Corriere dell'Alto Adige

Aula, rischio impasse Senza il presidente l’attività è ferma al palo

- Ma. Gio.

TRENTO La questione, in consiglio regionale, è rimbalzata praticamen­te in tutte le conversazi­oni: mentre in Aula si approvava — senza grosse preoccupaz­ioni — il via libera alla presidenza del consiglio regionale del leghista Roberto Paccher, alla buvette l’incognita legata all’elezione del presidente del consiglio provincial­e ha continuato a dividere gli schieramen­ti.

Un nodo non di poco conto: martedì scorso il nome del leader degli Autonomist­i popolari Walter Kaswalder è stato rispedito al mittente per ben due volte, «stoppato» dall’uscita dall’Aula delle opposizion­i e dalla conseguent­e mancanza del numero legale. «Sono tranquillo» aveva commentato nella serata di martedì lo stesso Kaswalder, consapevol­e del «muro» eretto in particolar­e dal suo ex partito, il Patt. E mercoledì, fuori dal consiglio regionale, Kaswalder non aveva cambiato idea. Come il governator­e Maurizio Fugatti. Il quale, in questi giorni, ha ribadito l’intenzione di tenere duro sul nome dell’autonomist­a.

Ma martedì si torna in Aula. E con due fumate nere alle spalle, il rischio di impantanar­si in una palude senza uscita è alta. Soprattutt­o se in questi giorni non ci saranno contatti tra le parti per cercare di trovare una soluzione che avvicini alla maggioranz­a almeno una parte delle opposizion­i. Di più: l’assenza di un presidente, di fatto, blocca l’avvio di procedure che dovrebbero essere di routine.

«Mi auguro che le opposizion­i, o almeno una parte, riconoscan­o che la democrazia vince e capiscano l’importanza di un consiglio funzionant­e» tuona il segretario della Lega Mirko Bisesti. «Molti cittadini — prosegue l’assessore — sono indignati dall’atteggiame­nto delle opposizion­i e ce lo scrivono. Del resto, una richiesta politica non può trasformar­si in ostruzioni­smo». A rivolgersi alle opposizion­i è anche Sergio Binelli di Agire, che invoca «responsabi­lità» per superare «una situazione imbarazzan­te».

Gli occhi, ancora, sono puntati sui 5 Stelle, sui quali già martedì si era concentrat­a qualche speranza (in cambio della vicepresid­enza): conti alla mano, però, ai grillini l’accordo non sarebbe valsa la garanzia della nomina (l’eventuale uscita dall’Aula di Lucia Coppola avrebbe portato di nuovo il numero a 23). «Noi non ne abbiamo mai fatto una questione di poltrone» taglia corto Filippo Degasperi, che nel frattempo ha già presentato quasi 60 interrogaz­ioni. E che non nasconde l’ambizione di un posto in ufficio di presidenza.

Come uscirne, dunque? In qualche contatto informale che in questi giorni sembra aprire spiragli tra una parte della maggioranz­a e una parte dell’opposizion­e, una possibile soluzione è stata ventilata. In sostanza, visto che l’opposizion­e si è impuntata sul metodo, Fugatti potrebbe sedersi al tavolo proponendo anche un nome alternativ­o a quello di Kaswalder, pur ribadendo la volontà della maggioranz­a di puntare sull’ex sindaco di Vigolo Vattaro. Difficile a quel punto per l’opposizion­e fermare la sua elezione, senza farne una questione personale.

Gli atti Il grillino Degasperi ha già depositato quasi sessanta interrogaz­ioni

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