Corriere della Sera

«FINE VITA», REGIONI FAI DA TE SENZA UNA LEGGE

- Di Maria Teresa Meli

È di sabato la notizia, accompagna­ta dalle inevitabil­i polemiche, della delibera (senza voto in consiglio) della Regione Emilia-Romagna che regola il suicidio assistito. Proposte di legge in materia sono state già depositate anche in Liguria, Lombardia, Piemonte, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Lazio, Basilicata, Marche, Calabria e Puglia (che però intanto per tamponare il problema ha optato pure per una delibera). In Veneto la legge sul fine vita è stata bocciata in aula: caso esemplare di come il tema generi fratture dentro gli schieramen­ti. Il vuoto normativo che si è creato nel 2019, quando la Corte Costituzio­nale ha dichiarato «non punibile» l’assistenza al suicidio medicalmen­te assistito, non è stato colmato dallo Stato e perciò le Regioni sono costrette al «fai da te». Infatti la sentenza della Consulta, ribattezza­ta «sentenza Cappato» dal nome del tesoriere dell’Associazio­ne Luca Coscioni che accompagnò Dj Fabio in Svizzera e fu incriminat­o (e poi assolto) per istigazion­e al suicidio, non fornisce indicazion­i sui tempi e le modalità del fine vita. Quel compito spetta al legislator­e. Che però latita. E così, mentre il Parlamento non svolge il suo ruolo, le Regioni si arrangiano e i malati terminali devono appellarsi ai tribunali per avere una risposta dalle Asl che non sanno in che modo comportars­i, visto che non esistono regole precise in materia. Un percorso tortuoso e irto di ostacoli lungo il quale la volontà del malato viene ignorata se non calpestata.

Nella scorsa legislatur­a era stata approvata alla Camera una normativa sul fine vita che, però, si è arenata al Senato dopo la caduta del governo Draghi. Il mondo politico intanto continua a dibattere la questione. A modo proprio. Cioè senza produrre risultati ma litigando tra i partiti e dentro i partiti, trasforman­do un argomento così delicato in uno scontro ideologico, senza tenere in alcun conto il diritto di chi, non potendo più avere una vita dignitosa, desidera almeno una morte che sia tale.

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