«Ha fatto da scudo a Lavinia, così è morto mio marito»
Varese, la moglie: «Mia figlia aveva la guardia del corpo e noi giravamo con lo spray in tasca»
VARESE «Sì, lo ha fatto. Mio marito ha fatto da scudo a sua figlia. Ha pensato per tutta la vita alla sua famiglia. E lunedì ha pagato con la vita. Un gesto che lo ha qualificato». Ha gli occhi asciutti, parole taglienti e riesce a mantenere un contegno incredibile l’avvocato civilista di Varese Marta Criscuolo, vedova del marito Fabio Limido, 71 anni, morto in ospedale lunedì dopo i fendenti ricevuti fuori dal suo studio con l’intento di difendere la figlia Lavinia dalla violenza del suo ex marito, Marco Manfrinati, furioso. Lo era, a quanto pare, per il deposito di una consulenza tecnica d’ufficio che il 2 maggio, quattro giorni prima dei fatti, stabiliva come lo stesso Manfrinati non potesse più vedere il figlio di tre anni sino a quando non fossero stati risolti i procedimenti a suo carico nei confronti dell’ex moglie e dei famigliari di lei.
Secondo il procuratore della repubblica di Varese Antonio Gustapane questo potrebbe essere uno degli elementi che ha portato l’uomo ad accoltellare padre e figlia in un crescendo che a leggere le carte del processo in corso a Varese per «atti persecutori» mette i brividi: appostamenti, telefonate minatorie, gomme dell’auto tagliate, litigi continui e telefonate registrate nelle quali l’uomo, immediatamente dopo aver appreso che l’ex moglie aveva avanzato la richiesta dell’affidamento esclusivo del figlio della coppia, l’aveva chiamata: «Qui qualcuno finisce al cimitero, o in terapia intensiva, hai capito?». E Marta Criscuolo, madre di Lavinia, quelle carte le conosce, e si pone una domanda ad alta voce: «Il pubblico ministero aveva chiesto l’arresto, che è stato negato. Al posto della misura di custodia cautelare in carcere è stato applicato il divieto di avvicinamento, che in casi come questi non serve assolutamente a nulla».
È stata una giornata difficile per questa donna che ha dovuto prendere il toro per le corna e salire in Procura per conferire col pm che sta seguendo le indagini e poi ridiscendere gli stessi gradini fra una selva di colleghi avvocati che non le lasciavano fare neppure un metro di strada senza fermarsi e abbracciarla, stringerla forte, e quasi proteggere anche lei da quel clima di terrore. L’ex genero è in carcere con l’accusa di tentato omicidio e omicidio volontario aggravati. Oggi ci sarà la convalida dell’arresto in carcere. L’uomo è difeso dall’avvocato Fabrizio Busignani che ieri gli ha fatto visita.
E Lavinia Limido in che condizioni è? «Non sono riuscita a parlarle. È sedata in ospedale. Mia figlia ha salvato la vita sua e di suo figlio, scappando di casa il 2 luglio del 2022, allontanandosi da quell’uomo che ci ha reso la vita impossibile: giravamo con lo spray al peperoncino in tasca. Lei aveva avuto la guardia del corpo. Io ho comprato un cane da difesa di una razza utilizzata dall’esercito, e che stavo facendo addestrare. Dopo quanto avvenuto lo terrò per affetto. Ma non si sa mai».
L’uomo di 71 anni vittima dell’ex genero. «Mi chiedo perché fu negato l’arresto»