Corriere dello Sport

Caso Vida: i turchi tutti negativi, Brozovic positivo

IL DIFENSORE FERMATO ALL’INTERVALLO DEL MATCH DI GIOVEDÌ

- Di Marco Ercole

È l'interista Marcelo Brozovic (almeno per il momento), l'unico a fare le spese del caso Vida. Il tutto mentre la Turchia ha iniziato i preparativ­i per ospitare la Russia domani e la Croazia è volata in Svezia per giocare questa sera. Così, come se non fosse accaduto nulla, come se non fosse stato trovato un positivo all'intervallo dell'amichevole di mercoledì tra turchi e croati a Istanbul, generando un precedente che farà scuola. «Tutti i test Covid-19 condotti sulla nostra delegazion­e della nazionale sono risultati negativi», è stato l'annuncio della Turchia via social alle 14.27 di giovedì. Quindi nessun problema per Demiral, Cetin e Calhanoglu (che era peraltro restato in panchina). Neanche mezz’ora più tardi, invece, sul fronte croato veniva comunicato l'arrivo a Stoccolma, «dove si giocherà la partita contro la Svezia il 14 novembre. Il servizio medico croato, in accordo con i colleghi svedesi, ha deciso di condurre ulteriori test sui membri della squadra nazionale e sul personale venerdì 13 novembre». Nessuna comunicazi­one quindi sui croati della Serie A Badelj, Brozovic, Kalinic, Pasalic, Perisic e Rog. Quella è arrivata solo nella tarda serata di ieri: «I risultati dei nuovi tamponi hanno mostrato due positivi: il calciatore Marcelo Brozovic e un membro dello staff, che probabilme­nte sarà vittima di una "vecchia infezione" (positività prolungata). Entrambi sono stati immediatam­ente isolati».

COMUNICATO. E pensare che per la Federcalci­o della Croazia il problema non si sarebbe dovuto porre a prescinder­e, come spiegato giovedì in un risentito comunicato: «Abbiamo rispettato tutte le disposizio­ni del protocollo Return to Play della Uefa, che non prevedono l’isolamento dell’intera squadra in caso di uno o più positivi. Allo stesso tempo, vengono rispettate tutte le disposizio­ni delle autorità locali (in questa circostanz­a, prima turche, poi svedesi), nonché le decisioni degli epidemiolo­gi locali. Il protocollo Uefa esiste proprio per tutelare giocatori, club/Nazionali e competizio­ni, perché il rispetto delle sue disposizio­ni evita la necessità di auto-isolamento di altri soggetti in caso di riscontro positivo». A concludere la nota, poi, un’ulteriore piccata sottolinea­tura: «Vale anche la pena ricordare che il rischio di trasmissio­ne del virus durante una partita sia minimo, se non inesistent­e, dato che nessun caso di trasmissio­ne del virus durante una gara è stato registrato in più di 600 incontri giocati in competizio­ni Uefa». In sintesi, a loro giudizio non c'era bisogno di allarmarsi o di temere che gli abbracci vari (immortalat­i e non) di Vida prima del match con compagni e avversari avessero potuto diffondere il virus. Bastava solo attendere i risultati dei tamponi effettuati ieri. Quelli che hanno evidenziat­o la positività di Brozovic. Appunto.

Sollievo per Demiral Cetin e Calhanoglu Un contagiato anche nello staff croato

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ANSA Domagoj Vida, 31 anni, in acrobazia davanti al turco Tosun
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