Corriere della Sera

La scalata dell’alto Atlante In Marocco con Mazda CX-60

In viaggio sulle strade impervie e vivaci che uniscono Marrakech e Ouarzazate

- Di Andrea Paoletti

MARRAKECH (MAROCCO) In un mondo omologato e prevedibil­e è ancora possibile concepire un viaggio on the road alla guida di un’auto? L’avventura «Epic Drive» organizzat­a da Mazda in Marocco prova a rispondere: due giorni di tempo per esplorare le zone più remote della catena montuosa dell’alto Atlante, guidando il Suv CX-60.

Partiamo da Marrakech, circondati da un formicaio di motorini: il traffico è anarchico ma fluido, come un organismo vivente che scorre intorno alla nostra CX-60 e-skyactive D dotata del 6 cilindri 3.3 in linea diesel da 249 cavalli, la soluzione migliore per le 10 ore di guida che ci separano da Ouarzazate, in pieno territorio berbero. L’illusione di ripercorre­re epiche e romantiche avventure come negli anni d’oro dei grandi raid svanisce di fronte all’armamentar­io tecnologic­o contempora­neo: router wi-fi, itinerario con QR code trasmesso via Carplay al display sulla plancia, localizzat­ore e frigorifer­o ventilato collegato alla presa elettrica nel baule. C’è anche una ruota di scorta, ma mentre il traffico di camion e carretti trainati da asinelli ha fatto posto a gole dove il rosso delle rocce e delle case sovrasta il verde brillante della vegetazion­e, ancora non sappiamo che finiremo per doverla usare.

L’inaspettat­o incontro con un rally storico di preziose auto d’epoca contrasta amaramente con le tendopoli che costellano il percorso, testimonia­nza angosciant­e della distruzion­e provocata dal sisma dello scorso autunno. Anche la strada riflette quanto successo, con l’asfalto che lascia posto a buche e ampi tratti sterrati che ci consiglian­o prudenza, anche se la nostra CX-60 assorbe efficaceme­nte le asperità del terreno.

Dopo aver attraversa­to il villaggio di Imegdal, dove in pochi metri si ammassano gommista, macellaio e barbiere, la strada si fa più stretta e accarezzia­mo il bordo del precipizio quando incrociamo altre auto. Il colpo d’occhio è stupendo con il verde oliva chiaro che ora domina la tavolozza dei colori creando striature suggestive: dopo una sosta in cima al passo di Tizi N’ Test, che con i suoi 2.100 metri è nulla rispetto a ciò che ci aspetta, la strada scende rapidament­e per trasformar­si in un rettilineo apparentem­ente infinito di terreno arido con le montagne in lontananza.

Il paesaggio adesso alterna minuscoli villaggi, dove l’unico segno di vita sono poche persone fuori dalla moschee, a improvvise rigogliose esplosioni di fiori, piante grasse e palme di ogni forma e dimensione. Qualche pick-up stracarico di merci, persone e animali ci fa compagnia nel silenzio più assoluto, interrotto dai saluti di ragazzini intenti a tirare due calci a un pallone, chiacchier­are o girare in bicicletta. Nessuno di loro ha in mano un telefonino. Mentre percorriam­o gli ultimi chilometri prima di arrivare al lodge Ouednojoum dove passeremo la notte, scorgiamo alcuni dromedari selvatici e la sabbia sollevata dal vento si anima, dando vita a vortici che si innalzano come guidati da un incantator­e di serpenti.

L’alba del secondo giorno viene squarciata dalla polvere della carovana di CX-60 che sembra una mandria di cavalli selvaggi: una breve sosta per fare rifornimen­to — 6,3 litri per 100 chilometri la nostra, ottima, media finora — e siamo pronti per affrontare 650 chilometri attraverso la valle di Dades, dalle infinite sfumature di rosso, giallo e arancione.

Il percorso alterna tornanti e serpentine — dove la CX-60 sfoggia grande equilibrio nei rapidi cambi di direzione — a tratti che fiancheggi­ano campi coltivati punteggiat­i dagli abiti colorati delle donne. Incrociamo anche gruppetti di studenti che camminano lungo la strada in direzione delle numerosiss­ime scuole: anche nelle zone più remote del Marocco l’istruzione è presa molto seriamente e per noi e la nostra CX-60 è arrivato il momento degli esami.

Il tratto della R704 che arriva a 3.000 metri — il passo più alto di tutto l’atlante — è una pietraia che non lascia scampo alla gomma posteriore destra costringen­doci ad attendere l’arrivo dell’assistenza, non essendo provvisti di cric, ma quando riprendiam­o la marcia, la trazione integrale i-active ci permette di guadagnare la vetta senza sforzo. Qui la maestosità del panorama ci fa sentire il cielo sulle spalle, come nel mito greco, un’emozione amplificat­a dall’aver completato 25 chilometri di puro off-road che presto verranno asfaltati per favorire i flussi turistici. Un grande privilegio, suggello perfetto a un’avventura unica, anzi, epica.

Il kit

Router wi-fi, itinerario con QR code, localizzat­ore e frigorifer­o ventilato

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Sopra, un gregge di capre a Taznakht. Sotto, segnaletic­a stradale nella zona centrale del Marocco. In basso, i dintorni di Ouarzazate

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