Lo scudo di Palazzo Chigi: le forze dell’ordine fanno rispettare le norme
I segnali del Viminale: cautela in piazza e atti inviati ai pm
Pochissimi contatti con Palazzo Chigi. Uno con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Quasi due giorni in viaggio. È appena rientrata a casa, ieri mattina. Le opposizioni, il Pd, la sinistra, le chiedono a gran voce di rispondere, anche in Parlamento. Ma due notti in treno, dalla Polonia alla capitale ucraina e ritorno, non sono uno scherzo. Giorgia Meloni cerca di concedersi una domenica di risposo. Sulle polemiche che hanno innescato le manganellate contro i manifestanti a Pisa ha ricevuto rassicurazioni dal titolare dell’Interno: «Non ti preoccupare — è il messaggio che le ha girato il ministro — ogni eventuale responsabilità è mia e la vicenda la gestirò io».
Eppure, anche in assenza di dichiarazioni ufficiali, che inevitabilmente arriveranno nelle prossime ore, comunque la premier ha trovato il tempo per occuparsi della vicenda che la prima carica dello Stato ha sentito il dovere di stigmatizzare. Anche nel corso del G7 in territorio ucraino. Con il sottosegretario Fazzolari, che la seguiva nella missione, ha concordato parole poi firmate e dettate alle agenzie di stampa dal responsabile del partito, Giovanni Donzelli, insieme alla promessa di fare chiarezza sulla vicenda. Ha poi difeso in modo forte le forze dell’ordine, tutti coloro che indossano una divisa e rispondono a degli ordini, per fare rispettare delle regole.
Una vicenda che ora toccherà approfondire anche ai magistrati, che ieri hanno ricevuto gli atti dalla Questura di Pisa, in un clima di piena collaborazione fra polizia e inquirenti. Un segnale che si accompagna all’invito alla cautela diramato dai vertici della polizia agli agenti in piazza ieri sera al sit in di Roma.
A Palazzo Chigi, per conto di Meloni, fonti ufficiali provano dunque a ricostruire la posizione del capo del governo in questo modo. Primo: le parole di Mattarella sono sacrosante, ci mancherebbe altro, è sempre un «fallimento» quando si arriva allo scontro, nessuno lo mette in dubbio. Secondo, e qui cominciano i corollari non meno importanti: esistono diversi interessi, anche costituzionali, da tenere in considerazione, il diritto di manifestare, se pacifico, ma allo stesso tempo il dovere di far rispettare le regole, proteggere obiettivi sensibili, rispondere a precise norme sulla sicurezza pubblica. Interessi che vanno visti nel loro insieme. E che devono coesistere, cosa che evidentemente in Toscana non è avvenuta. Questi altri aspetti, secondo Meloni, nelle ultime 48 ore, soprattutto nelle parole della sinistra, «sembrano non esistere, vengono ignorati». Terzo: ogni valutazione va fatta non sull’onda delle emozioni, ma soppesando appieno i fatti, e magari anche facendosi delle domande, per esempio su cosa sarebbe successo se i manifestanti fossero arrivati davanti alla Sinagoga, o magari fossero entrati dentro il luogo di preghiera, senza intenti pacifici, «magari saremmo finiti sui tg di tutto il mondo e non solo su quelli nazionali», commentano negli uffici della premier. Quarto: esistono e sono documentati episodi simili, ancorché deprecabili, anche sotto il governo Draghi, ma non sono diventati un caso politico.
Meloni parte da un concetto, sempre rivendicato nel corso degli anni, un pensiero che fa parte del codice genetico del partito che ha fondato: «Il diritto di manifestare è sacro, io stessa ho fatto mille manifestazioni, ma se si violano le regole, se il diritto si trasforma in atti, atteggiamenti, azioni non pacifiche, allora occorre sempre difendere il dovere delle forze dell’ordine di far rispettare le norme». E qui, nel caso specifico, aggiungono un ennesimo corollario a Palazzo Chigi: «Si possono comprendere i ragazzi, le convinzioni di ogni estrazione politica, ma per il capo del governo, che ha riconfermato piena fiducia al suo ministro, ogni eventuale atteggiamento lassista, ogni cedimento di fronte a dinamiche aggressive o non pacifiche, significa rischiare molto di più di quello che è successo a Pisa, significa rischiare di alimentare un clima pericoloso, che può portare a ben altre conseguenze».
Nelle stanze del governo si raccolgono altri argomenti per illustrare la posizione di Meloni, per smentire che ci sia qualcosa di antidemocratico in quanto accaduto. Fanno il caso del ministro dell’Istruzione, che vorrebbe bocciare gli studenti che occupano le scuole, o che almeno ha posto il tema: lei non è affatto convinta che sia la misura giusta, perché sproporzionata, perché graverebbe come un macigno sulla vita futura dello studente, anche se questo non significa che misure, anche severe, non possano e debbano essere prese in questi casi.
Piantedosi finge che la critica sia rivolta alle forze dell’ordine e ne prende le difese. No signor ministro, le critiche sono rivolte a lei come autorità politica
Andrea Orlando Partito democratico
I manganelli? Non è il primo episodio: o hanno dall’alto indicazioni sbagliate oppure ritengono che siamo in un clima diverso in cui si può picchiare Benedetto Della Vedova + Europa
Le emozioni
La fiducia nei confronti di Piantedosi: evitiamo valutazioni sull’onda delle emozioni