Godin accusa: «Esposti al virus»
«Noi calciatori abbiamo rischiato sino all’ultimo: avevano insistito tanto per mandarci in campo!»
Il difensore dell’Inter in Uruguay: «Hanno voluto che continuassimo a giocare fino al momento in cui il sistema sanitario è andato in tilt»
Una forzatura, continuare col calcio. Adesso che l'epidemia del Covid-19 ha devastato il mondo, risuona forte e chiaro il pensiero di Diego Godin che ha momentaneamente fatto i bagagli partendo per Montevideo. Starà in quarantena lì, prima di sottoporsi a isolamento anche a Milano.
Un viaggio in Uruguay ritardato dall'obbligata fase trascorsa in casa, per due settimane: conseguenza di Juventus-Inter e del rischio di aver contratto il contagio da Rugani poi risultato positivo. «Noi calciatori siamo stati troppo esposti, fino all'ultimo momento - ha detto Godin a Espn - . Hanno tirato la corda per farci giocare, fino a quando la situazione si è dimostrata insostenibile».
RIPRESA E INCOGNITE. Lo sfogo di Godin arriva quattro giorni dopo il volo preso per tornare a casa. Ritrovando l'Uruguay - il connazionale Vecino ha preferito restare a Milano con la famiglia - che in condizioni normali avrebbe visto quest'estate per la Coppa America. Rimandato al prossimo anno anche l'appuntamento sudamericano. Con tutte le incognite del caso sul momento in cui potrà riprendere la stagione. «Non sappiamo se e quando potremo tornare ad allenarci - ha osservato ancora Godin -. Ricominceremo gli allenamenti, ma è difficile al momento ipotizzare stadi pieni. Il fatto è che, nel caso si riuscisse a giocare, dovremo farlo intensamente ogni tre giorni. Ma non so davvero cosa potrà succedere. E' come se questa fosse una mini-stagione, una vacanza: ormai siamo a casa da un mese senza aver toccato il pallone».
MISURE TARDIVE.Allenandosi all'interno delle mura domestiche, ci si deve arrangiare. «Non è semplice eseguire il lavoro di Conte e dello staff, per chi vive in appartamento - ha spiegato il difensore -. Io, nel poco spazio che ho in giardino, vado avanti e indietro. Ma è complicato ripetere sempre gli stessi esercizi, che dovrebbero servire a mantenere la resistenza. Non abbiamo certo a disposizione cento metri. Poi c'è l'aspetto del cibo, perché bisogna mantenere una linea».
Allarga le braccia idealmente, Godin, che in un momento così delicato rivolge il pensiero a chi è impegnato a salvare vite umane: «Il sistema sanitario è crollato, non ci sono letti in terapia intensiva per occuparsi di così tante persone gravemente malate. Lo sforzo che fanno i medici e gli operatori sanitari è impressionante, direi anche commovente. Oggi sono degli eroi. A livello governativo non sono state prese subito misure drastiche per arginare il virus, forse perché si pensava fosse solo un problema cinese e non di altri paesi».
FUTURO IN BILICO. Ci mancava anche questa, per Godin che già all'Inter sta passando una stagione incolore. E ben lontana dalle aspettative che poteva crearsi, dopo i nove anni all'Atletico Madrid. Al punto che non è affatto scontato in futuro vedere l'uruguaiano ancora a Milano. Ci sono Manchester United e Valencia alla finestra, mentre l'Inter, che lo sta pagando 5,5 milioni netti l'anno, il secondo ingaggio più pesante, valuterà con attenzione ogni scenario.