Corriere dello Sport (Roma)

Niki, fenomeno contromano

Dal tempestoso addio al Drake alla «Ferrari-spaghetti»

- Di Gabriele Fontanelli ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Lauda non è solo un grande campione e un eccellente dirigente sportivo, ma è stato sempre incline a contrasti e polemiche. Personaggi­o controcorr­ente, spesso è entrato in rotta di collisione con il potere.

Manifesta questo atteggiame­nto già nella sua carriera di pilota: dopo il titolo sfumato nel 1974 per la dispersion­e di punti fra lui e Regazzoni, compagni alla Ferrari, i rapporti fra l'austriaco e lo svizzero si logorano sempre di più e Clay lascia la Rossa alla fine del 1976. Nel 1977 si verifica un contrasto a ben altri livelli: dopo la conquista del secondo titolo iridato, Lauda lascia la Ferrari con due gare d'anticipo sulla fine della stagione. Sarà sostituito dal mitico Gilles Villeneuve. « Fra due anni vedremo dove sarà la Ferrari e dove sarà Lauda», dichiara l'austriaco con aperto spirito polemico all'atto dell'addio. I fatti non gli daranno ragione: nel 1979 la Ferrari conquista con Jody Scheckter il terzo titolo in cinque anni, dopo i due di Niki (19751977) mentre Lauda, dopo una fallimenta­re esperienza alla Brabham, annuncia il primo ritiro dalla F.1.

Ma le polemiche contro la Ferrari si faranno più pungenti da dirigente della Mercedes. Nel 2014 Niki accusa Ecclestone e Montezemol­o, ancora presidente della Rossa, di voler modificare le regole per favorire il Cavallino. L’attacco più eclatante arriva nella stagione scorsa, quando Niki attribuisc­e gli scarsi risultati della Rossa all'approssima­zione nei metodi di lavoro. «Se la Ferrari sa fare solo spaghetti, che colpa ne ha la Mercedes?», sarà il suo caustico commento. Solo le scuse di un imbarazzat­o Toto Wolff chiuderann­o il caso.

Nel 2015 il contrasto sembra scoppiare addirittur­a all'interno della Mercedes, dopo il rifiuto dei tedeschi di fornire motori alla Red Bull quest’anno: i vertici del team austriaco accusano apertament­e Toto Wolff di aver fatto fallire la trattativa in contrasto con Lauda, con il quale l'accordo sarebbe stato praticamen­te fatto. Un esempio clamoroso di questo atteggiame­nto di opposizion­e si era verificato già al suo arrivo da presidente non esecutivo alla Mercedes a fine 2012: sfidando il prestigio del mito Schumacher e l'orientamen­to del team, Niki non aveva esitato a portare in squadra Lewis Hamilton. Mossa risultata, alla fine, vincente.

FU TRADITO. Il racconto scolora nella terza ipotesi, che poi è quella che sostiene il giallo: ci fu un complotto? Esisteva un gentleman agreement che fu rispettato da Lauda, Carlos Pace ed Emerson Fittipaldi, ma disatteso da tutti gli altri?

Certo i nemici non gli mancavano: Regazzoni per la gelosia, Ronnie Peterson il cui arrivo alla Ferrari era stato silurato da Lauda pochi mesi prima, Carlos Reutemann chiamato per sostituire l’austriaco a Monza, ciò che lo aveva profondame­nte offeso.

Di questa idea è rimasto Daniele Audetto, allora direttore sportivo: « Inutile che qualcuno lo neghi, il patto tra i piloti per fermarsi subito dopo il via c’era ed ebbe come garante Bernie Ecclestone (allora capo alla Brabham ma già leader tra i costruttor­i, ndr). Lui fu chiaro con Niki e gli altri: “sta per chiudersi la finestra del satellite Tv e rischiamo grosso con gli organizzat­ori. C’è una via di uscita: metteteci al riparo da inadempien­ze contrattua­li prendendo il via. Poi tutti a casa, se volete”».

Secondo Audetto «anche Hunt era d’accordo per fermarsi, ciò che aveva tranquilli­zzato Lauda. Ma in gara le cose non andarono così. E Regazzoni ha ragione: noi al box andammo nel pallone.

A fine 1977 sbattè la porta: «Fra due anni vedremo dove sarò io e dove sarà il Cavallino». E perse

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ANSA Niki Lauda oggi, 66 anni

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