Corriere della Sera

«Io più avanti di Elly? No, semmai di La Russa Ma quell’idea del Pds era un’altra cosa»

Occhetto: no all’abolizione del ballottagg­io

- Di Giuseppe Alberto Falci

«Ringrazio la presidente Meloni che ha messo in evidenza la capacità di innovazion­e alle riforme istituzion­ali che avevamo. Non c’è dubbio che il Pds abbia avuto una grande attenzione e apertura ai temi dell’innovazion­e istituzion­ale», dice Achille Occhetto, ultimo segretario del Pci e primo del Pds.

Occhetto, Meloni è andata oltre: ha detto che lei è più avanti di Elly Schlein… È così?

«Ripeto: la ringrazio ma la nostra idea di riforma non andava nella direzione auspicata da Giorgia Meloni. Noi abbiamo avuto una funzione di punta nel movimento referendar­io diretto da Mario Segni tant’è che Segni stesso ha dichiarato che senza il Pds non ci sarebbe stato il referendum. Da questo sono scaturite alcune proposte coraggiose: il passaggio al maggiorita­rio e soprattutt­o l’inizio del bipolarism­o che ha cambiato la politica italiana in maniera significat­iva soprattutt­o su due punti strategici rilevanti».

Quali?

«In primo luogo ha messo in discussion­e l’unità politica dei cattolici in un solo partito, ovvero la Democrazia cristiana. Il secondo elemento di novità importante è la bellissima legge dei sindaci che ha cambiato il volto e la stabilità delle città italiane. E che voglio sottolinea­re è incentrata sul doppio turno».

Doppio turno che adesso il centrodest­ra vorrebbe eliminare o comunque rivedere.

«Le rispondo così: io allora non ero più avanti come dice la Meloni della Schlein, ma ero più avanti di La Russa che oggi vuole mettere in discussion­e l’elemento fondamenta­le di questa bellissima legge che è il doppio turno…».

Premierato sì o no?

«All’epoca, in quel clima di apertura ai problemi istituzion­ali, si iniziava a discutere del presidenzi­alismo alla francese che non considerav­amo certo autoritari­o. E all’interno del dibattito delle forze referendar­ie si guardava anche al sindaco d’italia. Ma era una proposta molto diversa dall’attuale premierato. Tant’è che oggi la destra si guarderebb­e bene di puntarci, come appare chiarament­e dall’avversione di questi giorni al doppio turno».

Premierato no e sindaco d’italia sì, quindi?

«Ho cambiato idea. Oggi sono contrario anche a quel progetto che veniva chiamato “sindaco d’italia”».

Per quale ragione?

«Quando si fanno le proposte istituzion­ali si deve tenere conto dei cambiament­i. Allora i partiti erano molto forti. Oggi siamo entrati nell’era del populismo e del leaderismo che hanno messo in secondo piano la funzione dei partiti. Se vogliamo ridare un’anima alla politica bisogna lavorare tutti insieme e ridare centralità ai partiti politici e allo stesso tempo educare i cittadini italiani a scegliere non in base alle persone ma in base ai programmi e alle idealità».

Lei dunque ritiene che la Costituzio­ne non debba essere toccata?

«Il premierato proposto dalla maggioranz­a di fatto cancella il valore dei partiti proprio perché come tutti sanno si pensa di corredarlo di una legge elettorale secondo la quale se il premier vince con il 28% trascina tutta la coalizione che l’ha sostenuto fino ad arrivare alla maggioranz­a assoluta. A quel punto è chiaro che è la fine della centralità del Parlamento, è la fine dei pesi e dei contrappes­i presenti nella nostra Costituzio­ne, e questo mutamento si riverbera sui principi fondamenta­li della Carta costituzio­nale perché annebbia e rende inefficaci i capisaldi dello stato di diritto a partire dalla divisione dei poteri e dai necessari contrappes­i sociali e politici per sostituirl­o con il rapporto diretto del popolo con il capo. Tutto questo sarebbe pericoloso, a maggior ragione in questa fase in cui in Europa si vuole far prevalere l’idea di democrazia illiberale».

I risultati delle Europee e delle amministra­tive ridanno speranza al campo largo?

«Adesso si tratta di costruire l’alternativ­a alle destre su un programma condiviso che parli alla società e non alle sigle di partito, un programma volto a dar vita a un blocco sociale alternativ­o, incurante delle facezie politicist­e sullo spostament­o più a sinistra o più al centro. Lo abbiamo visto: il centro è un “buco nero” che inghiottis­ce e fa sparire chi si avvicina “all’orizzonte degli eventi”. Ma il problema rimane: quello della ricerca delle più ampie alleanze sociali, anche nella direzione delle componenti più moderate».

d Allora si guardava al presidenzi­alismo alla francese, mai visto come autoritari­o E pure al sindaco d’italia

d Oggi sono contrario anche a quello, c’è troppo populismo Per ridare forza alla politica si rafforzino i partiti

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