UNA PARTITA CON L’EUROPA CHE L’ESECUTIVO CONTA DI VINCERE
C’è solo da sperare che abbia ragione il ministro della Difesa, Guido Crosetto, di FDI, quando vede la strada spianata per la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente della Commissione Ue. «Vedo più impasse sulla stampa italiana che non a livello di Commissione europea. Penso che Fitto sia benvoluto, ben conosciuto, ben accettato intanto dalla presidente von der Leyen, ma anche da molti colleghi». Può darsi. Ma se alla fine il suo ruolo fosse ridimensionato per l’opposizione della maggioranza di Socialisti, Liberali e Verdi, per il nostro Paese sarebbe uno smacco. Le stesse aperture fatte all’esponente del governo di Giorgia Meloni dal gruppo europeo del Pd finirebbero non solo per risultare inutili, ma produrrebbero altre polemiche. Invece di mettere tra parentesi come una votazione isolata il «no» meloniano alla presidente Ursula von der Leyen, favorevole peraltro alla nomina di
Fitto, riproporrebbero quell’atto di ostilità come origine delle riserve contro il candidato dell’italia: un pretesto offerto agli avversari. L’impressione è che la filiera del «no» al ministro non si annidi solo e tanto nel gruppo socialista, che probabilmente mira a spuntare deleghe più sostanziose. La resistenza è di liberali e di alcuni settori del Ppe: il fronte moderato della coalizione che ha eletto la Commissione. La posizione di Manfred Weber, favorevole al governo Meloni e alleato stretto del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, non sempre ha prevalso tra i Popolari: il partito vincitore alle Europee tende a erigere una barriera contro le destre sovraniste, sue dirette concorrenti elettorali. Non a caso le prime bordate contro la candidatura sono arrivate dal quotidiano berlinese conservatore Die Welt. E dallo stesso schieramento provengono le resistenze di personaggi come il presidente polacco Donald Tusk. Tusk dà voce a quanti, nell’ue, sono poco disposti a offrire incarichi di peso a un rappresentante dell’ecr, seppure atipico per l’identikit moderato di ex Dc, come Fitto. La stima verso la sua persona è trasversale. Ma influisce l’appartenenza al gruppo dei Conservatori, sospettati anche di posizioni non abbastanza nette contro una Russia che alza il tiro contro Nato e Ue. L’idea che Fitto si occupi del Piano di Ripresa italiano da commissario Ue è ritenuta irrituale. Ed è stata criticata la presenza alla riunione dell’ecofin a Budapest del ministro dell’economia, il leghista Giancarlo Giorgetti: un omaggio poco condiviso al filorusso Viktor Orbán, presidente di turno dell’ue. Ma Crosetto assicura: «Ho visto il commissario francese, Thierry Breton. Mi ha detto: “Sono orgoglioso e contento di lavorare con Raffaele”, che conosce da tempo». Dunque, «ci saranno meno problemi di quelli che qualcuno auspica».