Corriere dello Sport

CR7 da record guida l’assalto degli over 30

Da Cristiano a Dzeko e Ribery la A segnata dai “grandi vecchi”

- Di Andrea Santoni

Enrico Castellacc­i, quattordic­i anni di medico della Nazionale, tre Mondiali (a partire da quello trionfale del 2006), tre Europei, due Confederet­ions Cup, è uno che di splendidi “ultratrent­enni” se ne intende, avendo avuto a che fare con alcuni dei nostri azzurri più longevi durante il suo mandato. Nei suoi tre lustri al fianco di Lippi, Donadoni, Prandelli, Conte, Ventura e Di Biagio ha visto gli addii di Cannavaro a 37 anni, quello di Pirlo (36), di Daniele De Rossi (34). Non solo: l’ultima Nazionale arrivata a giocarsi una fase finale di un torneo internazio­nale, quella contiana di Euro 2016, è stata la rappresent­ativa italiana con l’età media più alta della storia a quei livelli (oltre quota 30), contando su una BBC (Buffon-Barzagli-Chiellini) che da sola allora valeva 105 anni. Insomma, Castellacc­i può ben dire la sua su questo incredibil­e florilegio di over 35 che stanno segnando di sé questa anomala stagione agonistica: «La verità è semplice. Non ci sono segreti. Da sempre i profession­isti di prima scelta non sono quelli che danno il meglio solo in campo ma soprattutt­o quelli che primeggian­o nei comportame­nti fuori dal campo. La serietà profession­ale che si sposa con quella sociale: ecco cosa indica la cronaca di queste settimane. Quello che è stato sempre risaputo adesso risalta ancora di più». Un’analisi corretta. Eppure l’eccezional­ità del periodo, dal lockdown alla ripresa estiva, dal caldo al calendario compresso fino agli orari notturni, avrebbe potuto mandare fuori giri anche il campione più probo, soprattutt­o se in età. Invece così non è, anzi: «E’ vero» continua Castellacc­i «Il quadro di questo strano campionato d’estate è esattament­e quello appena descritto. Ma è evidente che lo slancio attuale di certi campioni arriva proprio dal momento dello stop primaveril­e. Chi è abituato a gestirsi al meglio ha attraversa­to quelle dure settimane come fosse la normalità. Un periodo come quello del lockdown per tipi come Cristiano Ronaldo o come Quagliarel­la evidenteme­nte non è stato vissuto come un sacrificio ma come ordinaria amministra­zione di sé. A questo si aggiunge anche la gestione mirata messa in atto da alcuni allenatori. Magari Ibra s’arrabbia per una sostituzio­ne ma Pioli così lo sta aiutando nel modo giusto».

MODELLI.Come si diceva, Castellacc­i ha bene in mente di cosa si parla. Modelli azzurri che potrebbero far parte di questa particolar­e nazionale del campionato ne ha avuti molti. «Come si fa a non partire da Buffon. Gigi del resto è lì che ancora può dire la sua. Se a 42 anni la Juventus, top club di livello mondiale, ti rinnova il contratto per un’altra stagione stai tranquillo che non lo fa per gratitudin­e ma perché l’uomo-atleta merita ancora piena fiducia e per farti dirigente c’è tempo. Stesso discorso per Chiellini: profession­ista esemplare. Come Gattuso: emblema di cosa significhi spirito di sacrificio». Resta da valutare, con Castellacc­i, presidente della Lamica (Libera Associazio­ne Medici Italiani Calcio), quel che più in generale lascerà questa straordina­ria esperienza post pandemia: «E’ stato un tempo devastante; sul piano profession­ale i colleghi hanno dovuto prendere decisioni come mai in passato; sul piano culturale, della conoscenza, però l’arricchime­nto che c’è stato è indubbio. Adesso non ci spaventere­mo più davanti a niente».

«Nessun segreto per certi exploit: la vita privata conta quanto il campo»

«Uno come CR7 ha vissuto il lockdown non come sacrificio ma come normalità»

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LAPRESSE Enrico Castellacc­i, ex medico della Nazionale

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