L’Italia sogna con Ihemeje l’idolo di casa
Stanotte due azzurri nella finale del triplo Salta e vince per l’università locale. «Qui ho i miei spogliatoi, lì vado sempre a mangiare...»
C’è Emmanuel Ihemeje che sogna una medaglia e cammina con l’aria da guappo di chi all’Hayward Field di Eugene fa parte dell’arredamento e detta legge nel campionato Ncaa, quello dei college stelle-e-strisce. C’è Andrea Dallavalle che, causa infortunio, quest’anno ha gareggiato solo quattro volte e nelle prime due ha messo lì un 17,25 e un 17,28, quinta misura mondiale dell’anno. Infine c’è Larissa Iapichino, della quale occorre però parlare a parte. Oltre alle qualificazioni per il lungo femminile incombe infatti la finale del triplo maschile.
COME A TOKYO. Ihemeje e Dallavalle nella finale del triplo come lo scorso anno ai Giochi di Tokyo. Il primo arrivò undicesimo, l’altro nono e questa cosa vogliono dimenticarla. Nelle qualificazioni di giovedì la misura di riferimento era 17.05: Emmanuel l’ha superata al terzo tentativo e, con 17.13, si è messo alle spalle del portoghese Pichardo (17.16) e del burundese Zango (17.15); Andrea è passato con la seconda misura di ripescaggio e settima totale (16.86). Solo quindicesimo il 16.58 di un Tobia Bocchi che sembra mettere il cilicio: «Seguirò i miei compagni in gara, farò il tifo per loro e rifletterò sui miei errori». È l’atteggiamento di chi, come Ihemeje e Dallavalle, è custode di una lunga e meravigliosa tradizione dell’atletica azzurra come il salto triplo.
DIVERTIRSI. Ihemeje è nato 23 anni fa a Carrara da genitori nigeriani, cresciuto a Zingonia (Bergamo) e ha uno stranissimo accento per un terzo toscano, un terzo bergamasco e un terzo statunitense, visto che difende proprio i colori dei Ducks dell’Università dell’Oregon, oltre a quelli dell’Aeronautica. Ha già vinto due titoli Ncaa indoor e uno all’aperto. «Ero già soddisfatto dopo il primo salto (da 17.03, al secondo ha rinunciato; ndr) - ha detto dopo la qualificazione - ma ho voluto fare anche il terzo per stare tranquillo. Anche se, più tranquillo di così... Lì ci sono i miei spogliatoi di tutti i giorni, lì vado a mangiare. In finale mi voglio divertire».
Ha parlato invece di «primo obiettivo raggiunto» il 22enne finanziere Dallavalle. Se vogliamo, nemmeno lui è nuovo a Eugene, visto che il fratello maggiore Lorenzo vi disputò
la finale dei Mondiali Under 20 del 2014. Ovviamente nel triplo. Andrea ha dalla sua l’oro europeo Under 23 dello scorso e due tricolori assoluti, l’ultimo dei quali, a Rieti, saltando proprio 17.28. La voglia di «spaccare tutto», per dirla alla Jacobs, vien da sé.
FAMIGLIA IAPICHINO. «Forse sono più emozionato io di Larissa» ci ha detto Gianni Iapichino. Era appena arrivato in Oregon, due settimane fa. Aveva gli occhi sbarrati nonostante le 27 ore di viaggio. «Per me è un’esperienza che mai avrei pensato di vivere con le mie figlie, ed è chiaro che ci sono molti ricordi di quando allenavo Fiona e
vivevo con lei questi contesti».
L’obiettivo della ragazza, che proprio all’ombra della grande “O” ha compiuto vent’anni, è quello di centrare la finale di domenica notte. «Le qualificazioni nei salti in estensione di Mondiali e Olimpiadi sono le gare forse più complicate nel nostro mondo».
A Rieti ha saltato 6.64, ossia lo stagionale al termine della quinta delle sei tappe d’avvicinamento. «Come procede il nostro rapporto tecnico cominciato un anno fa? Molto bene, abbiamo trovato un bell’equilibrio. In gara e in allenamento sono sanguigno, lei più controllata, qualche volta ci scontriamo “amabilmente”, ma Larissa rispetta sempre molto bene i ruoli ed è la prima a volere migliorare. Abbiamo sicuramente ancora molto da lavorare e, d’altra parte, lei non ha riscosso i risultati del lavoro e dei sacrifici fatti durante la stagione». Tempo di raccolto?
Anche Dallavalle in corsa per il podio E c’è la Iapichino nelle qualificazioni