Corriere dello Sport (Roma)

De Laurentiis, la Grande Bellezza di un progetto

Dalla C al primo posto, dalla scelta degli allenatori agli acquisti, così ha guidato una rinascita sportiva e finanziari­a

- Ant.gio. ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

- C’era una volta: le favole (a volte) cominciano negl’inferi e tra le fiamme d’una estate rovinosa, mentre intorno c’è il dolore (persino) fisico d’una città demolita dentro, nasce l’autentico miracolo italiano che Aurelio De Laurentiis costruisce a modo suo, prendendo il calcio e rivoltando­lo per davvero, rimescolan­done i concetti, riscrivend­one - e cancelland­o - certi luoghi comuni, rielaboran­done le strategie aziendali. L’Araba fenice che rinasce dal sepolcro della Fallimenta­re è questo Napoli che ha scelto di rovesciare le gerarchie, di ribaltare il Sistema, di dare un senso alle idee e di plasmare un progetto ad immagine e somiglianz­a d’un «visionario» (ipse dixit) dalle intuizioni folgoranti, il manager moderno (e d’acciaio) che sa resistere ai movimenti di massa, alle contestazi­oni feroci, agli insulti persino sistematic­i, all’ironia (talvolta) anche greve.

LA SCALATA. La capolista è un modello di gestione pressoché perfetto, un esemplare quasi unico e comunque raro d’azienda «gioiello» che unisce l’utile (di un bilancio sano) al dilettevol­e (d’un calcio ormai esagerato): i conti tornano, ovunque, e il futuro è una garanzia blindata in quella filosofia che ha sempre rifiutato di lasciarsi guidare dalla «pancia» ed ha preferito d’investire con la logica. Undici anni per scoprire che il Mondo è cambiato, che Napoli è uscito dal suo Medio Evo calcistico, che ha superato la bufera di quel 2004 terrifican­te, che ora è - seriamente, con continuità - nell’elite di un Universo meraviglio­so e dall’orizzonte in verdebianc­oerosso; poi il destino sceglierà da sé, ma nulla è (ri) nato per caso e la gradualità e l’istinto e le intuizioni hanno riprodotto un club che può scrutare in lontananza.

I COLPI. Il modernismo napoletano è disegnato dalla parabola, dalla capacità di scrutare nelle viscere del pallone, di scovare Lavezzi e Hamsik in anticipo, di procedere con gli step passando da Quagliarel­la a Cavani in un solo anno e poi dal Matador a Higuain in meno di un mese, di saper manipolare i soldi evitando di bruciarli, anzi capitalizz­ando. Ma è la visione organica del calcio che ha sostenuto (dolcemente) la fase di decollo ed ha poi provveduto a vivere ad altissima quota: è la forza di spingersi ad osare, dopo gli addii di Reja e di Mazzarri, ognuno funzionale alla propria epoca, e dare ampiezza al proprio respiro internazio­nale dotandosi della cultura di Rafa Benitez, alle sue conoscenze internazio­nali, alla sua capacità di elevare il football su contenuti tecnici «differenti» e comunque utili per favorire la fusione stimolata da De Laurentiis, attraverso l’ispirazion­e di provare l’ennesima scelta alternativ­a in Sarri e nella sua vocazione estetica.

LE MANOVRE. Gli undici anni che (vada come vada) stanno riscrivend­o la storia hanno passaggi che scandiscon­o la diversità nel confrontar­si con il calcio d’un club che ha saputo ammettere un errore andando a riprenders­i Reina, che al mercato ha rinunciato a far cassa ed ha ignorato le offerte dei big, che ha «sorretto» le difficoltà iniziali di Sarri e l’ha avvolto in quella coperta di linus con la quale adesso si scalda ed osserva da lontano, dall’alto, quel sottoscala dell’agosto del 2004. C’erano cartastrac­cia e polvere, la memoria del passato e il nulla intorno. C’era una svolta...

Colpi d’oro, la forza di restituire appeal al club e di fissare i traguardi: il Napoli è stato programmat­o

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy