Addio a Ernesto Franco l’anima della nuova Einaudi
Ernesto Franco, scomparso ieri all’età di 68 anni, è stato il direttore più longevo della casa editrice di Giulio Einaudi. E lo è stato a partire dal 1998, quando il fondatore era ancora vivo (morì un anno dopo), nella lunga fase di rinnovamento e di equilibrio dopo l’acquisizione da parte della Mondadori di Berlusconi, avvenuta tra le polemiche nel 1994, con la diaspora di autori simbolo dello Struzzo, come Carlo Ginzburg e Corrado Stajano. Si trattava per Franco di trovare una via di novità senza tradire un passato glorioso sul piano culturale quanto deficitario spesso sul piano economico.
Ispanista genovese, nato nel 1956, Ernesto era cresciuto professionalmente nella sua città, iniziando presso la Marietti, avvicinandosi poi al Melangolo, chiamato quindi a dirigere l’editrice Garzanti, presente ancora il padrone Livio. Nel 1991 passò all’einaudi diretta da Piero Gelli, amministrata da Vittorio Bo e presieduta da Giulio Einaudi, ancora attivo in via Biancamano il direttore commerciale storico Roberto Cerati. Fece in tempo, insomma, a respirare l’aria della vecchia guardia e a conoscere i mostri sacri tutt’altro che facili ma certamente capaci ancora, sapendoli ascoltare, di fare scuola, sia pure nella fase di vecchiaia e forse di decadenza, nell’attenzione al lavoro artigianale. C’erano i mercoledì dei consulenti e c’erano i consulenti, tutti prestigiosi e quasi tutti legati alla tradizione di Giulio (il più giovane era Daniele Del Giudice). Ma c’era anche l’esigenza di cambiare. Già erano nati i Tascabili, con la coda di polemiche provocata dalle Formiche di Gino e Michele.
Nel 1996 sarebbe stata inaugurata, a Roma, una nuova collana, «Stile libero» di Severino Cesari e Paolo Repetti, da cui sarebbero usciti i cannibali, il noir americano, i nuovi narratori (Lucarelli, De Cataldo, Ammaniti…), ma anche i cantautori, il cinema, il fumetto e i comici. Erano arrivati in casa editrice Mauro Bersani per la narrativa italiana e per i classici, e Lorenzo Fazio avrebbe preso in mano i Tascabili. A Ernesto Franco si deve il deciso rilancio della narrativa straniera: già erano in casa autori come Yehoshua, Mcewan e Ishiguro, ma vedere la lista nell’insieme diventa impressionante, oltretutto piena di Nobel: Saramago, Grass, Pamuk, Coetzee, Munro, Modiano, Vargas Llosa, oltre a Delillo, Javier Marías e Philip Roth. Anche sugli italiani, il catalogo è di tutto rispetto, tra l’altro con molti autori nuovi trionfanti allo Strega. Dal 2011, visti i successi di vendita a tutti i livelli e l’indubbia capacità di gestire la fusione tra passato e presente — anche con qualche atto di coraggio come l’eliminazione dei famosi mercoledì («un rito superato») — la fiducia della Mondadori è piena ed Ernesto Franco diventa anche direttore generale. Accanto a lui un gruppo di giovani e non giovani editor, tra cui lo stesso Bersani e Antonella Tarpino, Dalia Oggero e Paola Gallo per gli italiani, Andrea Canobbio per gli stranieri: l’aria conflittuale che il fondatore amava coltivare, con Franco si è dissolta presto in una conduzione interna più serena e condivisa. Un clima favorito dalla presidenza di Walter Barberis, storico einaudiano di lungo corso e dalla fiducia di Enrico Selva, ad della casa editrice.
A Franco si deve l’invenzione di due collane che rilanciano la tradizione einaudiana della saggistica d’intervento (nella linea del «Nuovo Politecnico», per intenderci), ma intesa in chiave non soltanto politica: si tratta di «Einaudi Contemporanea» e poi le «Vele», che nel 2003 vengono inaugurate da un dialogo tra il cardinal Martini e Gustavo Zagrebelsky. E Franco è anche l’artefice del rilancio degli Struzzi, collana-simbolo che era diventata una sua creatura particolarmente amata. Nel novero dei suoi impegni più convinti, va aggiunta la grande opera più «sua», la cui direzione fu affidata a Franco Moretti, e cioè i cinque volumi de «Il romanzo», nati nel 2001 con il proposito di esplorare la storia del romanzo alla luce della nostra contemporaneità per snodi, nuclei, connessioni non tradizionali.
Personalità di grande finezza culturale e umana, Franco era traduttore dallo spagnolo: tra gli autori che ha tradotto e curato, Mutis, Cortázar, Sabato, Rulfo, Bioy Casares, Borges, Octavio Paz, di cui ha curato un Meridiano che dovrebbe presto vedere la luce. Poeta con la raccolta Donna cometa (2020), soprattutto alla passione del mare e della letteratura di mare è ispirata la sua narrativa, da Isolario (1994) al recente Storie fantastiche di isole vere. Una brillante carriera culturale, quella di Franco, ma una biografia umana non facile. Nel 2017, con la morte di Irene Babboni, anche lei intelligente presenza nel mondo editoriale, era rimasto solo con due figli.
Ultimamente, provato dalla lunga malattia, aveva lasciato la direzione editoriale a Paola Gallo.
Le scelte A lui si deve il rilancio della narrativa straniera con molti autori premi Nobel