«LA MIA DINAMO SARÀ OMOGENEA»
Il coach Pozzecco: «Voglio meno differenza di rendimento tra quintetto e panchina. Riporterò Stefano Gentile in Nazionale»
Rotazioni più lunghe, talenti da lanciare, post basso e giocatori felici. La sintesi del Banco di Sardegna 2020/21 può essere questa. Il coach Gianmarco Pozzecco è impegnato con il gm Federico Pasquini e lo staff a disegnare la nuova squadra. Conferme importanti (il centro Bilan) da affiancare ai play Spissu e Gentile, oltre alla bandiera Devecchi. Più un quarto “in lavorazione”: Evans, ottimo la passata stagione. Tre ingaggi praticamente fatti: il play-guardia Pusica da Pesaro, l'ala Burnell da Cantù e l'ala Treier da Ravenna.
Coach Pozzecco, è fiducioso sul futuro?
«Se due mesi fa ero preoccupato per il Coronavirus, ora sono decisamente fiducioso: ci siamo stabilizzati dal punto di vista sanitario. All'opposto per la pallacanestro: pensavo che avremmo sfruttato l'occasione per migliorare, invece vedo che ancora si pensa a curare il proprio orticello...».
Cosa servirebbe?
«Non scelte convenienti per i propri club, ma giuste per la pallacanestro. E qualche giocatore in più sulle panchine: ad allenare non siamo neppure una decina tra A e A2. Servirebbero per aggiungere qualcosa alla pallacanestro anche in prospettiva».
Sassari si affida ancora al 5+5, 5 italiani e 5 stranieri ?
«La conformazione della Dinamo sarà europea, ma non ci fossilizziamo sulla formula. Per il momento abbiamo fatto il mercato. Stiamo cercando un altro buon giocatore italiano, però senza assillo. Abbiamo uno zoccolo duro rappresentato dall'asse play-pivot Spissu-Bilan, Devecchi e Stefano Gentile, più Treier che può giocare da italiano. Abbiamo fatto due acquisti stranieri funzionali alla nostra pallacanestro e quindi possiamo aspettare. Il mercato è appena iniziato e magari tra un mese il costo di qualcuno che ci piace sarà alla nostra portata».
Rotazioni sempre a otto? «Voglio allungare le rotazioni, ma soprattutto fare in modo di avere meno differenza di rendimento tra quintetto e panchina. Più uno crede nei suoi giocatori e più i giocatori sono felici».
Stefano Gentile è un esempio perfetto: che avete in programma per lui in questa stagione?
«Di Stefano ho grandissima stima anche come persona. Non è un caso se due stagioni fa gli ho dato maggior minutaggio e la conseguenza è stata che abbiamo ottenuto 22 vittorie di fila. La sua importanza magari non è evidente come per altri giocatori, ma per noi è fondamentale. E ho un obiettivo: far arrivare Stefano in Nazionale (anche se ha già due presenze in azzurro, ndr)».
Da Jerrells al 24enne Pusica come cambio di Spissu, come mai? E’ un rischio?
«Premessa: Jerrells è un grande giocatore, ma ho sbagliato io a pensare che potesse adeguarsi al nostro gioco. Pusica ha stazza perché è alto 196cm, quindi può fare sia il play che la guardia assieme a Spissu perché ha gran tiro. Aveva offerte importanti, però un nostro ex, Rashawn Thomas lo ha convinto a venire qui».
Al posto di Pierre arriva Burrell, cosa cambia?
«Anzitutto è un orgoglio per Sassari avere lanciato Pierre, che può muoversi tra Eurolega e NBA. Burrell ha caratteristiche simili come giocatore e come persona, come confermato dagli amici di Cantù. Spero possa fare lo stesso percorso di Pierre».
E se Treier diventasse il nuovo Kangur?
«Sorrido, perché è proprio la prima cosa a cui ho pensato quando l'ho visto giocare, e non solo perché è un'ala che viene dall'Estonia. Krjstian l'ho allenato a Varese. Si è congratulato con noi per la scelta».
La conferma di Evans è ormai scontata?
«Ci stiamo ancora lavorando...»
Milano e Virtus Bologna davanti a tutti?
«Hanno budget importanti e grandi allenatori come Messina e Djordjevic. Più giocatori e squadre forti abbiamo e meglio è per la crescita della pallacanestro. Ma non esistono risultati acquisiti: ero competitivo da giocatore e lo sono da allenatore. Due campionati fa quando affrontammo Milano per le semifinali scudetto dissi che non era vero che partivamo da sfavoriti». Infatti la Dinamo eliminò l’Olimpia...
«Il basket italiano? Ancora si pensa a curare il proprio orticello...»