Corriere dello Sport

Il Voluntary Agreement e tutte le sue strettoie

Per accedere a questo accordo le società devono rispettare una serie di parametri tecnici

- di Marcel Vulpis* * DIRETTORE AGENZIA SPORTECONO­MY.IT

Idea “voluntary agreement” per la nuova AS Roma, sempre più nel segno del magnate Dan Friedkin. Tecnicamen­te un vero e proprio patto in deroga rispetto alle regole tradiziona­li del Fair play finanziari­o. Dal giugno 2015, in caso di mutamenti radicali negli assetti della proprietà calcistich­e (come l’ingresso di nuovi acquirenti), è possibile sottoscriv­ere un accordo volontario (cosiddetto “voluntary agreement”), superando le norme UEFA, che impongono alle società di calcio europee perdite aggregate, nell’ultimo triennio, non oltre i 30 milioni di euro. Per aderire al voluntary agreement, però, bisogna rispettare una serie di parametri tecnici. I nuovi proprietar­i (entrati negli ultimi 12 mesi) possono sfruttare questa opportunit­à, ma il tutto è sottoposto ad attenta analisi da parte dell’organismo di governo del calcio continenta­le. Da alcuni anni è stato introdotto il cosiddetto “pacchetto di benvenuto” (wellcome package), un modello di Fair play finanziari­o meno rigido, per incentivar­e investitor­i (soprattutt­o stranieri) ad avvicinars­i a questo mondo. La sottoscriz­ione del voluntary agreement però è vincolata a tre aspetti fondamenta­li.

TRE PUNTI. I gialloross­i infatti saranno obbligari a presentare un piano, che abbia, al suo interno, una visione di scenario pluriennal­e. Nel contempo, il “business plan” (piano di sviluppo del giro d’affari) non può essere solo una previsione teorica di potenziali ricavi e costi. Il club di Trigoria dovrà dimostrare, inoltre, come intende raggiunger­e determinat­i obiettivi finanziari, con l’impegno del pareggio di bilancio nell’arco di quattro esercizi. Oltre a ciò i nuovi proprietar­i americani dovranno dimostrare di disporre delle risorse necessarie per gestire la società di Trigoria fino alla scadenza dell’accordo volontario. L’elemento più importante è il terzo: l’azionista di riferiment­o (nel caso specifico Dan Friedkin) o eventuali realtà “correlate” (investitor­i di sostegno collegati al magnate texano) dovranno presentare un impegno considerat­o irrevocabi­le a copertura di possibili perdite negli esercizi precedenti a quello in cui si prevede il raggiungim­ento del punto di pareggio (break even). Inoltre, i nuovi azionisti di riferiment­o della realtà capitolina potranno essere chiamati a presentare garanzie (anche personali) a copertura dell’intera operazione. L’UEFA pertanto viene incontro alle esigenze delle nuove proprietà, come quella texana della Roma, ma lo fa monitorand­o il quadrienni­o di riferiment­o collegato al “pacchetto di benvenuto”. Chiedendo opportune garanzie per evitare problemati­che che dovessero nascere nel tempo, come ad esempio, risultati non in linea con il business plan presentato agli ispettori di Nyon (l’UEFA Club Financial Control Body). La possibile adozione del voluntary agreement da parte dell’AS Roma non è l’unica pratica aperta in Europa: anche se nell’ultimo quadrienni­o la stragrande maggioranz­a delle società (a partire dalla stessa AS Roma per proseguire con l’Inter) ha preferito aderire all’altra formula Uefa: il cosiddetto “settlement agreement” (ovvero un piano di rientro concordato dall’organismo elvetico con i club fuori dai parametri del Ffp). Solo per citarne alcune, realtà come l’AS Monaco (Fra), l’FC Beşiktaş (Tur), il Kardemir Karabükspo­r (Tur), l’FC Krasnodar (Rus), l’FC Lokomotiv Mosca (Rus), l’FC Rostov (Rus), lo Sporting Lisbona (Por) o ancora il CSKA Sofia (Bul).

Dal piano pluriennal­e alle garanzie necessarie, vincoli e problemati­che

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Dan Friedkin, 54 anni

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