C’è un supertestimone nelle inchieste su Vannacci: così mentiva sulle spese
Le relazioni del successore a Mosca. Indagato anche dai pm ordinari
Nella triplice inchiesta — penale, militare, amministrativa — che rischia di travolgere il generale Roberto Vannacci c’è già un supertestimone. Si tratta del colonnello Vittorio Parrella che, nel 2023, ha preso il suo posto nella sede della difesa di Mosca e dopo essersi insediato, ha segnalato «alcune anomalie e criticità nella gestione amministrativa del suo predecessore».
Secondo gli ispettori ministeriali si tratta di illeciti e la relazione è stata trasmessa alla magistratura. Vannacci è indagato per truffa dai pubblici ministeri ordinari, per truffa e peculato da quelli militari. La versione di Parrella, dunque, sarà fondamentale per ricostruire che cosa accadde in Russia. Contestazioni che non sembrano preoccupare il leader della Lega Matteo Salvini: «L’ho conosciuto dopo averne letto il libro scandalo. Mi metto nei panni di un uomo che ha rischiato la vita per i suoi ragazzi, per questo Paese, per la bandiera e che si è fatto qualche antipatia ai vertici quando coraggiosamente combattè contro l’uranio impoverito. Vuole candidarsi con la Lega? Tre, due, uno...indagato».
Tra il 7 febbraio 2021 e il 18 maggio 2022 l’autore del vendutissimo «Il mondo al contrario» è stato addetto militare in Russia. Secondo l’ispezione, confermata dalle mail trasmesse da Parrella, il generale avrebbe incassato l’indennità di servizio all’estero (erogata quando i familiari dell’incaricato siano presso la sede) malgrado la famiglia fosse rimasta in Italia. Da qui l’ipotesi di truffa che il generale Vannacci, assistito dall’avvocato Giorgio Carta, intende smentire così come la versione che lo vuole «demoralizzato» e «preoccupato» dalle accuse dei pm: «Il generale — dice il suo difensore — non ha ricevuto alcun atto fino a questo momento e ha appreso dai giornali delle inchieste, tantomeno è stato invitato a rendere interrogatorio, come accade nel caso di un’inchiesta prossima alla conclusione o chiusa. Ad oggi è assolutamente sereno».
Ci sono tuttavia altri due capitoli in questa storia di codici all’apparenza elusi. La questione delle cene e feste che sono state organizzate — anch’esse a spese dello Stato italiano — presso la sede moscovita: «Risulta che il generale Vannacci avrebbe chiesto e ottenuto rimborsi per spese sostenute impropriamente per organizzare eventi conviviali per la “Promozione del paese Italia” presso ristoranti di Mosca piuttosto che presso la propria abitazione». Nella relazione si parla di partecipanti che in realtà non sarebbero stati presenti. Tra loro proprio Parrella che lo ha già raccontato agli ispettori. Ma anche di una cena in alloggio effettuata invece quando era già stato compiuto il trasloco.
Sull’uso improprio della Bmw di servizio dovrà pronunciarsi la Corte dei Conti per danno erariale, ma i pm penali potrebbero aggiungere il reato più grave: il peculato. Gli ispettori hanno «osservato vari oneri di spesa pari a circa 9 mila euro» per l’auto che avrebbe dovuto invece essere rottamata e dunque in contrasto con le disposizioni. Sia Vannacci che il generale Alfonso Miro avrebbero violato quelle disposizioni utilizzando la vettura al di fuori dalle norme.