Oncologia: la mappa delle migrazioni sanitarie in pediatria
Secondo un indagine il 20 per cento delle famiglie cerca ancora cure lontano da casa. Nonostante il potenziamento della rete dei centri specialistici
Che un bambino si ammali di cancro è, fortunatamente, un’evenienza rara. Considerando, poi, che i casi sono pochi, ma i tipi di tumore sono parecchi e molto diversi fra loro e che è fondamentale affidarsi a medici esperti, molto spesso la malattia richiede uno spostamento.
Quanto spesso? Con quale distanza? Verso dove ci si muove? A tracciare i «viaggi della speranza» dei piccoli pazienti e dei loro familiari sul nostro territorio nazionale è un’indagine condotta dall’associazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica (Aieop), pubblicata sulla rivista Italian Journal of Pediatrics, che ha raccolto e analizzato i dati relativi a 41.205 malati con un’età compresa tra 0 e 20 anni al momento della diagnosi in un arco di tempo che va dal 1988 al 2017.
Il network italiano
Arrivare precocemente alla diagnosi, quando il tumore è ancora in stadio iniziale, significa avere maggiori probabilità di guarire e superare definitivamente la neoplasia, ricevendo (se possibile) terapie con minori effetti collaterali.
Altrettanto fondamentale è affidarsi a mani esperte e, proprio per questo, da molti anni in Italia esiste una rete di centri specializzati, coordinati dall’associazione Italiana Ematologia e Oncologia Pediatrica, ai quali bambini e adolescenti malati di cancro vengono indirizzati.
Attualmente ne fanno parte 59 ospedali presenti in tutte le regioni (con la sola eccezione di Basilicata, Molise e Valle d’aosta, che possono contare su strutture geograficamente vicine a cui fare riferimento), metà dei quali situati nel Nord Italia (29), 16 nel Centro e 14 fra Sud e Isole.
«Nonostante questa rete capillare e i significativi passi in avanti compiuti sul fronte della ricerca e della cura, la migrazione sanitaria in oncoematologia pediatrica verso ospedali al di fuori della regione di residenza è ancora un fenomeno diffuso, motivato da differenti ragioni — commenta Arcangelo Prete, presidente di Aieop —. Le patologie che trattiamo sono molto rare e, per questo motivo, i pazienti necessitano di centri di alta specializzazione. Il ruolo della rete e dei centri regionali è quello di provvedere al corretto inquadramento dei pazienti e di valutare quali siano le situazioni che necessitino di essere prese in carico da centri con differente specializzazione fuori dalla regione».
Lo studio
L’indagine appena pubblicata da Aieop ha quantificato l’entità della migrazione sanitaria in ambito onco-ematologico pediatrico e la sua evoluzione negli ultimi 30 anni, provando ad analizzarne l’impatto. L’obiettivo principale dello studio è stato quello di esaminare e comprovare la distribuzione ottimale dei centri Aieop su tutto il territorio nazionale. I dati di riferimento sono stati estrapolati dallo studio osservazionale-prospettico denominato Modello 1.01, che consente di registrare tutti i casi di patologie onco-ematologiche diagnosticate in età pediatrica nei centri della rete. I risultati hanno documentato una migrazione extra-regionale nel 19,5 per cento dei casi, evidenziando un trend in diminuzione: nel decennio 1988-1997, infatti, si attestava attorno al 23,3 per cento, mentre nell’arco temporale compreso tra il 2008 e il 2017 il valore è sceso al 16,4 per cento.
Da dove ci si sposta
Lo studio ha messo in risalto come la migrazione sanitaria abbia coinvolto maggiormente pazienti affetti da tumori solidi rispetto a quelli affetti da leucemie e linfomi.
I flussi più corposi, per le neoplasie solide, hanno origine dal Sud e dalle Isole (59,6 per cento) più che dal Centro (17,2 per cento) e dal Nord (4,2 per cento).
Nel complesso nove regioni presentano spostamenti più alti della media nazionale, a partire dal Trentino Alto Adige con circa il 90 per cento dei malati residenti che si sono recati per le cure in un’altra regione, mentre Lombardia (7,5 per cento) e Liguria (9.7 per cento) hanno tassi fra i più bassi, così come Lazio (7,7 per cento) e Toscana (16 per cento).
Quanto a Sud e Isole, si va dal 37,5 per cento dei «viaggiatori» in Campania al 60,5 per cento in Calabria, al 63 per cento dell’abruzzo.
Sono stati raccolti dati relativi a 41.205 malati di età tra 0 e 20 anni al momento della diagnosi