Corriere della Sera

È possibile anche avere ancora dei figli

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«Fino a una ventina di anni fa la sfera sessuale non era presa in consideraz­ione nel percorso di riabilitaz­ione dei pazienti con lesione al midollo spinale. Oggi è una delle prime preoccupaz­ioni dei pazienti: “Tornerò ad avere una vita sessuale normale? Potrò avere un figlio?” ci chiedono. E attraverso interventi sempre più tempestivi e mirati possiamo aiutarli a recuperare l’attività sessuale nonostante la disabilità» racconta Michele Spinelli, urologo e responsabi­le dell’unità spinale dell’ospedale Niguarda di Milano che propone a tutti i degenti con paraplegia e tetraplegi­a la rieducazio­ne della funzione sessuale insieme a quella motoria e degli altri apparati vitali. «Una volta l’80% dei pazienti aveva lesione midollare completa, con paralisi totale, ridotta sopravvive­nza e quindi meno possibilit­à di riprendere la vita sessuale. Adesso la percentual­e è scesa al 25% grazie a una presa in carico specializz­ata e precoce al momento — spiega Spinelli —. Una delle principali problemati­che, a parte la disabilità fisica, è la gestione della funzione vescicale e intestinal­e, da cui dipende anche il recupero della funzione sessuale. Se ci sono problemi di incontinen­za, infatti, subentra un’inibizione sociale e sessuale. Prima, dunque, si deve ripristina­re lo svuotament­o della vescica in autonomia con farmaci o cateteri estemporan­ei, e quello dell’intestino con sistemi di lavaggio domestico». La riabilitaz­ione sessuale, precisa l’urologo, «richiede follow up ambulatori­ali periodici insieme al controllo delle altre funzioni viscerali». Il desiderio di diventare genitori non è precluso. «Le donne possono portare avanti gravidanze in carrozzina. Si può arrivare ad avere un figlio anche con le tecniche di fecondazio­ne artificial­e. Negli uomini si preleva tessuto testicolar­e e si riescono a congelare gli spermatozo­i in 8 casi su 10». Per intraprend­ere un percorso di riabilitaz­ione sessuale Spinelli raccomanda di «rivolgersi all’unità spinale più vicina che, anche in assenza di un’equipe dedicata alla disfunzion­e sessuale, saprà aiutare il paziente a trovare una soluzione».

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