Corriere della Sera

«Svolta garantista? No, l’obiettivo è il giusto processo Ora andiamo avanti»

Delmastro: il tributo non è un segnale a FI

- Virginia Piccolillo

Andrea Delmastro, sottosegre­tario alla Giustizia: dopo anni passati a fare argine al garantismo di Forza Italia, Fratelli d’Italia approva una riforma dedicata a Silvio Berlusconi. La sua scomparsa vi ha ammorbidit­o?

«Non assocerei le due cose. Siamo felici di aver fatto un passo avanti nelle riforme che il centrodest­ra ha sempre promesso di fare. Ma mi sembra improvvido mischiare provvedime­nti politici con atti religiosi e umani».

FI parla di svolta garantista del governo: voi di FdI concordate?

«Garantismo e giustizial­ismo da ultrà, da sempre, bloccano le riforme. Questa non è sbilanciat­a verso un garantismo esasperato ma mirata a una giustizia giusta. Era giusto interrompe­re il circuito mediatico delle intercetta­zioni, non lo era limitarne l’uso per i magistrati. È una giustizia 3.0».

L’Anm non la pensa così. Paventa il vuoto normativo per l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Sbaglia?

«Sì, perché l’abuso di ufficio è un reato sussidiari­o. Si aggiunge ad altri reati, non al “vuoto”. Noi abbiamo l’esigenza di velocizzar­e gli atti burocratic­i per mettere a terra il Pnrr. Questa ipotesi di reato evanescent­e ed elastica terrorizza gli amministra­tori e ingenera la paura di firmare ogni atto».

Il governo Conte non l’aveva già circoscrit­to al caso di dolo?

«Ho qualche dubbio che chi lo compie ne abbia sempre coscienza: può accadere che un sindaco sblocchi un cantiere necessario e si ritrovi indagato ex post solo per questo».

Non è un reato spia prezioso per indagini di criminalit­à organizzat­a come sostiene il procurator­e Gratteri?

«Può essere considerat­o reato spia. Fatto sta che su 4.481 procedimen­ti, abbiamo avuto 3.536 richieste di archiviazi­one. Non le avrebbero fatte se fossero stati tutti mafiosi e ’ndrangheti­sti. La riforma espande il diritto del cittadino di confrontar­si con un giudice terzo prima di essere arrestato: è il principio dell’habeas corpus, dell’inviolabil­ità della persona».

Non è rischioso avvertire 5 giorni prima chi si vuole arrestare e svelargli in anticipo le accuse?

«Se il pm ritiene che c’è il pericolo di fuga, o l’inquinamen­to probatorio, sì. E non lo farà. Se c’è solo il pericolo di reiterazio­ne del reato, spesso no. Il corruttore, ad esempio, non intasca un’altra mazzetta in 5 giorni».

Non è che avete voluto dare un segnale gradito ai berlusconi­ani per tenerli sotto l’ala della maggioranz­a?

«Non onoreremmo la memoria di Berlusconi facendo calcoli di così piccolo cabotaggio».

Che necessità c’era di vietare la pubblicazi­one delle intercetta­zioni in assenza di obiezioni del Garante?

«Si sono dimessi ministri per la pubblicazi­one di fatti privati non rilevanti per le indagini».

Per evitarlo non c’era stata già la riforma Orlando?

«Era un primo tentativo. Bisognava metterlo a posto».

Il ddl non è accompagna­to dalla separazion­e delle carriere. È questa la mediazione? Sarà archiviata?

«Assolutame­nte no. Questa riforma rispetta il cronoprogr­amma dei primi 6 mesi. Ora ci dedicherem­o ad altro. Ma il nostro orizzonte è l’articolo 111 della Costituzio­ne: il giusto processo. E, secondo noi, la include».

È prudente indebolire il reato di traffico di influenze?

«Non si indebolisc­e. Ora si punirà la relazione esistente (e non millantata) tra il pubblico ufficiale e il mediatore solo se volta a far sì che compia un atto che costituisc­a reato e ottenendo un indebito vantaggio. Finora si scambiava per reato anche l’attività politica».

Separazion­e delle carriere

Non la archiviamo, non era nel ddl solo perché il testo raccoglie solo le prime priorità Ora ci occuperemo di altro

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Andrea Delmastro Delle Vedove, 46 anni, avvocato, Fratelli d’Italia, sottosegre­tario alla Giustizia
Chi è/1 Andrea Delmastro Delle Vedove, 46 anni, avvocato, Fratelli d’Italia, sottosegre­tario alla Giustizia

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