Le voci dentro il governo: ci sarebbe la fila per FdI Ma Meloni vuole stabilità (e vola a Parigi per l’Expo)
Martedì la visita per Roma 2030. L’ipotesi di incontro con Macron
A nessuno conviene spostare di un solo millimetro l’assetto attuale. Fra i più stretti collaboratori di Giorgia Meloni, nel partito come nel governo, e ovviamente anche nello staff che assiste la presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, è questo il primo concetto che si riscontra.
È quasi un refrain, fondato su diversi argomenti, che racchiude insieme una scommessa (quella della tenuta di Forza Italia) e un’incognita (quella del destino autonomo di un partito costruito e sviluppatosi come personale). Ma che resta comunque l’unica opzione sul tavolo: sostenuta dalla famiglia di Berlusconi, che sembra voler assicurare stabilità per Forza Italia, convinta che la continuità che può garantire al momento Antonio Tajani non abbia alternative.
Giorgia Meloni può metterci del suo lavorando almeno su due fronti: l’agenda del governo e i lavori parlamentari.
La convinzione della premier infatti è che la stabilità non solo non ha alternative ma si rafforza con la continuità dell’azione dell’esecutivo, senza perdere di vista gli obiettivi che hanno consentito di costruire un programma comune alle forze di maggioranza, inclusa la riforma istituzionale che la premier vuole incardinare in Parlamento prima della fine di luglio.
Non è un caso che ieri il ministro dei Rapporti con il Parlamento abbia stretto i bulloni dell’azione di Camera e Senato, invitando tutti i deputati e senatori alla massima attenzione nelle prossime settimane. La stabilità si consegue facendo lavorare il Parlamento e assicurando che quest’ultimo svolga il suo ruolo senza sbavature.
Ovviamente l’orizzonte di
Giorgia Meloni può avere almeno due step nei prossimi mesi: il primo sarà appena dopo l’estate, i suoi collaboratori indicano in settembre o ottobre quello che sarà un primo test decisivo per capire il futuro del partito fondato da Berlusconi. I sondaggi d’inizio autunno diranno come va, come «tiene», un partito dell’8% senza il suo deus ex machina.
Poi ci sarà il passaggio importante del congresso degli azzurri, ma il vero momento della verità non potrà che essere il voto di giugno delle Europee: Forza Italia dovrà superare il 4% per restare in vita, per avere ancora rappresentanza nelle aule parlamentari di Strasburgo e Bruxelles.
E se ci riuscirà, allora si potrà parlare di una federazione con FdI, un’alleanza strutturata, di cooperazione rafforzata, che in fondo farebbe tornare il centrodestra alla prima intuizione politica di Silvio Berlusconi, quella di una Casa politica comune, pur nelle differenze.
Ad oggi sono troppi gli interrogativi, ma di federazione (o di un patto federativo) già si discute, almeno per avere un obiettivo di medio periodo. E al contempo si esclude, a Palazzo Chigi, che Fratelli d’Italia possa farsi promotore di cambi di casacca. Qualcuno nel governo lo ammette apertamente: volendo «ci sarebbe la fila» per entrare nel partito di Giorgia Meloni, ma sarebbe un errore politico che non conviene a nessuno e che minerebbe la stabilità che al momento è garantita anche dalla forza personale della presidente del Consiglio.
Premier che martedì sarà a Parigi per l’inizio della fase finale delle candidature per l’Expo 2030. Volerà nella capitale francese insieme al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Ma il viaggio potrebbe avere un anticipo già lunedì pomeriggio, con una visita al Salone internazionale dell’Aeronautica, e un possibile incontro a cena con Macron all’Eliseo.