La malinconia di Messi Senza CR7 non c’è gusto
«Quando in campo c’era Cristiano i confronti erano sempre speciali» I numeri di oggi sono impietosi
Non poteva esserci un miglior momento per Leo Messi, per ritrovarsi di fronte l’amato rivale Cristiano Ronaldo. Già, perché la Pulce che saltella smarrita nel carcere verde che gli è stato imposto dall’ormai ex presidente blaugrana Bartomeu, al termine dell’estate del burofax, pare aver perduto parecchie motivazioni. A corroborare la tesi intervengono anche le statistiche, che parlano di un Leo che segna decisamente meno rispetto ai suoi (stra)ordinari standard (appena 7 gol nelle prime 13 esibizioni stagionali, 5 dei quali dal dischetto del rigore), che perde una miriade di palloni (ben 29 solo nella partita di sabato con il Cadice) e che partecipa poco o nulla alla fase di non possesso, come sottolineato anche dal malizioso Mircea Lucescu, che alla vigilia della trasferta dei catalani a Kiev, snobbata dal 6 volte Pallone d’Oro, non aveva risparmiato la punzecchiatura vendicativa: «L’assenza di Messi renderà il Barça migliore in termini difensivi». E a pensarci bene, anche il fatto che dopo aver saltato viaggio in Ucraina, Leo abbia dribblato pure la visita al Ferencvaros pare confermare che le motivazioni non siano più quelle di una volta per uno che non se ne perdeva una.
CONTESTO. A 33 anni suonati, Leo potrebbe essere anche sazio, o forse è solo nauseato per la deriva che ha preso il club della vita, che da un lato lo trattiene a forza, dall’altro lo scarica, almeno per bocca dell’attuale massimo dirigente ad interim, Carles Tusquets, che solo qualche giorno fa non ha esitato a dichiarare che «a livello economico, la partenza di Messi sarebbe stata molto positiva». Per fortuna del genio di Rosario, il maldestro successore a orologeria di Bartomeu non sarà l’interlocutore con cui discutere dell’eventuale rinnovo, ma le perplessità sull’opportunità di rimanere permangono, anche per le prospettive immediate del club, in conclamate difficoltà economiche e anche sportive, come evidenzia la peggior partenza in campionato degli ultimi 33 anni (4 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte).
IL CLUB DEI CENTENARI. Contesto che azzera le motivazioni e invita quanto meno ad ascoltare le sirene di Manchester e Parigi. Ora, però, arriva l’unico collega al mondo in grado di dare una scossa al confuso Genio di Rosario, che in tempi non sospetti - si parla dello scorso gennaio - aveva candidamente ammesso davanti alle telecamere di Dazn, parlando di Clasicos, che «i confronti col Real erano ancora più speciali quando c’era Cristiano Ronaldo». Ed in effetti, da quando CR7 se n’è andato, Leo non ha più segnato nei successivi 5 derby di Spagna disputati. Motivato dal rivale più stimato, aveva siglato 20 dei 26 gol complessivi (record) nel corso dei 9 anni di convivenza in Spagna col portoghese, l’unico altro ultracentenario di Champions (132 reti in Coppa Campioni per CR7, 118 per Leo), l’unico oltre i 700 gol in carriera ancora in attività insieme a lui (750 a 723 per Cris). Ci sono buone ragioni per pensare che, più che tornare a condividere uno spogliatoio con Neymar, Messi in questo momento abbia bisogno di tornare a contendere, in qualsiasi contesto, uno scudetto a Ronaldo.