INTERSHOW Milano capitale Champions
Barella, Lautaro, Correa: un tris di gol per la semifinale con il Milan Poi il calo e il Benfica pareggia
Eallora che euroderby sia. L’Inter, infatti, pur staccando la spina troppo presto nel finale, non si è fatta sorprendere dal Benfica e, dopo un 3-3 un po’ “leggero”, ha raggiunto il Milan in semifinale. Sarà la riedizione della sfida di vent’anni fa: quella che vide il Diavolo conquistare la finale dopo due pareggi e poi trionfare a Manchester, superando la Juventus ai rigori. Per i nerazzurri, quindi, sarà pure l’occasione per prendersi una rivincita dopo aver perso anche il bis, nel 2005, andato in scena però nei quarti. Prima di quel momento, però, l’Inter dovrà dedicare forze e pensieri al campionato, rimettendosi in carreggiata per inseguire il pass per la prossima Champions. E allora la speranza è che quanto di buono visto ieri (cancellando invece le distrazioni) contribuisca a riaccendere la scintilla in serie A.
SUCCESSO SFUMATO. Il pareggio all’ultimo secondo di Musa, dopo il 2-3 di Antonio Silva, ha impedito ai nerazzurri di tornare alla vittoria a San Siro. Fino a quel momento, però, si era visto tutto ciò che, normalmente, gli uomini di Inzaghi non riescono a dimostrare in campionato. La differenza sta proprio nello spirito e nell’atteggiamento che in Europa è di un altro livello. Al di là di avversari che lasciano giocare e non pensano innanzitutto a chiudersi. La qualificazione, nella sostanza, non è mai stata in bilico. Nemmeno quando Schmidt si è giocato il tutto per tutto, lanciando Neres. Era l’inizio della ripresa e poco prima dell’intervallo Arunses aveva firmato il pareggio. Il forcing portoghese è durato una ventina di minuti e l’Inter ha dovuto tenere alto il muro e resi
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stere. Poi, ancora una volta, Mkhitaryan si è preso la scena con lucidità ed esperienza. E’ stato illuminante, infatti, il tocco con cui ha liberato Dimarco dentro l’area, mentre Lautaro non ha avuto la minima incertezza nel punire le larghissime maglie difensive portoghesi.
RIECCO LE PUNTE. Una rete meritata quella del Toro, che ha spezzato un digiuno lungo 8 gare. Nella sua prestazione, infatti, non c’è stato soltanto il gol, ma anche tanta presenza nel cuore del gioco. Il guaio è che è uscito dolorante, quindi le sue condizioni andranno verificate nelle prossime ore. Là davanti, comunque, non soltanto Lautaro ha dato segnali di risveglio. Anche Correa, infatti, ha ritrovato il gol che gli mancava addirittura dallo scorso 29 ottobre, esultando pure polemicamente. Mentre, sulla rete del primo vantaggio c’era stato lo zampino di Dzeko, che ha tenuto il pallone, vincendo il contrasto con Antonio Silva. Poi è subentrato il Toro, che ha duettato con Barella, spingendolo dentro l’area di rigore avversaria. A quel punto il centrocampista si è inventando una giocata da campione, sterzando e mandando per le terre due avversari. Poi, con un sinistro a giro, non ha dato scampo a Vlachodimos.
AVVIO SPRINT. Grazie al palleggio, reso efficace dai movimenti senza palla (perché non succede lo stesso anche in campionato?), l’Inter aveva già preso il controllo della partita, disinnescando il pressing del Benfica. Con l’occupazione delle linee di passaggio, scalate puntuali, e, soprattutto, sempre con una corsa in più per il compagno, i nerazzurri riuscivano pure a tenere lontani gli avversari dalla propria area di rigore. Avesse mantenuto quel tipo di concentrazione e applicazione, non ci sarebbe stata storia. Invece, prima dell’intervallo la linea difensiva si è fatta sorprendere dal traversone dalla sinistra di Rafa Silva e dall’incornata di Arunses. Buon per Inzaghi che le altre disattenzioni sono arrivate a risultato ormai acquisito. Certo celebrare la qualificazione con una vittoria avrebbe avuto un altro sapore. Chissà che non si riveli almeno utile per arrivare con più determinazione alla sfida di domenica con l'Empoli.