Corriere dello Sport

Van der Poel è il re di una corsa folle

Il belga vince nonostante il maltempo e lo stop di quasi un’ora per la protesta degli ambientali­sti

- Di Giorgio Burreddu

Pioveva e c’era il sole, un arcobaleno gigante si è stagliato nel cielo scozzese. Pochi minuti dopo, quando mancavano 22 chilometri al traguardo, Alberto Bettiol si è girato e ha visto gli inseguitor­i che stavano venendo a prenderlo dopo 37 chilometri solitari in testa al mondiale. Come un uragano. C’era il meglio del meglio del ciclismo: Wout Van Aert, Tadej Pogacar e Mads Pedersen, che un mondiale l’aveva vinto quattro anni fa, nello Yorkshire, e Mathieu van der Poel, che però non è stato di compagnia: in salita ha saltato Bettiol e ha lasciato lì tutti. Lo hanno visto soltanto dopo il traguardo, tutto strappato e scorticato, perché mentre volava era caduto in curva, sotto la pioggia. Qualche secondo per capire, poi era risalito in bici con uno scarpino rotto, con qualche difficoltà si era strappato il pezzo che penzolava, liberandos­i così dell’ultima zavorra. Aveva fretta, van der Poel, voleva vedere cosa c’era in fondo all’arcobaleno. Ha tagliato il traguardo 1’37” prima di Van Aert, il suo rivale da quando erano bambini, prima nel fango del ciclocross e poi su strada. Terzo il suo amico Pogacar.

CERCHIO. «Per me vuol dire tutto. Era uno dei grandi obiettivi che mi rimanevano, ormai ho chiuso il cerchio della mia carriera. Non potevo lontanamen­te immaginarl­o quando ho cominciato».

Dimenticat­o il Mondiale di un anno fa, quando si era ritirato dopo pochi chilometri, distrutto per aver passato la notte in una stazione della polizia australian­a: lo accusavano di aver reagito con violenza alle molestie di alcune ragazzine che non lo lasciavano dormire. Non c’era neanche bisogno della maglia iridata per capire che il nipote e figlio d’arte è il migliore del mondo nelle classiche. Mai nessuno aveva vinto nello stesso anno: Milano-Sanremo, Parigi-Roubaix e Mondiale. Lui lo ha fatto. Adesso vorrebbe provare a realizzare l’altro suo sogno, quello di diventare campione del mondo nello stesso anno in tutte e tre le sue specialità. Ha già messo la x su ciclocross e strada, sabato prossimo proverà con la MTB (nel cross country olimpico), senza aver fatto una sola gara sulle ruote grasse in questa stagione.

TALENTO. È stato un Mondiale per questa generazion­e di fenomeni. Poche tattiche e molte gambe, forza sovrumana e capacità di guidare la bici. Se volete c’è una parola: talento. Il Belgio aveva tre punte: Van Aert, il campione uscente Evenepoel e Philipsen, ma come si immaginava non sono andati d’accordo. A un magnifico campione come Van Aert manca spesso l’ultimo pezzo: ai Mondiali è arrivato quattro volte secondo, tra corsa in linea e cronometro. I velocisti sono usciti presto di scena (tranne Pedersen, ma definirlo velocista è riduttivo), sfiniti da un ritmo folle reso ancora più atroce dalla lunga sosta imposta da alcuni manifestan­ti.

E adesso, dopo ciclocross e strada, vuole diventare iridato nella MTB

INCOLLATI. Dopo 80 km, quando ne mancavano ancora 190 al traguardo, i corridori che erano in fuga si sono trovati davanti cinque persone che si erano (letteralme­nte) incollati all’asfalto. C’è voluta quasi un’ora per liberarli con gli scalpelli e poi prontament­e arrestarli. Sono attivisti di Just Stop Oil, associazio­ne ambientali­sta che due settimane fa aveva già bloccato anche l’Open Championsh­ip di golf in Inghilterr­a. Ripartire dopo una sosta così lunga (e inattesa) non è stato facile: a farne le spese per primo è stato Sagan, che ha lasciato il suo ultimo Mondiale a 109 km dalla fine ma rimane l’unico nella storia ad averne vinti tre consecutiv­i.

AZZURRI.

Bene invece gli azzurri, sempre protagonis­ti con i due capitani designati: se Trentin non fosse caduto quando era davanti, contro un piedino di una transenna, Bettiol non sarebbe stato costretto a uscire allo scoperto. Ma van der Poel avrebbe trovato un altro modo di vincere.

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ANSA Il trionfo di Mathieu Van der Poel, 28 anni A sinistra gli attivisti fermati dalla polizia
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