Niki, fenomeno contromano
Dal tempestoso addio al Drake alla «Ferrari-spaghetti»
Lauda non è solo un grande campione e un eccellente dirigente sportivo, ma è stato sempre incline a contrasti e polemiche. Personaggio controcorrente, spesso è entrato in rotta di collisione con il potere.
Manifesta questo atteggiamento già nella sua carriera di pilota: dopo il titolo sfumato nel 1974 per la dispersione di punti fra lui e Regazzoni, compagni alla Ferrari, i rapporti fra l'austriaco e lo svizzero si logorano sempre di più e Clay lascia la Rossa alla fine del 1976. Nel 1977 si verifica un contrasto a ben altri livelli: dopo la conquista del secondo titolo iridato, Lauda lascia la Ferrari con due gare d'anticipo sulla fine della stagione. Sarà sostituito dal mitico Gilles Villeneuve. « Fra due anni vedremo dove sarà la Ferrari e dove sarà Lauda», dichiara l'austriaco con aperto spirito polemico all'atto dell'addio. I fatti non gli daranno ragione: nel 1979 la Ferrari conquista con Jody Scheckter il terzo titolo in cinque anni, dopo i due di Niki (19751977) mentre Lauda, dopo una fallimentare esperienza alla Brabham, annuncia il primo ritiro dalla F.1.
Ma le polemiche contro la Ferrari si faranno più pungenti da dirigente della Mercedes. Nel 2014 Niki accusa Ecclestone e Montezemolo, ancora presidente della Rossa, di voler modificare le regole per favorire il Cavallino. L’attacco più eclatante arriva nella stagione scorsa, quando Niki attribuisce gli scarsi risultati della Rossa all'approssimazione nei metodi di lavoro. «Se la Ferrari sa fare solo spaghetti, che colpa ne ha la Mercedes?», sarà il suo caustico commento. Solo le scuse di un imbarazzato Toto Wolff chiuderanno il caso.
Nel 2015 il contrasto sembra scoppiare addirittura all'interno della Mercedes, dopo il rifiuto dei tedeschi di fornire motori alla Red Bull quest’anno: i vertici del team austriaco accusano apertamente Toto Wolff di aver fatto fallire la trattativa in contrasto con Lauda, con il quale l'accordo sarebbe stato praticamente fatto. Un esempio clamoroso di questo atteggiamento di opposizione si era verificato già al suo arrivo da presidente non esecutivo alla Mercedes a fine 2012: sfidando il prestigio del mito Schumacher e l'orientamento del team, Niki non aveva esitato a portare in squadra Lewis Hamilton. Mossa risultata, alla fine, vincente.
FU TRADITO. Il racconto scolora nella terza ipotesi, che poi è quella che sostiene il giallo: ci fu un complotto? Esisteva un gentleman agreement che fu rispettato da Lauda, Carlos Pace ed Emerson Fittipaldi, ma disatteso da tutti gli altri?
Certo i nemici non gli mancavano: Regazzoni per la gelosia, Ronnie Peterson il cui arrivo alla Ferrari era stato silurato da Lauda pochi mesi prima, Carlos Reutemann chiamato per sostituire l’austriaco a Monza, ciò che lo aveva profondamente offeso.
Di questa idea è rimasto Daniele Audetto, allora direttore sportivo: « Inutile che qualcuno lo neghi, il patto tra i piloti per fermarsi subito dopo il via c’era ed ebbe come garante Bernie Ecclestone (allora capo alla Brabham ma già leader tra i costruttori, ndr). Lui fu chiaro con Niki e gli altri: “sta per chiudersi la finestra del satellite Tv e rischiamo grosso con gli organizzatori. C’è una via di uscita: metteteci al riparo da inadempienze contrattuali prendendo il via. Poi tutti a casa, se volete”».
Secondo Audetto «anche Hunt era d’accordo per fermarsi, ciò che aveva tranquillizzato Lauda. Ma in gara le cose non andarono così. E Regazzoni ha ragione: noi al box andammo nel pallone.
A fine 1977 sbattè la porta: «Fra due anni vedremo dove sarò io e dove sarà il Cavallino». E perse