Corriere della Sera

«Flamenco e classica La mia danza è sexy»

Bernal, divo del balletto: lanciato da Baryshniko­v

- Di Valeria Crippa

«Il mio flamenco sexy? Il segreto è essere sé stessi, sempre, senza trucchi né filtri. Questa è la vera sensualità del palco, essere in sintonia con la propria natura più autentica. E quando alla fine dello spettacolo guardo i fan negli occhi e vedo che li ho emozionati, allora la mia danza è completa». Lo manda Baryshniko­v. Con la benedizion­e del mitico Misha che gli ha spalancato le porte dei teatri statuniten­si per un lungo tour tra New York e la California il prossimo autunno, Sergio Bernal torna in Italia con un nuovo spettacolo per la sua compagnia: «Ser» oggi in prima nazionale a Ravenna Festival.

Madrileno, trentadue anni, Bernal è il nuovo divo del flamenco, erede per bellezza e carisma delle rare star maschili del «baile andaluso», dal tenebroso Joaquín Cortés all’insuperabi­le Antonio Gades dei film di Carlos Saura.

«Baryshniko­v mi ha fatto da garante invitandom­i nel suo centro newyorkese dove ho ballato davanti ai maggiori manager di danza statuniten­si: avevo una paura assurda e alla fine, per la tensione, ho pianto sotto la doccia. Misha è sempre stato il mio idolo. È stato quello il riscatto di un periodo in cui ho sofferto e temuto per la mia carriera: nel 2019 avevo lasciato il posto fisso al Ballet Nacional de España perché volevo crescere, creando una mia compagnia. Mi sono licenziato, è arrivato il Covid e tutto si è fermato. Per un po’ ho visto nero, anche in amore. Da lì ho cambiato pelle».

È nata la doppia visione di Bernal, ispirata dall’insegnamen­to di Ricardo Cue, in cui il flamenco si fonde alla danza contempora­nea. «È come parlare più lingue, puoi viaggiare più libero nel mondo. Se alterni la forza del flamenco all’eleganza del balletto classico, con pezzi di danza contempora­nea, offri al pubblico una tavolozza di colori. Ma sulla tecnica non transigo, lavoro ore ogni giorno per poter arrivare sul palco ed essere padrone assoluto del mio corpo».

Un talento, quello di Sergio, manifestat­o ad appena quattro anni, quando la madre decise di iscrivere i due iperattivi figli maschi a un corso di danza spagnola: per Sergio una folgorazio­ne, per il fratello gemello Juan una pena soppiantat­a dal calcio. A undici anni l’ammissione al Conservato­rio Reale di Danza di Madrid: «Ballo — dice Sergio — perché a dieci anni, al parco di Madrid, inventavo spettacoli: rubavo i trucchi a mia nonna e mi esibivo per i passanti. Ho capito lì che il mio destino è creare illusioni».

Nei manifesti di «Ser», Bernal appare nudo tra i fiori: «C’è un messaggio occulto in quelle immagini: la promessa del profumo dei fiori. L’arte è un’essenza da respirare. In questo spettacolo, invito il pubblico a compiere un viaggio emozionale con me: anche la tristezza e la solitudine del “Cigno”, un assolo in cui mi spoglio dei costumi, si esaltano nell’intimità estrema di un animale che muore».

Quanto dura la carriera di un ballerino di flamenco? «Se il corpo regge, fino a 50 anni, 55 se sei fortunato. Poi è il palco che ti licenzia e ti manda in pensione. Amo Beyoncé e la sua canzone “I Was Here”, sono stato qui. Se, cinquant’anni dopo la mia morte, qualcuno nel mondo si ricorderà di avermi visto a teatro, non avrò danzato invano».

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Sergio Bernal, star della danza spagnola, è nato a Madrid nel settembre 1990
Star Sergio Bernal, star della danza spagnola, è nato a Madrid nel settembre 1990

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