«Svolta garantista? No, l’obiettivo è il giusto processo Ora andiamo avanti»
Delmastro: il tributo non è un segnale a FI
Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia: dopo anni passati a fare argine al garantismo di Forza Italia, Fratelli d’Italia approva una riforma dedicata a Silvio Berlusconi. La sua scomparsa vi ha ammorbidito?
«Non assocerei le due cose. Siamo felici di aver fatto un passo avanti nelle riforme che il centrodestra ha sempre promesso di fare. Ma mi sembra improvvido mischiare provvedimenti politici con atti religiosi e umani».
FI parla di svolta garantista del governo: voi di FdI concordate?
«Garantismo e giustizialismo da ultrà, da sempre, bloccano le riforme. Questa non è sbilanciata verso un garantismo esasperato ma mirata a una giustizia giusta. Era giusto interrompere il circuito mediatico delle intercettazioni, non lo era limitarne l’uso per i magistrati. È una giustizia 3.0».
L’Anm non la pensa così. Paventa il vuoto normativo per l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Sbaglia?
«Sì, perché l’abuso di ufficio è un reato sussidiario. Si aggiunge ad altri reati, non al “vuoto”. Noi abbiamo l’esigenza di velocizzare gli atti burocratici per mettere a terra il Pnrr. Questa ipotesi di reato evanescente ed elastica terrorizza gli amministratori e ingenera la paura di firmare ogni atto».
Il governo Conte non l’aveva già circoscritto al caso di dolo?
«Ho qualche dubbio che chi lo compie ne abbia sempre coscienza: può accadere che un sindaco sblocchi un cantiere necessario e si ritrovi indagato ex post solo per questo».
Non è un reato spia prezioso per indagini di criminalità organizzata come sostiene il procuratore Gratteri?
«Può essere considerato reato spia. Fatto sta che su 4.481 procedimenti, abbiamo avuto 3.536 richieste di archiviazione. Non le avrebbero fatte se fossero stati tutti mafiosi e ’ndranghetisti. La riforma espande il diritto del cittadino di confrontarsi con un giudice terzo prima di essere arrestato: è il principio dell’habeas corpus, dell’inviolabilità della persona».
Non è rischioso avvertire 5 giorni prima chi si vuole arrestare e svelargli in anticipo le accuse?
«Se il pm ritiene che c’è il pericolo di fuga, o l’inquinamento probatorio, sì. E non lo farà. Se c’è solo il pericolo di reiterazione del reato, spesso no. Il corruttore, ad esempio, non intasca un’altra mazzetta in 5 giorni».
Non è che avete voluto dare un segnale gradito ai berlusconiani per tenerli sotto l’ala della maggioranza?
«Non onoreremmo la memoria di Berlusconi facendo calcoli di così piccolo cabotaggio».
Che necessità c’era di vietare la pubblicazione delle intercettazioni in assenza di obiezioni del Garante?
«Si sono dimessi ministri per la pubblicazione di fatti privati non rilevanti per le indagini».
Per evitarlo non c’era stata già la riforma Orlando?
«Era un primo tentativo. Bisognava metterlo a posto».
Il ddl non è accompagnato dalla separazione delle carriere. È questa la mediazione? Sarà archiviata?
«Assolutamente no. Questa riforma rispetta il cronoprogramma dei primi 6 mesi. Ora ci dedicheremo ad altro. Ma il nostro orizzonte è l’articolo 111 della Costituzione: il giusto processo. E, secondo noi, la include».
È prudente indebolire il reato di traffico di influenze?
«Non si indebolisce. Ora si punirà la relazione esistente (e non millantata) tra il pubblico ufficiale e il mediatore solo se volta a far sì che compia un atto che costituisca reato e ottenendo un indebito vantaggio. Finora si scambiava per reato anche l’attività politica».
Separazione delle carriere
Non la archiviamo, non era nel ddl solo perché il testo raccoglie solo le prime priorità Ora ci occuperemo di altro