Corriere della Sera

Caldo bestiale e cadute Vingegaard resiste ma perde pezzi di squadra

Tappa a Philipsen, Pogacar prepara il colpo sui Pirenei

- Marco Bonarrigo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

CARCASSONN­E Temperatur­a massima registrata sul percorso: 42° in ammiraglia Movistar. Espedienti usati per non liquefarsi: gilet foderato ai cubetti di ghiaccio (Ag2R), Calippo alla fragola (Marc Soler), tuffo nella fontana di place De Gaulle all’arrivo (Tom Pidcock), 10 mila litri di acqua sparsi sull’asfalto rovente. Il Tour de France vive e soffre la giornata più calda del nuovo millennio lungo i 202 chilometri della tappa più lunga. La giuria concede open bar ai corridori fin dal primo chilometro (di norma ci si può avvicinare alle ammiraglie solo dopo il 30°) e lancio libero della borraccia al pubblico invece che nei soli tratti segnalati. Ma manda a casa il danese Morkov, malconcio da giorni, che pur di non ritirarsi aveva pedalato per 200 chilometri a fianco del carro scopa, arrivando brasato con un’ora di ritardo.

Dopo 15 tappe, c’è la terza vittoria di un velocista: tocca al belga Jasper Philipsen che supera di qualche centimetro il solito Van Aert in versione Fregoli: fuggitivo nei primi 20 chilometri, gregario del leader fino all’ultima curva, sprinter sul rettilineo finale. Nella classifica della maglia verde, Wout ha un vantaggio così ampio che potrebbe tranquilla­mente proseguire a piedi. I francesi sbuffano perché la solita vittoria-contentino non vuole arrivare. Ieri ci ha provato Benjamin Thomas, asso dell’inseguimen­to, lanciandos­i al contrattac­co nel finale. Ma è stato agganciato a 300 metri dal traguardo.

Non è stata una bella giornata per il leader Vingegaard, in versione giallo pallido, così nervoso da schivare le interviste tv e concedersi per un solo minuto (nuovo record del mondo) alla conferenza stampa. Il danese ha perso Roglic prima del via (lo sloveno era da tempo dolorante) e il fido Kruijswijk in corsa, dopo una caduta che gli è costata la scapola. Anche lui è finito sull’asfalto ma se l’è cavata con un po’ di paura e qualche graffio. A questo punto la sua Jumbo e la Emirates di Pogacar sono pari: sei superstiti su ciascuno dei fronti, stanchi e doloranti, che oggi cercherann­o di approfitta­re dell’ultimo giorno di riposo prima di ripartire per i Pirenei. Pogacar ghigna («Stiamo facendo di tutto per innervosir­e quelli della Jumbo») e segna un punto a suo favore. Tornano a casa il danese Cort Nielsen e l’australian­o Clarke, entrambi vincitori di tappa, colpiti dal Covid.

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Jonas Vingegaard cambia bici dopo la caduta Resta maglia gialla, ma è stata una tappa durissima per lui
(LaPresse) Caduta Jonas Vingegaard cambia bici dopo la caduta Resta maglia gialla, ma è stata una tappa durissima per lui

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