Corriere dello Sport

«FIGLI MIEI UN GIORNO VI RACCONTERÒ IL MIO TOUR»

Una vita da gregario ma tra i primi 10 a Parigi Damiano Caruso: «Mesi lontano dalla famiglia, perdendo anche i compleanni: questo è il ciclismo»

- Di Giorgio Coluccia

Ottavo al Giro d’Italia, nono alla Vuelta, decimo al Tour de France. La costanza del gregario, il premio all’abnegazion­e per una carriera trascorsa tra fatica e sacrifici. Damiano Caruso, 33 anni a ottobre e due sole vittorie tra i profession­isti, è arrivato tra i primi dieci in tutti i grandi giri. Ha appena completato il puzzle con una Grande Boucle da incornicia­re, grazie anche al sorpasso in extremis ai danni di un certo Valverde. L’Italia al Tour è tutta nelle sue prestazion­i e lo sarà anche domenica al Mondiale di Imola.

Damiano,qualèstato­ilsegretop­er restare con tutti i migliori? «Lavoro e fatica. Per preparare il Tour ho sudato tre mesi, sempre lontano da casa. Distante da mia moglie e dai miei due figli, Oscar di sei anni e Greta, che sabato scorso ha compiuto un anno, proprio il giorno della cronometro che mi ha regalato la Top Ten. Nelle foto del suo primo compleanno non ci sarò, ma un giorno le racconterò tutto». È stato uno dei momenti più belli della carriera?

«Anche l’anno scorso al Giro con Nibali mi sono divertito tanto, di sicuro questo Tour è il miglior grande giro che ho disputato. Soprattutt­o pensando a quanto vale il Tour e quanti campioni c’erano. Ma ho già voltato pagina, sto pensando al Mondiale e alla Liegi, poi potrò anche riposarmi un pochino».

Quel decimo posto l’avresti mai pronostica­to?

«All’inizio non dovevo tener duro per fare classifica, ero il regista della squadra, ma il primo giorno a Nizza non si stava in piedi e abbiamo perso Valls per la frattura del femore e Poels per una costola incrinata. Così sono dovuto restare al fianco di Landa, giorno dopo giorno ho visto che riuscivo a tenere le ruote anche nel finale, senza comunque prendere in mano la corsa per fare sparate e poi sfilarmi. La classifica finale rispecchia la mia buona condizione e la consapevol­ezza che ho trovato per strada. Anzi, tutti mi spronavano e nell’ultima settimana mi sono anche divertito, con l’obiettivo di scavalcare Valverde».

Avrebbe barattato tutto questo per una vittoria di tappa?

«È andata così, io o Pello Bilbao dovevamo restare sempre vicini a Landa. In condizioni normali ci saremmo alternati per tentare una fuga, così mi sono rassegnato da subito all’idea di vincere una tappa. Mi ha assistito anche la fortuna perché sono caduto sia a Nizza sia quando Formolo si è rotto la clavicola, dove ho ‘cancellato’ mezzo capezzolo e mi sono bucato un gomito sull’asfalto. È andata bene».

Orabisogna“ibernare”lacondizio­ne per la caccia al Mondiale. «Tra Parigi e Imola c’è solo una settimana, si può fare. Anzi, molti ci arriverann­o di slancio dalla Francia. Noi studieremo bene il percorso, ci confronter­emo e poi definiremo i ruoli per la corsa. Non abbiamo l’uomo di punta tipo Van Aert, per una volta dobbiamo sfruttare il ruolo delle altre Nazionali. L’anno scorso a 5 km dall’arrivo mi sarei giocato la casa sulla vittoria di Trentin e sappiamo come è finita...».

Che risposte dà agli interrogat­ivi su Nibali?

«Nibali è sempre Nibali, i rivali devono temerlo, marcarlo, avere paura di uno come lui e dei suoi numeri. Sono fiducioso, se ha scelto di correre è perché vuole fare la differenza. Teniamo tutti il profilo basso e ce la giocheremo».

Chi fa più paura tra i rivali? «Wout Van Aert. Al Tour è stato incredibil­e, era sempre lì. In pianura, in salita, in volata, nei gruppetti giusti e a vincere le tappe».

Che idea si è fatto sui numeri di Pogacar?

«Secondo me non ha ben compreso quanto è forte. Ha vinto il Tour con l’ingenuità di un ragazzo. Ha dato il massimo, non aveva niente da perdere ed è stato il migliore. A cronometro non puoi mentire, lì è andato fortissimo facendo sembrare la sconfitta di Roglic come un crollo netto».

«Questo è il mio miglior grande giro Mi sono anche divertito e pazienza se non ho vinto neanche una tappa»

«Al Mondiale ce la giochiamo Se Nibali è venuto vuol dire che sta bene. Mi piace la squadra giovane»

A proposito di giovani, cosa intravede nell’Italia del futuro?

«Ha fatto bene Cassani a portare a Imola diversi ragazzi interessan­ti. Bisogna introdurli già adesso, loro sono il domani. Peccato per la caduta di Formolo, era proprio lui il più adatto in assoluto per questo percorso del Mondiale».

 ?? ANSA ?? Damiano Caruso, 32 anni, ragusano, in azione sul Col de la Loze, durante il recente Tour de France
ANSA Damiano Caruso, 32 anni, ragusano, in azione sul Col de la Loze, durante il recente Tour de France

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