Dallo sport un aiuto alla Web Generation
Il punto d’incontro quotidiano tra un grande giornalista e i lettori del Corriere dello Sport-Stadio La crisi che attanaglia il mondo giovanile risalta nel momento magico di molte discipline: tanto lavoro per il ministro
Caro Cucci, mi collego al lettore fiorentino per dire che spesso “i portatori di morte” sono ragazzi maleducati, ovvero educati male. Di chi è la colpa? Darei un buon 80% alla famiglia, la cosiddetta prima agenzia educativa, poi il restante, in percentuali più o meno variabili, lo darei ai social, al mondo internet, agli influencer, alla scuola e alla tv. La famiglia è la prima responsabile del processo educativo di un figlio attraverso il buon esempio, la trasmissione di giusti valori e la pretesa del rispetto assoluto delle regole, magari poche, ma certe ed inderogabili. I social, strumento utile e divertente, rappresentano però una trappola piena di insidie e andrebbero utilizzati con grande cautela. Gli influencer, pur di curare la propria immagine e i propri guadagni, propongono spesso modelli di vita eccessivi e lontani dalla realtà. Internet è una giostra che ci propina di tutto e di più per 24 ore al giorno. La scuola ha perso la sua autorevolezza, gli studenti sono spesso giustificati o tutelati oltremodo dai genitori. Certa tv con la sua deriva verso il trash più spinto propone ormai programmi spazzatura il cui unico scopo è fare ascolti e vendere spazi pubblicitari. Cosa ci potrà salvare? Penso all’attività motoria di base, fantastica valvola di sfogo per ridurre ansie, stress e pressioni psicologiche, oltre alla promozione dei sani principi del fair play e del rispetto delle regole. In sintesi per educare bene ed educare meglio la strada è lo sport. Giuseppe Focone,
libero.it
MADE IN ITALY - Caro Italo, volevo rimarcare come il marchio “Italia” stia continuando a farsi onore nel mondo in questo periodo. Bagnaia in lotta per il mondiale MotoGP; a Napoli finale Atp tra Berrettini e Musetti; Paolo Banchero, post@corsport.it italocu39@me.com
in NBA, sta facendo i primi passi della sua carriera nell’Olimpo del basket (con ottimi risultati); Irma Testa campione d’Europa nella boxe, confermando le qualità... Insomma il tanto bistrattato sport italico si fa largo nel mondo. Ed è bene ricordarlo e non piangersi continuamente addosso perché non andremo ai Mondiali in Qatar, Paese al quale, tra le altre cose, non avrebbero dovuto assegnare il Mondiale, se ogni giorno vengono a galla violazioni sui diritti umani. Ma il Dio Denaro vince sempre. Allora investiamo di più negli sport in generale e non ricordiamocene solo quando vinciamo medaglie alle Olimpiadi o in qualche altra competizione. Il calcio italiano deve uscire dalla burocrazia che frena la costruzione di stadi propri. Con gli introiti che andranno solo alle società, i costi “statali” diminuiranno e verranno convogliati verso la costruzione di nuove infrastrutture per la crescita di tutto lo sport.
Vincenzo Giorgiano
Roma, hotmail.it
Vedete, due mail che lette insieme pongono il quesito e danno la risposta, illustrano il problema e ne suggeriscono la soluzione. Per una volta che non parliamo di calcio ma di Educazione Sportiva, proprio nel momento in cui nasce il Ministero dello Sport e delle Politiche Giovanili, sappiamo a chi affidare la pratica. Perché venga naturalmente affrontata e sottratta alle insidie della burocrazia. Il ministro Abodi è non solo un esperto ma è cresciuto in vari settori organizzando attività premiate da risultati. Fatti e non parole è quanto ho registrato nei suoi impegni trascorsi fino alla guida del benemerito Credito Sportivo; e oggi, ministro, vale a dire carico di alte responsabilità, garantisce opere che possono riguardare i Giochi Invernali di Milano e Cortina ma anche interventi non moralistici ma pratici per aiutare la Web Generation a venir fuori da un’impasse annosa aggravata dal Covid. Una volta bastava il CONI - fin dal 1913 - a rappresentare un ministero dello sport che infatti veniva contrastato o snobbato. La problematica giovanile fa sperare che Andrea Abodi e Giovanni Malagò lavoreranno bene insieme. A Bologna si dice “la gioia è in mano all’orefice”.