Meglio Napoli o Inter? Il calcio vota per Sarri
«Con l’Inter serve una prova di squadra Loro talentuosi, noi non abbiamo paura»
Gli occhi vispi osservano il futuro: e c’è sempre quel filo di sana, contagiosa allegria che provvede a dribblare il protocollo e la banalità, con l’esuberanza tecnica che diviene effervescenza dialettica e lascia scivolare il conformismo oltre l’ovvietà. Lo sguardo da scugnizzo è un inno alla vitalità e si può restare seri senza prendersi però troppo seriamente, afferrando il senso di Napoli-Inter, manipolandolo con cura, prima di rivolgersi ai cronisti con un sorriso birichino ed invocare di rompere le convenzioni del caso: «Pompatela, pompatela». La testa è tra le nuvole e sul volo che dal Belgio riconduce verso il “sogno” c’è un Insigne rigorosamente “ufficiale”, il modello esemplare dell’atleta politicamente corretto che sta nel recinto del “galateo”, che ha parole tenerissime, che asseconda il rito d’una vigilia lunghissima da custodire nel manierismo e che poi, sfilando lontano dai taccuini, si concede uno scatto di compiaciuta ironia, quasi volesse essere una tenera marachella da rifilare sotto al naso a Guido Baldari, l’addetto stampa, che sta al gioco. «Pompatela, pompatela». La traduzione, per nulla libera, è «gonfiatela, gonfiatela»: spingendosi al di là del suo pensiero ufficiale, prendendosi ciò ch’esiste d’una sfida-scudetto, interpretandola insomma, come farebbe Insigne Lorenzo, “Magnifico” ma per davvero.
UOMO PER GRANDI. Sette meraviglie, però costruite (innanzitutto) per gli appuntamenti che contano, riuscendo ad accomodarsi tra le stelle a suon di gol (alla Lazio, alla Juventus, al Milan e alla Fiorentina) e graffiandole nella pelle, marchiandole nella testa. Insigne Lorenzo è il bomber delle Grandi occasioni e cos’altro è Napoli-Inter? «Per cominciare: lunedì sera è importante fare una prestazione di squadra, essere noi stessi e vincere. Poi, per quanto mi riguarda, a me interessano i tre punti: potrebbe segnare anche Reina, se ci riuscisse».
NO LIMITS. La scaramanzia diviene quasi un’arte e va elusa con la classe di un artista: diciassette risultati utili consecutivi, la soglia ideale per far tremare i superstiziosi della prima e dell’ultima ora, per pensare che si avvicini una notte tormentosa, più nera che azzurra. Ma Insigne, che è napoletano “dentro”, sa come si sfugge al pericolo. «Loro hanno giocatori di talento, ma noi non abbiamo paura di nessuno e ce la giocheremo alla pari. Siamo secondi in classifica e vogliamo continuare questa nostra striscia, perché ci piacerebbe arrivare il più in alto possibile».
LETTERINA AL CT. Il miglior Insigne (statisticamente) è nei fatti, nella sua brillante interpretazione d’un ruolo che sente e che sviluppa con naturalezza («ho sempre fatto bene nel tridente, m’è sempre piaciuto e mi sento a mio agio»), in quell’umore che trasmette gioiosità («ho la fiducia di Sarri, la sento»), in quell’aspirazione umanissima di riprendersi la Nazionale, accarezzata con dolcezza. «Conte ha detto che è stata una scelta tecnica: devo fare bene per il Napoli e fargli cambiare idea». Perché poi verrà maggio (2016) e chissà cosa riserverà il futuro, la corsa per lo scudetto, per l’Europa League, per la Coppa Italia, per l’Europeo. «Vogliamo arrivare sempre piu su, vedere il Napoli dà felicità e noi vogliamo regalarne ai nostri tifosi». E ridersela alla Insigne, anche dell’avviso di Felipe Melo che, temendo Higuain, annuncia estremi rimedi: «Beh, per menarlo bisogna prima prenderlo». E’ Napoli-Inter e si può, si deve anche un po’ scherzare, scegliendo il basso profilo, lanciando assist ai giornalisti. «Pompatela, pompatela».
«La Nazionale? Conte mi ha parlato di scelta tecnica: lavorerò per fargli cambiare idea»