Corriere dello Sport

ROGLIC DI FERRO GIÀ VEDE PARIGI

Il brutale Col de la Loze potrebbe aver deciso la corsa La maglia gialla infligge altri 17” al baby Pogacar «Ma siamo al Tour e nessun vantaggio basta mai»

- Di Giorgio Coluccia

Da ieri il giallo che indossa Primoz Roglic è molto più vivo, acceso, quasi lucente. Lo sloveno non guarda ancora tutti dall’alto sui Campi Elisi, ma dopo il brutale arrivo sul Col de la Loze Parigi si staglia nitida all’orizzonte. La tappa regina del Tour è andata, una salita finale d’altri tempi, con pendenze perfide e tornanti diabolici, ha scandito una vera e propria sfida di sopravvive­nza, un corpo a corpo tra i big della generale che ben presto è diventato uno scontro tra pochi eletti. Chi è andato in difficoltà è arrivato barcollant­e, quasi incapace di stare in sella per le oscillazio­ni dettate dalla stanchezza, da pendenze di un altro mondo.

Nel giorno più complicato Primoz Roglic ha aggiunto un altro tassello, probabilme­nte decisivo. In questo Tour non ha mai tiranneggi­ato, ha sempre sfruttato il lavoro dell’armata al suo servizio, senza incappare in una giornata storta o nelle mille trappole disseminat­e dopo il via da Nizza. È in giallo da Laruns, dopo nove tappe, ha vinto una sola frazione (a Orcières-Merlette), nessuno è mai riuscito a scrollarse­lo di dosso per davvero.

SELEZIONE SPIETATA. Ieri la strada ha eliminato i contendent­i uno dopo l’altro, ha fatto una selezione spietata piegandosi soltanto all’iniziativa del colombiano Miguel Angel Lopez, che a certe quote rinasce, apre il gas e punta dritto il traguardo. Nell’ascesa verso il Col de la Loze ha vissuto la sua giornata di gloria, l’assolo potrebbe valergli il terzo posto finale a Parigi, dopo aver colleziona­to gli stessi piazzament­i già al Giro d’Italia 2018 e alla Vuelta dello stesso anno: «Eravamo a oltre duemila metri d’altitudine e per me è come essere a casa mia in Colombia - ha dichiarato il corridore dell’Astana - Dedico la vittoria a mia moglie e a mio figlio, sono spesso lontano da loro, ma questo è il mio lavoro. Vittorie così ti ricompensa­no rispetto a ogni sacrificio».

Tutti in difficoltà gli altri pretendent­i al podio. Uran, Porte, Yates, Landa: nessuno ha avuto le gambe per provare a mettere il naso davanti, per provare a far saltare il banco nei tratti più difficili. Anzi, perfino Tadej Pogacar (nuova maglia a pois) si è messo in riga, è salito col proprio passo per amministra­re il secondo posto, che a soli 21 anni è già una “vittoria” pesante. Sempre dodicesimo in classifica generale (e primo degli italiani) Damiano Caruso, che però per entrare nella Top 10 deve recuperare almeno tre minuti al mai domo Valverde.

Ancora prima del via si è chiamato fuori Egan Bernal, il grande favorito diventato il vero flop della Grande Boucle, costretto al ritiro dal dolore alla schiena e dai pesanti ritardi accumulati nel corso delle ultime tappe. Anche se il suo team manager, Dave Brailsford, l’ha difeso ancora una volta: «Da campione uscente è andato sotto le aspettativ­e, ma può capitare. E anche al Team Ineos può succedere un’annata storta. Spesso hai bisogno di una mazzata per tornare a vincere».

CRONOSCALA­TA. La classifica potrebbe assestarsi ancora con la cronoscala­ta in programma sabato, verso La Planche Des Belles Filles, che sorride alle qualità degli sloveni Roglic e Pogacar piuttosto che a chi insegue. Il finale di questo Tour sembra già scritto, anche se la maglia gialla tiene un profilo basso: «Non è ancora finita. Siamo al Tour e nessun vantaggio è mai abbastanza. Sono orgoglioso delle tante bandiere slovene che incontriam­o a bordo strada, tutto questo lo stiamo facendo anche per i nostri tifosi».

Dopo l’indigestio­ne alpina oggi si punta La Roche-sur-Foron, con cinque gran premi della montagna e una maglia gialla sempre in allerta. Ma Parigi, ormai, sembra davvero dietro l’angolo.

Tappa al colombiano Lopez, gli altri big in difficoltà. Bernal non era neppure partito

 ?? ANSA ?? Prmoz Roglic, 30 anni, si volta all’arrivo: Tadej Pogacar, 21, non è più alla sua ruota. E il Tour è ipotecato
ANSA Prmoz Roglic, 30 anni, si volta all’arrivo: Tadej Pogacar, 21, non è più alla sua ruota. E il Tour è ipotecato

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