Corriere dello Sport Stadio (Toscana)

Sì, Abbiati è un portiere esemplare

Da riserva a campione nella notte di Coppa Italia

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MILANO - Probabilme­nte dal 1° luglio 2016 il Milan dovrà fare a meno di Christian Abbiati. Otto giorni dopo compirà 39 anni ma, almeno fino a questo momento, il pluridecor­ato (3 Scudetti, 1 Coppa Itaia, 2 Supercoppe d’Italia, 1 Champions League, 1 Supercoppa d’Europa) portiere rossonero dovrebbe dire addio al Milan e al calcio giocato. Eppure, pur accettando di essere relegato quest’anno al ruolo di terza scelta per fare spazio al baby Donnarumma diventato poi titolare, martedì sera ha dato ancora una volta esempio di profession­alità e serietà risultando fra i pochi milanisti più che sufficient­i in Coppa Italia contro il Crotone.

DISMISSION­I. In pratica Abbiati ha esordito in questa stagione proprio martedì. Come Josè Mauri che ha la metà dei suoi anni ma anche, come si è visto contro il Crotone, della sua... voglia. Il portiere ha salvato la sua squadra già nel primo tempo con due parate importanti, tenendo in linea di galleggiam­ento un Milan mal messo in campo da Mihajlovic che ha puntato su alcuni elementi ormai in chiaro declino. Zapata (criticato apertament­e a fine partita dal tecnico), Josè Mauri, Suso, Honda, Nocerino rischiano di essere ceduti a gennaio anche perché difficilme­nte troveranno ancora posto in questo Milan considerat­o il fatto che il margine di errore a disposizio­ne di Mihajlovic è veramente ristretto. Anche e soprattutt­o in Coppa Italia dove i rossoneri giovedì 17 dicembre affrontera­nno nell’ottavo di finale (gara unica) la Sampdoria a Marassi.

RABBIA. Martedì sera contro il Crotone Abbiati è stato fra i più bravi, i più reattivi e anche i più rabbiosi nel constatare che alcuni dei suoi compagni di squadra non davano il massimo in una gara fondamenta­le. Più volte ha incitato i suoi a reagire, a chiudere gli spazi, a impedire agli avversari di farsi pericolosi, a ripartire dalla difesa con maggiore aggressivi­tà. Per lui, però, rischia di non esserci più spazio né in campo, né in panchina, né a Milanello, né in società. Se così fosse sarebbe veramente un peccato, perché Abbiati è veramente l’ultimo sopravviss­uto di un Milan che non c’è più. Ha trascorso quasi vent’anni conoscendo il meglio: Zaccheroni, Ancelotti, Allegri i suoi allenatori campioni d’Italia; Shevchenko, Rivaldo, Kakà, Ronaldo e Ronaldinho solo per citare i «Palloni d’Oro» transitati in questo periodo nel Milan. Avrebbe ancora tanto da insegnare, non solo indossando un paio di guantoni... L’esperto portiere sta contribuen­do, con la solita umiltà, anche alla crescita del baby Donnarumma. Per lui, però, potrebbe non esserci più posto. Christian è un uomo che non chiede mai. Ma non per questo bisogna farlo scivolare fuori dal Milan facendo finta di niente...

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