La scalata dell’alto Atlante In Marocco con Mazda CX-60
In viaggio sulle strade impervie e vivaci che uniscono Marrakech e Ouarzazate
MARRAKECH (MAROCCO) In un mondo omologato e prevedibile è ancora possibile concepire un viaggio on the road alla guida di un’auto? L’avventura «Epic Drive» organizzata da Mazda in Marocco prova a rispondere: due giorni di tempo per esplorare le zone più remote della catena montuosa dell’alto Atlante, guidando il Suv CX-60.
Partiamo da Marrakech, circondati da un formicaio di motorini: il traffico è anarchico ma fluido, come un organismo vivente che scorre intorno alla nostra CX-60 e-skyactive D dotata del 6 cilindri 3.3 in linea diesel da 249 cavalli, la soluzione migliore per le 10 ore di guida che ci separano da Ouarzazate, in pieno territorio berbero. L’illusione di ripercorrere epiche e romantiche avventure come negli anni d’oro dei grandi raid svanisce di fronte all’armamentario tecnologico contemporaneo: router wi-fi, itinerario con QR code trasmesso via Carplay al display sulla plancia, localizzatore e frigorifero ventilato collegato alla presa elettrica nel baule. C’è anche una ruota di scorta, ma mentre il traffico di camion e carretti trainati da asinelli ha fatto posto a gole dove il rosso delle rocce e delle case sovrasta il verde brillante della vegetazione, ancora non sappiamo che finiremo per doverla usare.
L’inaspettato incontro con un rally storico di preziose auto d’epoca contrasta amaramente con le tendopoli che costellano il percorso, testimonianza angosciante della distruzione provocata dal sisma dello scorso autunno. Anche la strada riflette quanto successo, con l’asfalto che lascia posto a buche e ampi tratti sterrati che ci consigliano prudenza, anche se la nostra CX-60 assorbe efficacemente le asperità del terreno.
Dopo aver attraversato il villaggio di Imegdal, dove in pochi metri si ammassano gommista, macellaio e barbiere, la strada si fa più stretta e accarezziamo il bordo del precipizio quando incrociamo altre auto. Il colpo d’occhio è stupendo con il verde oliva chiaro che ora domina la tavolozza dei colori creando striature suggestive: dopo una sosta in cima al passo di Tizi N’ Test, che con i suoi 2.100 metri è nulla rispetto a ciò che ci aspetta, la strada scende rapidamente per trasformarsi in un rettilineo apparentemente infinito di terreno arido con le montagne in lontananza.
Il paesaggio adesso alterna minuscoli villaggi, dove l’unico segno di vita sono poche persone fuori dalla moschee, a improvvise rigogliose esplosioni di fiori, piante grasse e palme di ogni forma e dimensione. Qualche pick-up stracarico di merci, persone e animali ci fa compagnia nel silenzio più assoluto, interrotto dai saluti di ragazzini intenti a tirare due calci a un pallone, chiacchierare o girare in bicicletta. Nessuno di loro ha in mano un telefonino. Mentre percorriamo gli ultimi chilometri prima di arrivare al lodge Ouednojoum dove passeremo la notte, scorgiamo alcuni dromedari selvatici e la sabbia sollevata dal vento si anima, dando vita a vortici che si innalzano come guidati da un incantatore di serpenti.
L’alba del secondo giorno viene squarciata dalla polvere della carovana di CX-60 che sembra una mandria di cavalli selvaggi: una breve sosta per fare rifornimento — 6,3 litri per 100 chilometri la nostra, ottima, media finora — e siamo pronti per affrontare 650 chilometri attraverso la valle di Dades, dalle infinite sfumature di rosso, giallo e arancione.
Il percorso alterna tornanti e serpentine — dove la CX-60 sfoggia grande equilibrio nei rapidi cambi di direzione — a tratti che fiancheggiano campi coltivati punteggiati dagli abiti colorati delle donne. Incrociamo anche gruppetti di studenti che camminano lungo la strada in direzione delle numerosissime scuole: anche nelle zone più remote del Marocco l’istruzione è presa molto seriamente e per noi e la nostra CX-60 è arrivato il momento degli esami.
Il tratto della R704 che arriva a 3.000 metri — il passo più alto di tutto l’atlante — è una pietraia che non lascia scampo alla gomma posteriore destra costringendoci ad attendere l’arrivo dell’assistenza, non essendo provvisti di cric, ma quando riprendiamo la marcia, la trazione integrale i-active ci permette di guadagnare la vetta senza sforzo. Qui la maestosità del panorama ci fa sentire il cielo sulle spalle, come nel mito greco, un’emozione amplificata dall’aver completato 25 chilometri di puro off-road che presto verranno asfaltati per favorire i flussi turistici. Un grande privilegio, suggello perfetto a un’avventura unica, anzi, epica.
Il kit
Router wi-fi, itinerario con QR code, localizzatore e frigorifero ventilato