Vince Dylan il «cattivo» Ma Fabio il miracolato gli ha tolto il saluto «Ammirazione finita»
Dopo Jakobsen, successo di Groenewegen
SONDERBORG I buoni vanno in Paradiso, i cattivi si redimono, nelle volate si fa a spallate ma poi ci si scusa. Chi cade rimbalza sull’asfalto senza farsi troppo male, il Re delle Montagne (che qui sono cavalcavia) è un danese con baffi da pornoattore anni Settanta che ogni volta che ne conquista una (siamo a sei su sei) alza le braccia al cielo come se avesse vinto sull’Izoard.
Che spettacolo la Grande Partenza del Tour 109, tornato ieri con lacrimucce di nostalgia (volo serale su Liegi, oggi si riposa) da una Danimarca che l’ha accolto trasformando le strade in stadi e la corsa in festa. Il cattivo redento è Dylan Groenewegen, colui che due anni fa quasi mandò al Creatore Fabio Jakobsen al Giro di Polonia. Fabio ha vinto sabato, Dylan ieri superando di tre centimetri Van Aert con un colpo di reni. Il suo gesto folle lo pagò con nove mesi di squalifica (record), perdita della squadra (gli olandesi non lo volevano più vedere, è finito in Australia) e sedute fiume dallo psicologo per togliersi dalla testa l’idea di essere un criminale a pedali. «Sono sinceramente felice per Fabio — ha detto ieri dopo aver pianto a lungo — e credo che la sua vittoria abbia contribuito a sbloccarmi. Ho sempre seguito i suoi progressi, l’incidente mi ha segnato nel profondo».
Groenewegen — enorme talento — aveva già vinto quattro tappe al Tour, l’ultima però nel 2019. A togliere un po’ di melassa dalla giornata è arrivato proprio Jakobsen, ieri 5°: «Dylan ha vinto, buon per lui. Prima dell’incidente lo ammiravo, mi ispiravo alle sue volate. Ora per me è solo un avversario, uno come tutti gli altri. Ogni ammirazione è scomparsa». I due non si parlano, almeno non direttamente: Groenewegen non avrebbe mai ammesso la sua colpa per evitare all’assicurazione — citata in una causa civile — un risarcimento pesantissimo nei confronti di Jakobsen e della sua famiglia.
L’altro eroe di giornata è il baffuto Magnus Cort Nielsen, un signor corridore (sei tappe alla Vuelta, una al Tour) che quest’anno si è posto l’obiettivo di esaltare in modo teatrale il milione di connazionali in strada. Anche ieri, abbinando la maglia a pois al completino rosa pop della Ef, è rimasto in fuga tutto il giorno da solo e su ogni Gpm vinto ha esultato come una rockstar. Supereroe dei bambini danesi, ha oscurato la maglia gialla di Van Aert e le scaramucce per le volate. L’ultima bella notizia, prima del panico generato dalla sparatoria in un centro commerciale della capitale danese, è che dopo tre tappe tutti i 176 corridori sono ancora in corsa e nessuno di loro è troppo incerottato. Ganna, bloccato da una caduta nel finale, ieri ha perduto 36”: per avvicinare la maglia gialla nella tappa di mercoledì sul pavé gli servirà un miracolo.
Festa e tragedia
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