Troppo Verstappen per la Ferrari
Sainz nel finale prova ripetutamente ad attaccare il campione del mondo, che non trema. Leclerc resta dietro alle due Mercedes
Tra intuizioni ed errori, la Rossa porta Carlos sul podio (secondo) e Charles da penultimo a quinto. Però Max si conferma insuperabile
Cinquanta giri di premessa e venti di gran premio condensato per scoprire quello che, in fondo, sapevamo: che Max Verstappen e la Red Bull impediscono alla Ferrari di interrompere il digiuno di vittorie. Carlos Sainz si è espresso ai suoi massimi livelli ed è finalmente padrone della F1-75, ma farsi notare negli specchietti di Max contando su un suo errore non è bastato: semplicemente perfetto, Verstappen s’è preso il sesto successo in nove GP e non si vede francamente, a breve, cosa possa scalzarlo da questa posizione.
PROTAGONISTA. La Ferrari è stata protagonista, soprattutto nel mini-GP finale, che a Carlitos ha fruttato il punto del giro più veloce, strappato con i denti proprio a Max. E mentre lo spagnolo mostrava di essere maturo per la prima vittoria (è la quinta volta che vi arriva a un passo), Charles Leclerc chiudeva più o meno dove i calcolatori della Ferrari avevano previsto.
I tecnici gli avevano parlato di quarto posto possibile e lui ha chiuso quinto, dopo aver patito non poco: una partenza complicata (sognava di bersi subito tre-quattro avversari e s’è dovuto accontentare di Latifi), troppi giri per poter avere ragione di un’Alpine (Ocon) velocissima sul dritto, e una caduta della sua Ferrari dal cric posteriore, che ha prolungato di tre secondi il secondo pit stop. Dietro il muro azzurro dell’Alpine - che ha rovinato con un errore strategico la gara di Alonso, da secondo a settimo - Charles s’è aperto in radio disperato: «Tentiamo qualunque cosa, non riesco a superarlo...» E niente, alla fine dei conti l’ultimo successo della Ferrari rimane il GP d’Australia, che ormai risale a settanta giorni fa.
SUBITO AL MAX. Verstappen al via s’era battuto subito i pugni sul petto come King Kong, cancellando in Alonso e Sainz ogni proposito di attacco immediato. Aveva allungato anche, per provare ad andarsene o comunque per mostrare di poterlo fare: impossibile stargli vicino.
Uno scossone dalla Red Bull era arrivato al giro 8 con il ritiro di Sergio Perez: partito tredicesimo dopo un pesante errore sabato in Q2, è stato fermato da un problema idraulico, segno che il tema dell’affidabilità non riguarda solo la Ferrari. Le nuove macchine sono tecnicamente ancora acerbe e a tali scene dovremo abituarci, almeno in questa prima parte di Mondiale.
Verstappen ha approfittato della virtual safety car per un pit stop, scambiando le medie con le dure, in grado di portarlo fino al traguardo. Una mossa azzeccata, non colta dalla Ferrari per Sainz in occasione della seconda virtual safety car (giro 19), causata dal ritiro in zona pericolosa della Haas di Schumacher: un vero peccato nella miglior gara della sua carrie
Olandese perfetto: sesta vittoria su nove GP. E sul podio si rivede Hamilton
Un pit stop da 5”3 e la velocità di Ocon frenano la rimonta del monegasco
ra in salita – Mick a quel punto era settimo – né alcunché di confortante sul tema della tenuta meccanica della power unit Ferrari.
Quando Carlos è entrato in pit lane (giro 21) era tardi e la gara stava ripartendo: il massimo che ha potuto fare è stato difendere il terzo posto (dietro Verstappen e Alonso) da Hamilton, grande nei suoi specchietti e con le gomme calde, perfettamente in grado di attaccarlo. Ma il ferrarista ha mantenuto la sua posizione, puntando a conservare il balconcino con vista sull'olandese, che davanti continuava a fare una corsa tutta sua, indisturbato.
SCIVOLONI. Il pit stop non è stata un’occasione neanche per Leclerc: fermo in garage per 5”3, è rientrato dodicesimo e ha dovuto pensare subito a riguadagnare tre posizioni perse con quell’inciampo. Scivoloni che vanno evitati, se si vuole lottare per il Mondiale.
Il giapponese Tsunoda a muro (giro 49) ha determinato la prima safety car: Sainz ha approfittato per un pit stop con una chiamata perfetta. Insoddisfatto delle gomme dure che gli avevano montato («Avremmo dovuto rischiare le soft», che gli avrebbero forse anche consentito di superare Max, ma difficilmente avrebbero retto sino in fondo), è partito per la sua cavalcata sulle orme del campione del mondo. Leclerc intanto riusciva a passare le due rognosissime Alpine, ma si doveva fermare dietro al muro di una brillante Mercedes (Lewis Hamilton ha ritrovato il podio dopo tre mesi). Ancora tu, ma non dovevamo rivederci più?