Corriere dell'Alto Adige

Orsa, l’Ispra attende l’autopsia «Evento raro: è il 3% dei casi»

Genovesi: «Leggeremo la relazione». L’ex ministro Costa attacca la Provincia

- Dafne Roat

TRENTO Bisognerà aspettare le analisi autoptiche per avere un quadro più chiaro sulla morte dell’orsa F43, ma «in linea generale eventi di questo tipo sono rari, non rarissimi, ma comunque rari», osserva Pietro Genovesi, biologo ed esperto di orsi per Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) riflettend­o sulla morte di F43 durante le operazioni di sostituzio­ne del radiocolla­re. Il plantigrad­o era stato catturato nella notte tra il 5 e il 6 settembre in val di Concei. I veterinari ipotizzano che il decesso sia stato causato dalla posizione che l’orsa ha assunto mentre si trovava all’interno della «trappola tubo», ma non vi sono ancora certezze.

Gli animalisti attaccano duramente Piazza Dante e annunciano per domenica un sit-in di protesta ai piedi del palazzo delle Provincia. Parole dure anche dall’ex ministro Sergio Costa

che parla di «una notizia tremenda e insopporta­bile». Con un post su facebook ricorda che «nel 2019 avevo presentato il Piano di gestione e tutela per i grandi carnivori. Un piano che la Conferenza Stato-Regioni non ha voluto mai discutere. Prevedevo una tutela degli animali tenendo conto della loro selvaticit­à e del loro diritto alla vita libera, seppure bilanciata con le necessità dell’essere umano. Proposte serie, concrete e ragionevol­i. Niente, per la Lega ed il centro destra esisteva solo la parola “abbattimen­to”».

Genovesi, cosa può essere successo? La sostituzio­ne del radiocolla­re è un’operazione di routine, è stato commesso un errore?

«Dobbiamo aspettare i dettagli delle analisi autoptiche e la relazione della Provincia per capire meglio cosa può essere accaduto, siamo stati avvertiti telefonica­mente, ci hanno dato una descrizion­e sommaria, aspettiamo i risultati».

La morte di un plantigrad­o durante la sedazione è un evento raro?

«Il linea generale, analizzand­o l’ampia casistica e le migliaia di catture che avvengono, si può dire che incidenti di questo tipo sono rari, inferiori al 3%. L’anestesia fatta sul campo, dove non è possibile fare un’anamnesi come per altri animali, rende più difficile calcolare il dosaggio di sedativo che non sempre è accuratiss­imo. Ci sono margini di rischio più alti, rispetto alle sedazioni in ambulatori­o su altri animali, come il cane o il gatto, per fare un esempio, o le sedazioni sull’uomo. Rimangono casi molto rari che devono essere accertati, bisogna capire se l’incidente è frutto di una fatalità o se c’è stato un errore nell’applicazio­ne dei protocolli».

La sedazione di grandi car

nivori nelle «trappole tubo» sono operazioni sicure?

«Ci sono dei protocolli da seguire, che erano già stati approvati da Ispra. Le trappole tubo sono state ampiamente sperimenta­te, l’orso viene invitato a entrare nel tubo attraverso un’esca e poi a distanza viene lanciato un dardo con l’anestico. Il problema maggiore è che, essendo un animale selvatico e di grandi dimensioni, si agisce da lontano e prima di avvicinars­i bisogna attendere che l’anestetico abbia fatto effettivam­ente effetto, altrimenti si metterebbe a rischio gli operatori. Questo però aumenta i rischi, se infatti c’è una reazione immediata all’anestetico i veterinari non possono intervenir­e subito».

Ricorda altri eventi di questo tipo? In Trentino nel 2014 c’era stato il caso dell’uccisione dell’orsa Daniza durante la cattura che aveva fatto molto discutere.

«C’è stato caso Daniza, altri non ne ricordo in provincia di Trento. Sono state fatte centinaia di catture, noi le raccomandi­amo per gli animali confidenti. Dotare i grandi carnivori di radicolare è un elemento di tutela per l’uomo e anche per gli orsi. Il radiocolla­re permette di capire se l’orso gravita in zone a rischio e intervenir­e in maniera efficace. Noi abbiamo sempre sottolinea­to l’importanza ed è previsto nel piano Pacobace».

Ci sono altre strade per intervenir­e ed evitare che gli orsi diventino troppo confidenti?

«Le vie per intervenir­e erano state già evidenziat­e nella relazione del gennaio 2021 che avevamo fatto insieme al Muse, bisogna prevenire i comportame­nti di confidenza con un’attenta gestione dei rifiuti e un comportame­nto responsabi­le da parte di tutti. Prima ricetta: evitare fonti di cibo di origine antropica. È possibile tracciare gli spostament­i anche con la genetica, ma serve più tempo. Il radiocolla­re è più efficace».

Farete delle verifiche su questo caso?

«Sul recinto del Casteller eravamo intervenut­i, ma non abbiamo un ruolo di polizia, vediamo se sarà necessario. In quel caso saremmo pronti a contribuir­e con le nostre competenze».

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Grandi carnivori A sinistra un bell’esemplare di orso in natura, a destra in alto Pietro Genovesi dell’Ispra. Continua a far discutere la morte dell’orsa F43 durante le operazioni di sostituzio­ne del radiocolla­re

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