Segnaletica, Kompatscher contro Bizzo
Il Landeshauptmann: non capisco le polemiche. Biancofiore attacca: danno grave
Il Landeshauptmann Kompatscher mette in guardia il Pd sulle polemiche sulla toponomastica e di fatto richiama Bizzo: «Quello che stiamo portando avanti è un accordo di portata storica”. Secondo il presidente il documento unitario di Palermo, che fa sintesi degli allegati Ae B eliminando circa 130 denominazioni italiane fra quelle meno utilizzate e che domani sera verrà sottoposto al voto dell’assemblea Pd. Biancofiore: danneggiato il gruppo italiano.
BOLZANO Le polemiche interne al Partito Democratico in tema di toponomastica? Solo propaganda elettorale. Così il Landeshauptmann Arno Kompatscher mette in guardia il partner politico della Svp contro la mancata approvazione da parte della Commissione dei Sei di un «compromesso storico», in grado di sottrarre finalmente alla politica il tema dei toponimi per demandarla a un pool di tecnici. Secondo il presidente della Provincia Autonoma il documento unitario del senatore Francesco Palermo, che fa sintesi degli allegati Ae B eliminando circa 130 denominazioni italiane fra quelle meno utilizzate e che domani sera verrà sottoposto al voto dell’assemblea Pd, è «l’ultimo compromesso che la Svp è in grado di accettare».
Presidente, che impressione ha di questa diatriba interna al Pd con Roberto Bizzo che fa resistenza passiva all’approvazione della norma di attuazione?
«Onestamente non capisco come mai ora si possa essere contrari — e mi riferisco in questo caso al presidente del Consiglio provinciale Roberto Bizzo — a una norma che fa proprio quello che da sempre si perseguiva, ossia garantire tutti i gruppi linguistici. Se questa norma di attuazione fosse approvata, per cancellare un toponimo ci vorrà la doppia maggioranza all’interno di una commissione rappresentativa di tutti i rappresentanti di tutti i gruppi linguistici. Per questo si tratta di una norma ipergarantista».
Qual è la novità che questa norma introduce?
«La differenza è che finalmente si pone la questione della toponomastica a un livello tecnico. Dunque non sarà più un politico a poter dire se questo o quel nome gli piace oppure no, bensì una commissione di tecnici, che deciderà solo una volta raggiunta come detto una doppia maggioranza. Per questo motivo non capisco il dissenso in merito»
Che cosa pensa invece dell’elenco di compromesso stilato dal senatore Francesco Palermo?
«Sul punto occorre ricordare che si tratta di un documento che fa sintesi di due accordi firmati da due ministri della Repubblica. La cosa strana è che qui vediamo un rappresentate del Partito Democratico locale che smentisce il suo ministro (Graziano Delrio, n.d.r.). Anche questo, non capisco come si sia potuti arrivare a questo punto. Personalmente ho l’impressione che sia più una questione di campagna elettorale che di merito. Sarebbe un peccato se fossero questi i motivi che fanno saltare un accordo storico».
Cosa significherebbe approvare questa norma?
«Adesso avremmo final- mente la possibilità di trovare un compromesso storico che da un lato toglie il principio — finora sostenuto da qualcuno — che bilinguismo vorrebbe dire bi-nomismo per tutti i singoli nomi, anche per il prato più lontano e meno conosciuto del mondo. magari invece quel nome italiano nessuno l’ha mai utilizzato, nessuno ormai lo conosce più, non ha senso dire “devo metterlo sul cartello per forza”».
Il nodo riguarda però i molti nomi italiani che sparirebbero.
«Infatti la norma prende atto che non avrebbe senso togliere tutti quei nomi storici italiani, invalsi nell’uso comune, che fanno parte del patrimonio delle persone di lingua italiana che vivono qui. Credo che i nomi costituiscano una parte fondamentale della “Heimat” degli italiani, non avrebbe senso cancellarli. Ora siamo di fronte alla possibilità di un compromesso fra questi due estremi, una soluzione che spero venga approvata».
Cosa risponde a chi dice che invece dovreste piegarvi e accettare più nomi italiani?
«Noi non siamo più disposti a fare compromessi sulla toponomastica. Qui abbiamo già dato dal nostro punto di vista, ora tocca al Pd fare la sua parte».