi è dovuto andare prima all’antidoping e poi è tornato all’hotel dell’Italia. Sia lui che Evenepoel hanno fatto davvero una grande crono. Il belga era a livello di quello del Giro, Filippo gli si è avvicinato molto, ma non abbastanza per batterlo. Dalle tabelle che ci eravamo posti, ha spinto quasi 20 watt in più; la media era alta, ma non entro nei dettagli. Però vi dico che era il Filippo del Giro d’Italia 2020 (quello delle 3 crono vinte, oltre a una tappa in linea; ndr)».

Cosa può fare per riprenders­i il trono?

«A cronometro si lavora di continuo e non ci si può mai fermare. Magari quest’anno non siamo riusciti a trovare il guadagno tecnico che volevamo, per cui sarà un obiettivo in più da qui all’Olimpiade di Parigi di sperimenta­re ancora. Non è facile, perché con Filippo abbiamo esplorato e provato tanto, soprattutt­o nel 2022 in vista del record dell’Ora, portando all’estremo alcuni aspetti. Ora tocca anche al buon Luca Oggiano (figura chiave negli sviluppi aerodinami­ci, ndc) inventarsi qualcosa di nuovo, però posso dire che fisicament­e Filippo è già al top e sarei contento di averlo a questo livello ai Giochi».

Porterà avanti la doppia sfida pista-strada?

«Assolutame­nte sì».

Anche la gara in linea o forse è chiedere troppo?

«La selezione non la faccio io. Però va considerat­o che sono 270 km e squadre da 4 o 5 corridori, per cui bisognerà andare a tutta come a Glasgow. Si è visto anche in questo Mondiale che chi ha brillato in una, non l’ha fatto nell’altra. Dovremo studiare bene il calendario e la situazione, anche in base alla pista».

Alla vigilia della crono mondiale, proprio l’ingegnere Oggiano ha rivelato del sogno per le classiche: ce lo racconta?

«Il sogno è avere un corridore che possa vincere Sanremo, Roubaix, il Mondiale a crono e anche tappe al Giro al Tour. Non frazioni a cronometro, ma in linea: dovrà diventare quello il suo obiettivo. L’ha dimostrato anche al Vallonia».

Non ha più senso fare un discorso alla Wiggins e trasformar­lo in uomo da corse a tappe?

«Se vediamo Vingegaard o corridori di questo genere, è davvero impensabil­e adesso, nemmeno in un percorso disegnato ad hoc: perché pure il danese va come una moto anche a cronometro. Concentria­moci sul momento e su quello che è possibile fare, come vincere Classiche Monumento. Quest’anno ha dimostrato di poter già stare coi migliori non solo alla Sanremo, ma anche alla Roubaix».

Chi le ricorda dei grandi del passato?

«Ha qualcosa di Cancellara. Fabian

me lo ricordo da giovane (2004; ndc) quando battè Erik Zabel in volata alla Setmana Catalana. Filippo sta seguendo un percorso simile perché anche lo svizzero era un grande cronoman, che poi si è specializz­ato nelle corse di un giorno. Filippo però ha una dote in più: è un grande uomo-squadra. Gli piace anche aiutare i suoi capitani nei grandi giri. Ganna si sacrifica non solo per ordini di squadra come magari Van Aert, ma perché diventa amico dei suoi capitani, come è successo con Thomas, Geoghegan Hart e Egan Bernal, con cui ha sempre costruito un ottimo rapporto».

Cosa le piace di più di SuperPippo?

«La persona che è: squisita. L’altra cosa è che, quando si mette in testa una cosa, sai che può fare l’impossibil­e. Lo seguo dall’ultimo anno juniores, quando ho cominciato a corteggiar­lo per venire in squadra da noi e mi ha colpito i risultati ottenuti su pista, perché dal Centro Mapei mi han detto che aveva un bel motore ed era un prospetto interessan­te su cui lavorare. È andata bene perché due mesi dopo che era in squadra, ha vinto la prima gara da pro’».

Si sarebbe mai aspettato tutti questi successi?

«Sì, ma magari non con un’evoluzione così rapida. Ricordo il bronzo a cronometro nel Mondiale 2019 in Yorkshire e ci sembrava già il top, poi l’anno successivo è arrivato il primo titolo».

Evenepoel può essere un contendent­e per il record dell’Ora?

«Al momento è Pippo il detentore: se qualcuno lo batterà, penseremo se provare a ritoccarlo».

«Filippo ha una dote: gli piace sempre aiutare i suoi capitani»

Adesso è in programma la Vuelta?

«Era stata messa lì con il punto interrogat­ivo a inizio anno, ma visto il ritiro prematuro per il Covid al Giro, abbiamo inserito anche quella. Un corridore come lui, alla sua età, ha bisogno di fare un grande giro al completo per crescere ancora».

«Correrà la Vuelta: uno come lui ha bisogno di fare un giro completo»

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Filippo Ganna, 27 anni, al Mondiale ANSA In basso il tecnico Dario David Cioni (48)
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