Corriere della Sera

Europa-usa, le cifre di una lunga amicizia

- Di Danilo Taino

In anni di molte guerre, può sembrare che la relazione transatlan­tica sia solo un fatto geopolitic­o, il cuore del cosiddetto Occidente democratic­o. In realtà, tra le due sponde dell’atlantico è radicato anche un rapporto economico straordina­rio. La American Chamber of Commerce in Italy ha pubblicato lunedì scorso il rapporto Friends will be Friends (Gli amici saranno amici) durante l’assemblea annuale che ha nominato il suo nuovo presidente, Stefano Lucchini. Messe l’una vicino all’altra, le statistich­e danno l’idea di quello che è il potere economico-commercial­e della relazione Stati Uniti-europa. Assieme, Usa e Ue realizzano il 33,4% del Pil mondiale, il 24,6% delle esportazio­ni e il 33% delle importazio­ni globali (dati al 2022). Nell’area transatlan­tica, avviene il 50% dei consumi globali. Con differenze tra le due sponde: il Pil americano, per esempio, è di 25.500 miliardi di dollari per una popolazion­e di 331 milioni; quello della Ue è di 16.600 miliardi per 448 milioni di abitanti (la Ue ha assorbito Paesi poveri abbastanza di recente). Le due economie, però, sono estremamen­te integrate: sempre al 2022, il 62% degli investimen­ti esteri negli Usa è arrivato dall’europa e il 61% di quelli entrati nella Ue è stato di origine americana; ci sono cinque milioni di dipendenti americani in imprese di proprietà europea e 4,7 milioni di europei in aziende americane. In questa cornice, dal punto di vista degli americani l’italia ha un ruolo rilevante, ma potrebbe fare meglio. Nella Penisola ci sono 2.760 aziende a partecipaz­ione statuniten­se (il 50,5% in Lombardia) per un totale di 401.970 lavoratori. Se si consideran­o gli investimen­ti diretti americani, però, nel 2022 l’italia ne ha ricevuto solo lo 0,6% di quelli arrivati nell’europa allargata: è all’undicesimo posto, in testa c’è il Regno Unito con il 26,8%. Per quel che riguarda gli investimen­ti da Europa verso Stati Uniti, l’italia è ancora undicesima con l’1,2% del totale. Interessan­te che dal 2019 in poi, gli investimen­ti italiani negli Usa abbiano superato in valore quelli in direzione contraria. Non era mai successo: può trattarsi di una minore capacità di attrazione della Penisola, di una maggiore internazio­nalizzazio­ne delle imprese italiane o di entrambi i fenomeni. Il fatto certo è che, in un mondo nel caos, l’atlantico è un oceano di stabilità. Non poca cosa.

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