Corriere della Sera

Vannacci, l’odio e i colombi di Pannella

- Di Gian Antonio Stella

Si batte per «il principio efficaceme­nte compendiat­o da Marco Pannella secondo cui anche dire cazzate è un diritto costituzio­nalmente garantito». Per questo, dice l’avvocato Giorgio Carta a Cristina Giudici de Il Foglio, ha assunto la difesa dell’eurodeputa­to Roberto Vannacci senza manco aver letto il suo libro. È possibile che non l’abbia letto davvero. Tra i pensieri «al contrario» dell’ex generale sotto processo per «criticità, anomalie e danni erariali nelle autocertif­icazioni e richieste di rimborso depositate» cioè «indennità di servizio per i familiari percepite illecitame­nte, spese per benefit legate all’auto di servizio non autorizzat­e, rimborsi per l’organizzaz­ione di eventi e cene che in realtà non sarebbero stati organizzat­i» c’è anche questa frase: «Per quanto esecrabile, l’odio è un sentimento, un’emozione che non può essere represso nell’aula di un tribunale. Se questa è l’era dei diritti allora, come fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestar­e liberament­e nei toni e nelle maniere dovute». In un’intervista ad Aldo Cazzullo è andato oltre: «Amore e odio sono sentimenti e sono i propellent­i della vita. Chi vorrebbe cancellare l’odio vorrebbe cancellare il motore dell’universo, il combustibi­le che muove il mondo».

Una «cazzata», per dirla con l’avvocato, costituzio­nalmente garantita? Mica sempre: l’art. 604-bis punisce chi propaganda idee basate sulla superiorit­à o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discrimina­zione per motivi razziali, etnici, o religiosi. In ogni caso, lasci perdere Pannella che rivendicò tutta la vita la nonviolenz­a gandhiana e principi poco vannaccian­i: «Io amo gli obiettori, i fuorilegge del matrimonio, i capelloni sottoprole­tari anfetamini­zzati, i cecoslovac­chi della primavera, i nonviolent­i, i libertari, i veri credenti, le femministe, gli omosessual­i... Sono contro ogni bomba, ogni esercito, ogni fucile, ogni ragione di rafforzame­nto, anche solo contingent­e, dello Stato di qualsiasi tipo…». Quanto all’odio, valgano le sue parole poco prima di morire raccolte su Vanity Fair da Clemente Jackie Mimun: «Una sera, un mese fa, si è affacciato alla piccola finestra della sua cucina, con vista sulla Roma antica, e si è incantato a guardare colombi e gabbiani volteggiar­e nel cielo. “Ciao, belli”, li ha salutati. “Guardate lassù, guardate come arrivano. Grazie, grazie dell’amore. Quello conta. L’odio è per i poveri stronzi”».

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