Vannacci, l’odio e i colombi di Pannella
Si batte per «il principio efficacemente compendiato da Marco Pannella secondo cui anche dire cazzate è un diritto costituzionalmente garantito». Per questo, dice l’avvocato Giorgio Carta a Cristina Giudici de Il Foglio, ha assunto la difesa dell’eurodeputato Roberto Vannacci senza manco aver letto il suo libro. È possibile che non l’abbia letto davvero. Tra i pensieri «al contrario» dell’ex generale sotto processo per «criticità, anomalie e danni erariali nelle autocertificazioni e richieste di rimborso depositate» cioè «indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente, spese per benefit legate all’auto di servizio non autorizzate, rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene che in realtà non sarebbero stati organizzati» c’è anche questa frase: «Per quanto esecrabile, l’odio è un sentimento, un’emozione che non può essere represso nell’aula di un tribunale. Se questa è l’era dei diritti allora, come fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute». In un’intervista ad Aldo Cazzullo è andato oltre: «Amore e odio sono sentimenti e sono i propellenti della vita. Chi vorrebbe cancellare l’odio vorrebbe cancellare il motore dell’universo, il combustibile che muove il mondo».
Una «cazzata», per dirla con l’avvocato, costituzionalmente garantita? Mica sempre: l’art. 604-bis punisce chi propaganda idee basate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, o religiosi. In ogni caso, lasci perdere Pannella che rivendicò tutta la vita la nonviolenza gandhiana e principi poco vannacciani: «Io amo gli obiettori, i fuorilegge del matrimonio, i capelloni sottoproletari anfetaminizzati, i cecoslovacchi della primavera, i nonviolenti, i libertari, i veri credenti, le femministe, gli omosessuali... Sono contro ogni bomba, ogni esercito, ogni fucile, ogni ragione di rafforzamento, anche solo contingente, dello Stato di qualsiasi tipo…». Quanto all’odio, valgano le sue parole poco prima di morire raccolte su Vanity Fair da Clemente Jackie Mimun: «Una sera, un mese fa, si è affacciato alla piccola finestra della sua cucina, con vista sulla Roma antica, e si è incantato a guardare colombi e gabbiani volteggiare nel cielo. “Ciao, belli”, li ha salutati. “Guardate lassù, guardate come arrivano. Grazie, grazie dell’amore. Quello conta. L’odio è per i poveri stronzi”».