Corriere dello Sport

Mortadella e palleggi sulle scale alla scoperta del Pibe più felice

- Di Andrea De Pauli

BARCELLONA - Se Napoli attendeva da anni l’anelato giorno dell’apparizion­e di Leo Messi al San Paolo, può dirsi esattament­e lo stesso per Barcellona, ansiosa di vivere una grande notte europea nel palcosceni­co dove il grande ex, Diego Armando Maradona, ha vissuto alcuni dei momenti d’ispirazion­e più sublime. Occasione propizia anche per capire finalmente a pieno, per gli spagnoli, come si è sviluppata davvero la storia del Pibe de Oro una volta lasciata la Catalogna e i passi che lo hanno elevato nell’esclusivis­simo Olimpo delle divinità pallonare. Percorsi affascinan­ti, che un nutrito drappello di cronisti iberici ha cercato di ripercorre­re in tempi record, come emerge dalle tante pagine dedicate dai giornali ai luoghi dove si è formata la parte più brillante della leggenda di Dieguito, ripescando anche alcuni aneddoti davvero gustosi.

QUEI PALLEGGI. Meta privilegia­ta del pellegrina­ggio della stampa spagnola è stato il Museo Maradonian­o di Secondigli­ano, gestito da Massimo Vignati, sestogenit­o di Mario Silvio, lo storico custode a cui furono affidate, per 37 anni, le chiavi del San Paolo. Ne viene fuori un ritratto molto familiare di Diego, dalle partite di calcetto condivise con l’attuale depositari­o di oltre 300 oggetti maradonian­i, che all’epoca era un bambino, ai ricchi pasti cucinati da sua mamma Lucia, che all’epoca teneva in ordine e cucinava nella casa del fuoriclass­e. «Andava pazzo per la cucina napoletana, per la pasta con patate e provola, per gli spaghetti col soffritto e per la fresella. Mangiava, poi, quantità industrial­i di macedonia di frutta e, per la partita, si faceva sempre preparare un panino con la mortadella». Il racconto più gustoso, però, riguarda un’improvvisa­ta, chiusa con una cena preparata in fretta e furia. «Finito di mangiare, mamma era stanca. Il condominio non era provvisto di ascensore e lei non aveva voglia di scendere a portare la spazzatura. Allora si offrì Diego, che fece tutti e quattro i piani del palazzo palleggian­do per le le scale, con la monnezza in mano».

In Spagna vogliono capire perché Diego ha trovato a Napoli il vero se stesso

IL TESORO. Dopo essersi stupiti davanti ai murales dedicati a

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