Corriere dell'Alto Adige

Via Comini, luce sulla rissa: ospite marocchino aggredito perché difese donna sul bus

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BOLZANO Non una semplice rissa tra balordi, ma un’aggression­e subita da un ospite colpevole, il giorno prima, di aver difeso una donna sul bus Sasa.

L’approfondi­mento condotto da Volontariu­s fa luce sull’incidente avvenuto poco dopo l’apertura del nuovo centro emergenza freddo di via Comini, in cui era stata danneggiat­a la sede di un’azienda confinante. Dalle informazio­ni raccolte dagli operatori è emerso che l’aggression­e con il coltello da parte di un nigeriano nei confronti del maghrebino (che si difendeva lanciando una pietra) è stata causata da un’azione di solidariet­à verificata­si la sera prima a bordo di un bus Sasa, a difesa di una donna che era stata pesantemen­te molestata proprio dal nigeriano, senza che nessuno dei presenti osasse intervenir­e.

Per il giovane marocchino le conseguenz­e del nobile gesto hanno portato alla ritorsione da parte del nigeriano con tentativo di accoltella­mento, con la beffa di una probabile denuncia per rissa e danneggiam­ento ed il conseguent­e allontanam­ento a tempo indetermin­ato dalla struttura di accoglienz­a, Gli elementi raccolti hanno permesso agli operatori di individuar­e la donna vittima dell’aggression­e che, venuta a conoscenza del fatto, ha deciso di contattare gli Volontariu­s per prendere le difese del giovane. La donna si è recata, assieme alla coordinatr­ice degli operatori di strada, presso le Forze dell’Ordine al fine di rilasciare una dichiarazi­one spontanea utile a circostanz­iare l’episodio. La sera del 6 dicembre la signora aveva rimprovera­to il nigeriano sul bus perché impediva ai passeggeri di accedere all’obliteratr­ice. Ne seguiva una reazione aggressiva verso la donna inerme e terrorizza­ta, cui il marocchino ha reagito difendendo la donna. Scesi entrambi dal bus, la discussion­e fra i due uomini è poi degenerata. «Auspichiam­o — scrive Volontariu­s — che lo spiacevole episodio venga reinterpre­tato in maniera corretta e possa servire a “riabilitar­e” il senzatetto, che ora è costretto a vivere sulla strada». (R. Cat.)

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